Con una carriera cominciata a 9 anni nel lontano 1994 con Genitori cercasi di Rob Reiner, Scarlett Johansson ha già quasi 30 anni di attività alle spalle. Quasi tre decadi di attività in cui il rapporto di Hollywood con le tipizzazioni gli “incasellamenti” in ruoli stereotipati è cambiato, un po’ per convinzione un po’ per “convenienza”.

Ospite del popolare podcast del collega attore Dax Shepard (marito di Kristen Bell nella vita di tutti i giorni), Scarlett Johansson ha potuto riflettere proprio su come, all’inizio della sua carriera, l’industria l’abbia “ancorata” a una serie di ruoli ipersessualizzati.

Parlando delle due pellicole, Ghost World e Lost in translation, che a inizio degli anni duemila l’hanno definitivamente lanciata quando era ancora adolescente e sotto i vent’anni, Shepard nota che pareva che fosse stata etichettata come una ragazza che “dai 15 vuole sembrare averne 30” (un’espressione che si ricollega al titolo originale della commedia con Jennifer Garner “30 anni in 1 secondo” e che viene indicata per descrivere quelle ragazze che vorrebbero avere un’età maggiore rispetto a quella che hanno, ndr.) notando che, con tutta probabilità, questa cosa poteva essere una “benedizione ma anche una maledizione per le giovani attrici”.

L’attrice spiega che, mentre cresceva in quel di Manhattan, si è spesso ritrovata in situazioni inadatte alla sua età dalle quali sua madre l’ha sempre protetta e schermata in maniera adeguata. Eppure questa sua “maturità percepita” l’ha portata ad essere ipersessualizzata nonostante, spiega, “quest’aspetto non ha mai costituito una parte molto importante e grande della mia persona”:

Dato che tutti pensavano che io fossi più grande e visto che recitavo già da tempo, mi sono ritrovata incasellata in questa stramba cosa dell’ipersessualizzazione. Era come se la mia carriera venisse percepita in base a quella cosa. Erano quelli i ruoli che recitavo tanto che anch’io pensavo “Immagino sia così”.

Un tipo di sensazione che, come illustra Scarlett Johansson, poteva risultare anche spaventosa al tempo, nonché un’esperienza che ha caratterizzato anche parte della carriera di Natalie Portman, con cui ha condiviso il set de L’altra donna del Re.

Fortunatamente, afferma Scarlett Johansson citando i casi di Zendaya e Florence Pugh (con cui ha condiviso il set di Black Widow dei Marvel Studios), il clima intorno alle giovani attrici sembra essere cambiato:

Vedo queste giovani attrici che hanno una ventina d’anni e mi pare che a loro venga concesso di essere anche altre cose. Non è più permesso incasellare le attrici.

Ecco le foto della star pubblicate sul profilo Instagram del podcast:

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FONTE: Armchair Expert

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