Il fandom dell’Universo Cinematografico della Marvel sa bene che la carriera cinematografica di Kevin Feige “è cominciata” coi capelli del Wolverine di Hugh Jackman.

Ne abbiamo parlato nel novembre del 2017 segnalando un estratto da un profilo dedicato al leggendario produttore in cui veniva raccontato un gustoso aneddoto di quando lavorava come assistente di Lauren Shuler Donner, produttrice del primo X-Men di Bryan Singer, quello che ha decretato la partenza della stellare carriera di Hugh Jackman.

Un giorno sul set, Shuler Donner e Avi Arad, al tempo capo dei Marvel Studios, si sono ritrovati a osservare un parrucchiere letteralmente esasperato che, su richiesta pressante di Feige, spruzzava lacca e tirava sempre più in sù i capelli di Hugh Jackman per dare vita a quell’acconciatura che è poi diventata il segno più riconoscibile di Wolverine. Feige ricorda: “L’hairstylist alla fine crea questa ridicola piega e mi dichiara ‘Ecco’. Se rivedi il film oggi vedi che ha effettivamente questi capelloni esagerati. Ma d’altronde è Wolverine ed è così!”. Quell’esperienza ha poi giudato Feige nelle produzioni a venire: “Non mi è mai piaciuta l’idea secondo cui delle persone non tentano di fare una determinata cosa perché per loro è potenzialmente ridicola. Ogni cosa in un fumetto potrebbe essere ridicola. Ma questo non significa che tu non debba provare a farla sembrare una figata”.

Nelle pagine di The Story of Marvel Studios: The Making of the Marvel Cinematic Universe, uno speciale volume edito da Abrams Books tutto incentrato sulla creazione dell’Universo Cinematografico Marvel, Kevin Feige torna su quell’esperienza lavorativa rivelando la più grande lezione imparata all’epoca. Una lezione che ha a che fare con la levata di scudi registrata per via dell’ingaggio dell’allora sconosciuto Jackman, giudicato dai fan troppo alto per vestire i panni dell’iconico mutante della casa delle Idee.

Kevin Feige spiega:

A chi frega se è così alto? Incarna pienamente lo spirito di Wolverine ed è questa la lezione più grande che ho imparato da quell’esperienza. Non ci dev’essere una perfetta aderenza a quello che vediamo nei fumetti. L’aderenza deve esistere con lo spirito del personaggio.

Cosa ne pensate? Potete dircelo nello spazio dei commenti qua sotto!

 

FONTE: via ScreenRant

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