Vi abbiamo già parlato della prima proiezione di Megalopolis, il film che Francis Ford Coppola si è autofinanziato e ha tentato di girare per più di vent’anni, tenutasi davanti a un pubblico di oltre 300 persone composto dalla crème de la crème di Hollywood: Al Pacino, Nicolas Cage, Spike Jonze, Jon Favreau, Angelica Huston, Darren Aronofsky, Roger Corman, Andy Garcia, executive e capi di studios come Tom Rothman (Sony), Ted Sarandos (Netflix), Pam Abdy (Warner Bros.), David Greenbaum (Disney/Searchlight), Donna Langley (Universal), Mary Parent, altri distributori ed esercenti, nella gigantesca sala IMAX del cinema Universal Citywalk a Universal City, Los Angeles.

Uno screening da cui sono trapelate informazioni sicuramente interessanti circa una pellicola definita come “avanguardia sperimentale”.

Dopo queste luci, è però il momento delle ombre che, a quanto pare, aleggiano con forza sopra Megalopolis e Francis Ford Coppola. Le indiscrezioni arrivano dall’Hollywood Reporter che riporta un clima di forte preoccupazione in seno ai vari big di Hollywood che, a quanto pare, non vogliono sobbarcarsi il rischio di distribuire una pellicola così “complicata”.

Megalopolis: un film invendibile

Vi abbiamo già spiegato che Francis Ford Coppola deciderà se portare o meno Megalopolis a un Festival di pregio (Cannes, ma più probabile Venezia) solo dopo aver raggiunto un accordo di distribuzione per il lungometraggio per cui vorrebbe un budget promozionale di P&A di almeno 100 milioni. Solo che, a quanto pare, il desiderio di Coppola rischia d’infrangersi contro i timori della macchina hollywoodiana. A margine della proiezione del kolossal, un distributore avrebbe dichiarato al magazine che “non c’è assolutamente alcuna maniera per riuscire a posizionare questo film”. Un altro ha aggiunto che “Fanno tutti il tifo per Francis provando anche una certa nostalgia, solo che poi c’è la questione del business, quella meramente commerciale”.

Secondo alcune voci presenti all’evento, Megalopolis sarebbe una pellicola perfetta per un’etichetta boutique in stile A24 o NEON. Case indubbiamente prestigiose che nel corso di questi anni hanno ottenuto successi e premi, ma che, in ogni caso, non sarebbero in grado di assicurare a Coppola il budget promozionale richiesto. Secondo altri, potrebbe essere perfetto per delle realtà come Searchlight o Focus che alle spalle hanno, rispettivamente, la Disney e la Universal. Stando all’Hollywood Reporter, quest’ultima avrebbe già deciso di lasciar perdere. È opinione diffusa presso alcuni presenti che, alla fine, potrebbe essere uno streamer ad acquistare il film, ma è tutto ancora da stabilire, specie in un contesto in cui anche Netflix and co., dopo un periodo di proverbiali “vacche grasse” hanno iniziato a tirare la cinghia.

Un veterano della distribuzione cinematografica spiega la sua posizione all’Hollywood Reporter:

Trovo difficile credere che un qualsiasi distributore sarebbe disposto a metterci i contanti e restando in prima posizione per recuperare i costi di P&A così come la propria tariffa di distribuzione. Se Coppola fosse disposto a mettere in conto il P&A o garantire la spesa, penso che ci sarebbero molte più parti interessate.

Il capo di uno studio – di cui il sito non cita il nome – ha un’opinione anche più fosca:

Non è un buon film ed è stato così triste guardarlo. Chiunque deciderà di accollarsi i costi di P&A, perderà soldi. Non è così che Coppola dovrebbe concludere la sua carriera di regista.

Chiaramente, continueremo a monitorare l’evolversi della situazione.

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FONTE: The Hollywood Reporter

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