Guardando Nope, la nuova opera di Jordan Peele, avrete notato l’insistenza con cui inquadra una sfera dalla superficie riflettente. La prima volta che la vediamo è sul set dove lavorano i fratelli Haywood. L’addetto agli effetti visivi la avvicina al cavallo facendolo imbizzarrire.

Più avanti nel film ritorna in due modi: OJ ripensa all’oggetto mentre fronteggia il nemico. La forma sferica e i riflessi che genera ricordano anche il casco del reporter in motocicletta. Quasi un tentativo di diventare invisibile, scomparendo nell’ambiente. 

Perché in Nope c’è quella sfera?

Questo oggetto è presente nella gran parte dei set dei film con effetti speciali. Si chiama chrome ball ed è una sfera e che serve agli artisti degli effetti visivi come riferimento. È uno strumento per far sembrare gli oggetti virtuali, inseriti digitalmente nelle immagini, realistici e realmente presenti sulla scena.

La credibilità degli effetti speciali viene soprattutto dalla conformità delle luci virtuali rispetto a quelle reali. Ciò che viene illuminato a computer deve essere coerente con le scelte fatte sul set. Si usa così la chrome ball per catturare un’immagine HDRI da usare come riferimento per l’interazione della luce e la posizione delle fonti luminose. Si crea una mappa dei riflessi poi processata a computer. Lo stesso processo può essere fatto con una cinepresa a 360º.

Spesso, per una maggior precisione, alla sfera cromata si affianca una gray ball, dal colore grigio e opaco. Quest’ultima serve come riferimento per definire la direzione della luce e la sua intensità, ma anche la temperatura della stessa e la durezza delle ombre. I primi esperimenti con questa tecnica risalgono agli anni ’80 dove la chrome ball era una semplice decorazione dell’albero di Natale. I primi a portarla sui set furono gli artisti dell’Industrial Light and Magic per Star Trek: First Contact, e Star Wars: la minaccia fantasma

Che significato ha nel film?

Nope è un film sulle immagini, sul vedere e sull’essere visti. È anche un film sulla creazione di un film e sulla fatica di catturare l’immagine perfetta. Oltre quindi a mostrare con realismo la strumentazione sul set, la presenza della chrome ball ha anche una funzione narrativa. Avvicinata all’occhio replica l’atto di osservare sé stessi e tutto il mondo intorno. Il tentativo del cinema di avere un occhio onnipresente e onnicomprensivo che però porta alla follia, a perdere il fuoco su quello che conta.

L’arco dei personaggi si inscrive proprio all’interno di questa sfera riflettente. Loro vogliono catturare la luce, fermare su pellicola una visione indicibile a parole. Quando rivolgono gli occhi verso l’alto entrano anche in un meccanismo di elaborazione del lutto. Diventano consapevoli di quello che gli è successo. Guardano l’ufo ma in realtà è come se si analizzassero allo specchio. Un riflesso che cela anche l’identità, che nasconde l’uomo sulla moto.

L’altro significato simbolico è quello del pubblico. In Nope c’è sempre qualcuno che è oggetto di visione di altri che pagano per assistere allo spettacolo. L’occhio della cinepresa è una porta o un limite? Apre a un mondo o lo cattura rigettandolo all’esterno? La chrome ball incarna così anche il cinema di Jordan Peele: un atto non indifferente rispetto al mondo. I suoi film vogliono trovare lo stupore dell’irreale, del fotogramma impossibile, pur prendendo e rigettando sullo schermo la realtà americana. 

I suoi film sono mediati dalla fantasia (e dall’orrore). Ugualmente cercano però di farsi cinema civile, di protesta, con qualcosa da dire. Il regista ci mette di fronte al nostro riflesso e, se il film funziona, ci sentiamo in pericolo, colpiti nelle nostre zone di comfort, come dei cavalli imbizzarriti. 

Fonti: Beforesandafters

Classifiche consigliate