Lee Unkrich ha aperto una pagina Instagram dove pubblica fotogrammi di film anni ’50, con una particolarità…

Avete mai visto Forgotten Promises (1960) di Victor Stevens? Un dramma a tinte fosche in cui una donna di nome Eleanor si innamora di Rusty, un giostraio. Nonostante l’opposizione della famiglia, lei resta incinta di lui e lo aspetta di ritorno dai suoi viaggi per sposarlo e vivere una vita insieme. Ma l’attesa si allunga, ed Eleanor dove affrontare la dura prospettiva di crescere un figlio da sola, confrontandosi con la pressione sociale e la divisione di classe.

Il film riprende le atmosfere di Broken Vows, opera meno celebre del 1957 di Harold Westwood. Sempre un uomo e una donna, Benjamin e Ava, un affarista di successo e la sua bellissima moglie. Un matrimonio perfetto infranto dall’arrivo di Ruby, una seducente showgirl. Broken Vows è un dramma che esplora le difficoltà del matrimonio, l’infedeltà e l’impatto delle promesse infrante, il dolore che provocano.

Da un punto di vista puramente simbolico potremmo dire che Ruby è modellata su Stella, la protagonista di Shadowed Night, diretto da Mason Blake nel 1956. Una ballerina di Las Vegas che si innamora di Donovan un misterioso avventore del casinò. Ma l’uomo è veramente chi dice di essere?

Se non avete mai sentito parlare di questi tre classici, non vi affrettate a recuperarli, perché non esistono (non ancora per lo meno). Sono l’invenzione di Lee Unkrich, il regista di film come Coco, Toy Story 3, Alla ricerca di Nemo. Una delle figure fondamentali di quella che potremmo definire come la prima generazione Pixar che ha contribuito ad affermare lo studio per anni come il più innovativo nell’ambito dell’animazione computerizzata. Oggi, ritiratosi dalle scene, sta mostrando sui social la sua intensa attività di “early adopter” dei sistemi creativi tramite l’Intelligenza Artificiale.

A partire da una settimana di degenza per Covid, ha iniziato a condividere le sue creazioni su Twitter. Immagini suggestive generate tramite Dall-E 2 e Midjourney pubblicate in un profilo creato ad hoc.

Sono soprattutto invenzioni visive, un po’ inquietanti, come concept art di film di animazione o di fantasia. Buoni risultati, seppur non particolarmente innovativi nell’uso di questi strumenti, molto in linea con quanto fatto da altri e senza un filo conduttore.

Il progetto si è strutturato meglio su Instagram dove il regista ha creato un profilo in cui postare le sue invenzioni seguendo un filo logico e tematico. Il primo profilo a tema è cinemascope_ai_dreams che raccoglie immagini di melodrammi immaginati insieme all’intelligenza artificiale come se fossero prodotti a partire degli anni ’50 fino ad oggi. Anche le trame sono generate utilizzando l’I.A.

L’intelligenza artificiale, spiega Lee Unkrich, ha permesso di realizzare una magia che lui immaginava possibile quando era piccolo. Quando vide il suo primo computer, all’età di sette anni, rimase affascinato dall’immagine di una locomotiva apparsa sullo schermo. Si convinse quindi di poter accedere dal computer a tutte le immagini possibili, semplicemente ordinandogliele, come se fosse un generatore. Si scontrò presto con la necessità di pensare, scrivere il codice e renderizzare l’immagine digitale. Quello diventò il suo lavoro. Oggi, l’Intelligenza Artificiale, è uno strumento che si avvicina molto a questa sua idea d’infanzia, permettendo un’immediatezza senza precedenti.

L’incontro tra la creatività Pixar con Dall-E 2 e gli altri sistemi (anche quelli il cui nome assomiglia meno a Wall-E) è logico e coerente con la filosofia di questi creativi. Nessuno più della Pixar ha infatti avuto un approccio positivo al progresso tecnologico. Le macchine sono sempre state raccontate come un supporto all’uomo. Nell’ultimo Lightyear persino l’assistente di navigazione di Buzz ha un ruolo decisivo alla stregua di un personaggio (e non solo).

Questa tecnologia è stata resa pubblica da meno di un anno e il dibattito è già stato piuttosto ampio, sia all’insegna dell’entusiasmo che nei timori di quello che potrebbe accadere, nella paternità dei diritti d’autore e nella graduale sostituzione dei creativi da parte degli algoritmi. Ne avevamo già parlato qui commentando le immagini del Tron di Jodorowsky

Saranno proprio questi artisti che prima di chiunque altro hanno sfruttato le potenzialità del computer in chiave positiva, per potenziare la propria immaginazione, a guidarci su come adoperare al meglio l’Intelligenza Artificiale? Nell’attesa di una risposta resta solo da godersi la nostalgia delle fotografie dal set di film mai esistiti. 

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