Quando Netflix ha iniziato, ormai dieci anni fa, a produrre contenuti originali, lo ha fatto per affrontare in anticipo quello che sarebbe successo negli anni successivi: gli studios di Hollywood, che fino ad allora concedevano i loro contenuti su licenza allo streamer, avrebbero presto tolto i loro titoli più preziosi per andare ad arricchire in esclusiva le loro piattaforme streaming proprietarie. Ecco quindi che, per esempio, Disney+ è diventata la casa esclusiva di Star Wars o dei Marvel Studios, e Friends e The Office sono andati ad arricchire l’offerta di MAX e Peacock.

Netflix, per contro, ha affrontato la situazione lanciando franchise proprietari come Stranger Things, e ha siglato accordi di distribuzione esclusivi con realtà come Sony, che non ha una piattaforma proprietaria.

Ora però le cose stanno cambiando: basti pensare al fatto che la Warner Bros., bisognosa di liquidità, ha deciso di concedere su licenza diversi titoli del franchise DC e persino alcune serie tv del catalogo HBO. Anche Disney ha annunciato che proporrà alcuni titoli del proprio catalogo a Netflix:

I vantaggi del concedere i propri titoli di catalogo su licenza a Netflix non solo meramente economici. Qualche mese fa la serie tv Suits è arrivata sulla piattaforma e ha registrato ascolti da capogiro, senza dubbio non anticipati da NBC Universal (che infatti aveva concordato una licenza assolutamente modesta con Netflix). Il vantaggio, in quel caso, è stato che l’ultima stagione della serie è rimasta in esclusiva su Peacock, cosa che è stata poi ampiamente pubblicizzata. Inoltre, NBCU ha annunciato di essere al lavoro su una nuova serie ambientata nel mondo di Suits.

In tutto questo, Ted Sarandos ha commentato il nuovo trend con entusiasmo, affermando che si tratta di un contesto molto più naturale per l’industria:

Abbiamo prodotto moltissimi contenuti originali a un ritmo quasi aggressivo, perché non avevamo accesso a film su licenza e non avevamo un catalogo particolarmente ricco. Quello che è successo ora è che la disponibilità delle licenze è aumentata grandemente. È una situazione molto più naturale, per la nostra industria: gli Studios sono nati per lavorare con le licenze. Lo stato innaturale delle cose, semmai, è l’integrazione verticale forzata.

Sarandos ha spiegato che grazie alle licenze gli studios possono incassare molto denaro:

I ricavi per loro sono enormi. Ovviamente devono puntare al profitto, barcamenandosi con i problemi della televisione lineare e delle altre attività tradizionali… Dopotutto noi dovevamo affrontare solo l’attività dell’home video e dello streaming. Immagino quanto dev’essere complicato cercare di guadagnare soldi con il cinema, e nel contempo cercare di attirare gli inserzionisti sulla mia nuova piattaforma streaming mentre stanno abbandonando le mie televisioni lineari.

I videogiochi su Netflix

Nello stesso intervento, Sarandos ha commentato questi primi due anni di attività nel settore dei videogiochi – un’area per il momento avvolta dal mistero, che non viene nemmeno citata nelle comunicazioni trimestrali con gli azionisti.

Il Co-CEO di Netflix non ha fornito dati su ricavi o utilizzo dei giochi, ma ha spiegato che sul lungo termine questo sforzo ripaga soprattutto nell’accrescere il mantenimento degli abbonati tra una stagione e l’altra di una serie che ha un videogioco collegato a essa. Un gioco molto popolare è quello di Too Hot to Handle:

È chiaro che i videogiochi si riferiscono a un pubblico molto diverso. Uno dei più popolari è Too Hot to Handle. Sono numeri piccoli, ma ci vanno bene. Molte persone che hanno giocato a Too Hot to Handle non avevano neanche visto il reality, e hanno iniziato a vederla. È un interessante sviluppo per una nostra proprietà intellettuale.

[…] Abbiamo acquisito alcuni studios che producono questi originali, e intanto abbiamo anche dei giochi su licenza.

Una licenza molto ambiziosa è quella di Grand Theft Auto: la trilogia GTA 3, Vice City e San Andreas debutterà infatti in versione mobile il 14 dicembre.

Fonte: Deadline

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