Nel 1994, il direttore della fotografia di classici come Die Hard e Black Rain Jan de Bont, esordiva dietro alla macchina con Speed, adrenalinico action interpretato da Keanu Reeves, Sandra Bullock e Dennis Hopper che, a fronte di un budget tutto sommato contenuto di 30 milioni, si trasformò in un successo da 300 milioni d’incasso per la 20Th Century Fox.

Nel 1997, sempre con regia di Jan de Bont, arrivò l’inevitabile sequel, Speed 2 – Senza limiti, in cui tornava la sola Sandra Bullock. Contrariamente al capostipite, tanto l’accoglienza della critica quanto quella del pubblico furono disastrose. In una recente intervista rilasciata a Collider, Jan de Bont è tornato a parlare della possibilità di mettersi dietro alla macchina da presa di un ipotetico Speed 3.

Ecco cos’ha detto il filmmaker:

Dipende tutto dalla storia suppongo. Generalmente non sono un grande fan dei seguiti. Quello che ho fatto rientrava nei miei obblighi contrattuali. Se devi farlo, devi innanzitutto verificare se il cast originale voglia tornare anche perché sennò dovresti raccontare un film completamente nuovo. Il primo ruotava molto intorno al personaggio di Keanu, alla stranezza del fatto che si ritrovava a essere l’eroe della storia. La stranezza insita in questo. Per lui aveva funzionato benissimo, ma per altri potrebbe non andare altrettanto bene. E sarebbe davvero complicato trovare quello stesso genere di sensazione.

Speed, la sinossi ufficiale:

n un grattacielo un malvivente, che ha assassinato un vigilante per introdursi nello scantinato, mina un ascensore perché vuole molti milioni di dollari per salvare coloro che l’ascensore trasporta: l’agente speciale Jack Traven e il collega Harry, esperto di esplosivi, intervengono e riescono a sventare il piano criminale. Irritato per l’insuccesso e per il premio conferito a Jack ed Harry, il malvivente mette una bomba su un autobus pubblico: il mezzo, superando le 50 miglia orarie, innesca un ordigno che esploderà, qualora l’autobus marciasse a velocità inferiore. Jack, avvertito dal folle, riesce a salire sull’automezzo che viene dirottato su un autostrada in costruzione, dopo che è stato consentito all’autista, ferito da un terrorista presente a bordo per caso, e che ha pensato che Jack fosse salito per lui, di essere trasbordato. Alla guida si pone una donna, Annie, che ha avuto dei guai per eccesso di velocità ma ora deve mettere a frutto tutte le sue qualità di pilota, soprattutto per superare una paurosa interruzione stradale. Poi l’autobus inizia a percorrere la pista dell’aeroporto, mentre Jack, con un carrello, sotto il pianale dell’automezzo in corso, tenta invano di disinnescare l’ordigno. Frattanto le ricerche hanno individuato il criminale: è un ex artificiere della polizia, Howard Payne, che ha perso due dita sul lavoro e vuole per questo evidentemente un’indennità extra. Harry e la squadra vanno ad arrestarlo ma lui fa saltare in aria la casa. La polizia, scoperto che Howard ha collocato una telecamera a bordo, inserisce nel collegamento televisivo un breve loop dell’autobus, che intanto sta esaurendo il carburante, e riesce a trasbordare gli ostaggi in extremis, prima che l’automezzo urti contro un aereo, esplodendo. All’appuntamento – trappola per la consegna del denaro, Payne sequestra Annie, e fugge col denaro sulla metropolitana. Ma i soldi sono marcati: Howard adirato, si scaglia contro Jack, salito sul tetto del convoglio, e tenta di ucciderlo facendolo cadere, ma nella colluttazione precipita. Privo di conduttore perché ucciso da Payne, il convoglio fuoriesce dal cantiere e si arresta fuori la strada tra la curiosità dei passanti, che assistono stupiti alle effusioni sentimentali di Annie e Jack.

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