In RoboCop e Atto di forza, due delle opere più amate fra quelle dirette dal regista olandese Paul Verhoeven, il tema del fascismo “nascosto alla luce del sole” è decisamente presente.

Nel corso di una recente intervista, il filmmaker ha spiegato quanto tutto ciò sia dovuto alla sua esperienza diretta col nazismo e la Seconda Guerra mondiale che lui, classe 1938, ha vissuto bambino proprio in Olanda.

Racconta Paul Verhoeven:

Avevo tra i cinque e i sette anni quando vivevo nell’Olanda occupata. Ho visto cose terribili lì. Non era Gaza, ma, negli ultimi anni, la gente veniva giustiziata in ogni dove. Ricordo i corpi delle persone uccise per strada. Ero magari fuori con mio padre e ci costringevano a passare accanto ai loro cadaveri, una lezione per capire che non dovevi sparare ai soldati tedeschi. Prendevano 10 persone al giorno dalla prigione, gente che era politicamente coinvolta, ma non veri combattenti della Resistenza, le mettevano lì e le fucilavano. Dovevamo girarci intorno. Un po’ più grande, ricordavo di essere passato accanto a quei corpi da bambino e mi domandavo cosa stesse succedendo. Come era possibile? Da bambino pensavo che fosse normale che la mia casa o quella del vicino potessero essere bombardate. La vita era così! Dopo l’aprile ’45, ho scoperto che non era così. Ma mi ci è voluto tempo per capire cosa significasse libertà, e la libertà è stata scoperta solo negli ultimi anni della guerra. Quello è stato un periodo eccezionale in Olanda. Aiuta a guardare la politica attuale per capire cosa sono gli esseri umani. Come con l’Ucraina, è chiaro che la situazione non è così diversa da quanto accaduto nel 1940 quando i tedeschi presero il controllo del governo dell’Olanda.

Poi passando a come questa esperienza di vita sia stata traslata in RoboCop e Atto di forza, Paul Verhoeven aggiunge:

Come è possibile che anche al giorno d’oggi, con la situazione negli Stati Uniti, ci sia sempre la paura che l’ultradestra possa alla fine compiere cose terribili? Volevo essere chiaro su questo argomento, così ho letto un paio di centinaia di libri sul tema e li ho utilizzati per i miei film. Ma, naturalmente, i film che ho realizzato focalizzati sulla questione erano quelli olandesi. RoboCop e Total Recall erano progetti piuttosto alieni per me. I film olandesi erano costruiti sulla realtà, su persone autentiche che l’avevano vissuta e ne avevano scritto. Però avevo la sensazione di poter realizzare RoboCop e poi Total Recall in un modo innovativo perché mi ricordavano i fumetti che leggevo quando avevo 11 o 12 anni. Potrei mostrarti il protagonista di un fumetto olandese in cui il personaggio principale era un gatto e si muoveva come un robot. Per entrambi quei film, sono tornato alle narrazioni che fruivo da giovane. Ho ripensato anche a Superman che era uno dei personaggi che erano stati tradotti in olandese.

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FONTE: Metrograph

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