Che il 2011 sarebbe stato un anno non stellare per gli incassi cinematografici l’abbiamo capito ben presto, che sarebbe stata un’annata dai risultati inferiori a quella precedente addirittura lo sapevamo dal 2010, da quando Avatar ha falsato tutti i giochi. Dunque la sorpresa rivelata oggi, alla presentazione dei dati sugli incassi dell’annata cinematografica 2011, è che le principali associazioni (produttori, distributori ed esercenti) sono abbastanza contente nonostante il calo.

Stando ai numeri il 2011 ha segnato un 8% in meno di presenze in sala che si è tradotto in un 10% in meno di incassi. Una perdita di gran lunga inferiore alle coeve perdite degli altri settori dell’intrattenimento, colpiti più gravemente dalla crisi economica di quanto non sia toccato al cinema. Sempre gli esercenti spiegano che molto del merito dei danni contenuti è andato ad una politica accorta sul prezzo dei biglietti, sceso da una media di 6,68€ ad una di 6,53€ con il passare dell’annata.

Soprattutto il cinema italiano è felice di come sia andato il 2011 perchè ha segnato un successo senza precedenti della quota dei film nostrani. Dei 661 milioni di euro incassati infatti il 37% sono venuti da film italiani (o italiani in coproduzione), una quota che non si raggiungeva da almeno 25 anni e che va ad acchiappare i primatisti storici in materia, i francesi i quali, potendo godere di tantissime agevolazioni e normative che tutelano il prodotto interno, hanno avuto una quota di cinema domestico pari al 41%. Il resto dei paesi europei come Germania, Inghilterra e Spagna sta invece intorno al 10%. Buona infine anche la prestazione dei film italiani all’estero. Una volta andavano solo quelli d’autore mentre quest’anno "anche commedie come Benvenuti al sud o Manuale d’amore 3 (che vedeva anche De Niro nel cast) hanno avuto abbastanza successo" (in realtà i dati d'incasso internazionale dei due film non sembrano così straordinari, ma non sono noti i dati di diversi paesi).

Contiene i danni il cinema e vola il prodotto italiano, ancora più nello specifico è Riccardo Tozzi, presidente Anica, a dare il quadro esatto:

C'è una componente forte di cinema italiano che quando è presente fa crescere anche gli incassi degli altri, mentre quando manca li fa crollare, come avviene d'estate o quando i film italiani sono presenti in sala ma non come le aspettative del pubblico vorrebbero. Questo mi fa pensare che c'è una richiesta molto forte di cinema in Italia che nonostante la crisi potrebbe crescere. A questo punto ci vuole un’offerta maggiore, proposta con più costanza e in più sale, anche in quelle che ora non ci sono, quelle dei centri urbani, dove poi risiede il grosso del pubblico che per età e caratteristiche preferisce il cinema italiano.
L’altra buona notizia è che non c'è concentrazione, cioè non ci sono solo pochi film che incassano molto a tenere alto il risultato italiano ma tantissimi titoli che incassano bene. Abbiamo ben 22 titoli sopra i 3 milioni d’incasso, una cosa che non si è mai vista! Sempre di più la base del risultato si allarga. Dunque il potenziale creativo è forte e forse non completamente espresso

Il lato negativo invece è un altro, quella della televisione, comparto in grossa e crisi componente fondamentale del finanziamento cinematografico, che recentemente ha smesso di puntare sul cinema anche a livello di trasmissione ma che, probabilmente, non si è reso conto del miglioramento, in termini di gradimento, del cinema italiano. Sempre Tozzi illustra la via da battere:

Bisogna combattere la crisi delle tv affinchè non diminuiscano gli investimenti, noi cercheremo di aiutarli ma si devono mettere in testa che il cinema che facciamo noi oggi in tv andrà bene se programmato adeguatamente. Una programmazione disordinata sfiduciata e casuale porta un cattivo risultato che dipende solo da quelle scelte.

Quando ai fondi pubblici non paiono un problema eccessivo, basta che quel poco che lo stato eroga continui ad arrivare. Da tempo infatti provvedimenti indiretti come le agevolazioni fiscali di tax credit e tax shelter fanno meglio e di più di quanto i finanziamenti a pioggia (ovvero i soldi dati un po’ a tutti senza criterio) abbiano mai fatto.

Addirittura l’ANICA propone di essere pagata in buoni del tesoro, guadagnandoci in rapidità e liquidità. Lo stato infatti deve 70 milioni al cinema italiano e i fondi pubblici rischiano di finire per sanare il debito e basta…

 

I DATI: