Da quando Guillermo del Toro si è iscritto a Twitter, il suo canale è diventato un vero punto di riferimento per tutti i cinefili. Praticamente ogni giorno il grande regista e produttore parla delle sue passioni non solo cinematografiche, ma anche letterarie, artistiche, musicali. E spesso risponde ai fan.

Nelle ultime ore, però, del Toro si è concentrato su un’unica figura, e ha scritto una vera e propria lettera d’amore a John Carpenter, lo sceneggiatore, regista, compositore di classici come Grosso Guaio a China Town, Halloween, 1997: Fuga da New York, La Cosa, Essi Vivono.

Traduciamo i passaggi principali di questo monologo durato quasi due giorni:

Quando penso a John Carpenter, mi stupisco del fatto che lo diamo per scontato. Perché lo facciamo? Come è possibile? È un fulmine a ciel sereno.

Distretto 13 – Le brigate della morte. Carpenter flette i muscoli, dà nuova vita agli archetipi del Western e ne crea di nuovi.

Halloween. Una supernova del genere. Crea una nuova categoria tassonomica che sopravvive ancora oggi. Spietata precisione, semplicità ed eleganza.

Nota a margine: dobbiamo tutti concordare sul fatto che Carpenter sia un grande sceneggiatore e regista. Una creatura rara. Un vero autore. E un compositore fantastico.

Fog. Uno dei miei preferiti. Una fusione molto originale di fiaba folkloristica horror e metafora.
Il film funziona come le colonne sonore di Carpenter, diffondendo con avarizia una punteggiatura ritmica. La sua origine rivela la vena letteraria di Carpenter.

Le colonne sonore di Carpenter fluttuano nei suoi film. Ascoltatele: incarnano lo spirito di ogni film alla perfezione. Sono la sua ultima voce autoriale.

Seconda nota a margine: a John Carpenter non frega nulla se a noi piacciono o no i suoi film. È un duro, un vero figlio di buona donna.

La Cosa. Un film che ha cambiato la storia del cinema e uno dei migliori film horror mai realizzati. Nulla può arrivare a tanto. Il Santo Graal. Gli effetti di make up, la colonna sonora, la fotografia, la scenografia… sono perfezione pura. Stesso dicasi per la sceneggiatura. L’ironia è che la maggior parte dei critici, all’epoca, erano totalmente ciechi nei confronti delle virtù della storia e dei suoi personaggi. Il film fu un flop e venne distrutto dalla critica. E temo che ciò abbia creato una piccola frattura nel cuore di Carpenter. Andate a quel paese. Carpenter scelse, come Ridley Scott in Alien, di definire personaggi e storia attraverso un codice audiovisivo e attraverso le loro azioni. Gli spettatori dovevano fare attenzione al modo in cui i personaggi si rapportavano l’uno all’altro e parlavano tra loro. Insomma, non era tutto confezionato in una struttura pre-digerita. Il film aveva fibra, non era banale. Bisognava masticare… ma all’epoca eravamo nel picco della roba pre-masticata e rigurgitata. Dobbiamo imparare dagli errori del passato. Un capolavoro.

Aneddoto: una notte, a cena, dissi a Carpenter quanto gli spettatori di ogni generazione amassero La Cosa. Gli spiegai che era incredibile che il film avesse trovato un suo pubblico col tempo. “E a me cosa cavolo importa”, mi rispose. Ordinammo il dessert.

Ultimo pensiero della giornata: Carpenter crea un capolavoro dopo l’altro, e vengono tutti ignorati. Ora, andate alla chiesa dei Blu-Ray e pregate. Parliamo sempre di disuguaglianza nei film. Possiamo aggiungerne una enorme: quella di genere cinematografico. L’horror sarà sempre punk rock!

Il Seme della Follia di John Carpenter. Divertente, intelligente, sconvolgente improvvisazione lovecraftiana. Entrò nella top 10 dei Cahiers du Cinema. Viva la Francia!

Vampires di John Carpenter. Il Jack Crow di James Woods merita al 100% di entrare nel Pantheon Carpenter dei cazzuti insieme a Snake, Napoleon, Nada etc.

Fatto: John Carpenter predisse il 21esimo secolo nel film Essi Vivono, con maggiore precisione di quel tizio francese, Nostradamus.

 

Cosa ne pensate? Siete d’accordo con Del Toro? Ditecelo nei commenti!

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