Ospite del podcast The Kingcast, a lui interamente dedicato, Stephen King ha avuto modo di affrontare diversi temi, a partire da alcune anticipazione sulle sue prossime uscite in campo letterario. Nel caso della chiacchierata, si è parlato anche del suo rapporto col piccolo e grande schermo: vi riportiamo le principali curiosità emerse.

Adattare se stesso

King talvolta si occupa in prima persona della sceneggiatura dell’adattamento di una sua opera. Caso più recente è la miniserie La storia di Lisey diretta da Pablo Larrain, di cui ha scritto ogni episodio. Parlando dei motivi dietro questa scelta, l’autore precisa:

Ho sempre amato quel libro, perché parla dell’amore e significa molto per me. L’ho scritto quando ero ricoverato per una polmonite e sono stato per tutto il tempo sotto l’effetto delle droghe. Ho fatto del mio meglio, ma ho pensato potesse essere migliorato. Ho ridotto il numero delle sorelle della protagonista (da cinque a due) e ho notato come anche certe espressioni non funzionavano come avrei voluto: volevo semplificare un po’ il tutto. È stata dunque l’occasione per fare una nuova versione del libro. Pablo è un regista incredibilmente dotato, e abbiamo discusso molto in fase di scrittura sull’approccio da dare alla storia. Quando lavori insieme ad altro talentuoso scrittore, metti qualcosa di tuo e qualcosa di suo, e crei qualcosa di nuovo. Con un film, non funziona sempre così. Quando giravamo La story di Lisey c’era almeno un attore che non la smetteva di improvvisare, e allora io gli ho chiesto di rispettare le battute previste dal copione.

Come adattare Stephen King

Nella maggior parte degli altri casi, però, le sue opere sono adattate da altri. King ammette di non aver alcun problema in merito, sottolineando che:

È come mandare il figlio al college: speri che cresca bene, che non diventi un drogato, ma prima o poi lo devi lasciare andare. Non mi preoccupa se film non va bene, mi interessa il libro, che è il mio settore. Hemingway diceva che la situazione migliore per uno scrittore è quando ricevi tanti soldi e poi non fanno il film. Se film va bene, come Le ali della libertà, Misery o Stand By me, puoi dire “Ehi, è basato sul mio libro”. Se si rivela pessimo, puoi semplicemente dire che ci non hai avuto niente a che fare.

King spende parole di elogio in particolare per Mike Flanagan: “Sono contento di averlo avuto per Il gioco di Gerald e Doctor Sleep, nel film c’erano delle immagini che mi hanno sorpreso“. Ma cosa dovrebbe fare chi si approccia ad adattare un’opera di King?

Prima di tutto ridurre, piuttosto che allungare la storia. Con 1922, Zak Hilditch ha fatto uno lavoro eccezionale perché ha capito tutte le sfumature della storia, che è amara senza spiragli di luce sulla natura umana. Questo è accaduto perché è breve, non ha molte sotto trame e va dritto al tema principale. È lo stesso caso di Misery o Le Ali della libertà o Stand By Me. Talvolta i filmmakers aggiungono qualcosa per riempire, e non funziona.

Cujo avrebbe meritato un Oscar

Parlando degli adattamenti riusciti che hanno avuto poco successo, King cita La zona morta e Cujo, in particolare per l’interpretazione di Dee Wallace (Donna Trenton):

Dee Wallace avrebbe dovuto essere nominata per un Oscar, e secondo me, avrebbe dovuto vincerlo. È stata semplicemente ignorata. Penso che molti votanti, in particolare quelli che sono un po’ più vecchi, chiudano gli occhi di fronte a questo tipo di film: ma questa è stata una performance veramente incredibile.

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti!

FONTE: The Kingcast

 

 

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