Qualche giorno fa vi abbiamo segnalato alcune dichiarazioni di Gabriele Muccino nate dalla sua reazione alle nomination dei David di Donatello, che hanno visto il suo film Gli anni più belli ottenere tre candidature e pellicole come Volevo nascondermi, Hammamet e Favolacce ottenerne rispettivamente 15, 14 e 13. Dopo aver criticato i giurati del David per essere stato “snobbato”, il regista aveva commentato il film dei Fratelli D’Innocenzo, i quali hanno replicato giovedì in diretta su Twitch con Francesco Alò.

Ora Muccino è tornato all’attacco dell’Accademia del Cinema Italiano, affermando su Twitter di voler lasciare l’organizzazione perché a suo avviso ha perso il contatto con il grande pubblico:

Sto meditando di uscire dall’Accademia dei David di Donatello come giurato e non presentare mai più in futuro i miei film in gara. Non lo si può più considerare, come fu, il premio più prestigioso del cinema italiano nel mondo.

Mi tiro fuori con amarezza, non certo invidia, per aver adorato il NOSTRO cinema più nobile e vederlo ridotto ad una schermaglia tra film minori, ignorati e /o sopravvalutati. Mi dispiace anche per il pubblico che ha perso interesse assistendo a gare tra film sconosciuti.

Come crediamo di riportare il pubblico italiano a tifare per il nostro cinema se i titoli in gara sono sconosciuti ai molti, e peraltro nemmeno tra i più amati!? Lo scollamento sarà sempre più marcato e disastroso per l’intera industria del cinema e della sua filiera.

Un saluto rispettoso va però al Presidente e a Direttore @PieraDetassis che sta cercando di risolvere con tutta se stessa gli enormi problemi ereditati da anni di clientelismo in cui addirittura i defunti votavano… Viva allora il cinema italiano, quello vivo. #DavidDonatello

I cambiamenti apportati dalla gestione Detassis sono stati annunciati a dicembre del 2018 e da allora sono in via di progressiva implementazione. Muccino ha poi approfondito la questione del cinema popolare:

[…] Avete mai sentito di quel tempo in cui i film di Fellini, Visconti, V. De Sica. Germi, Leone, altissima arte, incassavano quanto Zalone? Ecco il cinema è un’industria. Ha bisogno di soldi, ha bisogno di SPETTATORI che a loro volta, cercano nel cinema l’arte.

Il tenore delle conversazioni su questa piattaforma, lo so, è disarmante. Tutto il cinema italiano che ha vinto un’infilata memorabile di Oscar e stato seconda industria al mondo dopo Hollywood per 30 anni (‘43 – ‘73), è stato sì ARTE ma anche estremamente POPOLARE.

Quindi finitela con questo pensiero provincial radical snob de noantri che pochissimo conosce il nostro cinema popolare che ha fatto la storia del cinema nel mondo. Un saluto agli ottusi, i saccenti, i provocatori e gli ignoranti. Buona Pasqua e voltiamo pagina. Dai su.

E a una follower che affermava che i giganti del cinema da lui citati non avrebbero mai utilizzato una piattaforma come Twitter, Muccino ha replicato:

Quei Mostri Sacri se ne dicevano di tutti i colori!!!! Non pensiate. Erano assai più politicamente scorretti, diretti, sfrontati, egocentrici, popolari, colti, competitivi, e da veri cineasti anche fallibili. Perché la vera arte, è fallibile, irriproducibile e sublime.

Continuate a seguirci perché cercheremo di approfondire la questione con il regista nei prossimi giorni.

 

 

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