Si è concluso da poche ore, con la vittoria di Anora di Sean Baker, il Festival di Cannes. Repubblica e un gruppo di altri giornalisti hanno intercettato, alla fine della cerimonia di premiazione, Pierfrancesco Favino, che faceva parte della giuria guidata da Greta Gerwig.

L’attore ha parlato della sua esperienza nella giuria, evidenziando come non sia stato facile mettere tutti d’accordo, cosa che è emersa con una certa chiarezza nel palmarés. Inoltre, ha parlato dell’esclusione di Parthenope di Paolo Sorrentino dai premi:

È stata un’esperienza molto intensa, che mi ha insegnato tanto, della quale sono orgoglioso. Mi porto via tante cose molto molto belle, forse qualcosa un po’ meno, ma sono felicissimo di esserci stato. Il film di Paolo [Sorrentino] è un bellissimo film, che io ho amato moltissimo, e che non sono l’unico ad aver amato. Ci sono ventidue film in concorso, le giurie sono anche questo, io lo so sulla mia pelle, mi è successo anche altre volte. Ma sono sicuro che le persone che vedranno il film l’ameranno moltissimo. Sono sicuro che avrà una vita lunghissima, indipendentemente da quello che possa essere successo.

Favino ha commentato anche il premio alla migliore interpretazione femminile assegnato al cast d’insieme di Emilia Peréz, vincitore anche del premio della giuria:

Non è un fatto nuovo, in realtà, è già successo una volta, ma l’abbiamo scelto in maniera abbastanza unanime perché veramente pensavamo che l’una brillasse grazie all’altra e ci sembrava che fosse un premio molto giusto per nessun altro motivo che non per il fatto che veramente c’è una sorellanza anche nella storia tra di loro che ci ha emozionati quando l’abbiamo vista.

La vittoria di Anora di Sean Baker potrebbe aver stupito alcuni, vista la presenza in concorso di pellicole molto attese e poi amate dalla critica come, per esempio, The Seed of the Sacred Fig di Mohammad Rasoulof. Favino ha sottolineato un aspetto importante della pellicola di Sean Baker, e cioè la sua accessibilità anche per il grande pubblico (in Italia uscirà con Universal Pictures):

Sean Baker è un regista giovane di gran talento e credo che tra le cose che questo festival attenziona è anche la possibilità che magari un regista che potrebbe avere meno appeal da un certo punto di vista… pur essendo americano… possa avere e avrà sicuramente una crescita, un’attenzione che magari altri registi avrebbero avuto già o che hanno già avuto. La cosa che ci è piaciuta è che è un film estremamente accessibile. Penso che ci fossero tanti film di natura diversa nel concorso. Purtroppo ovviamente si deve fare una scelta e penso che si siano premiate alcune delle anime presenti in questo concorso, tra cui anche quella di Sean Baker, che è un’anima anche giocosa e festosa.

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