La notizia è di qualche giorno fa: la IMAX corporation ha deciso di immergersi nella realtà virtuale, e sta sviluppando assieme a Google e Starbreeze AB per creare una cinepresa VR e realizzare delle esperienze audiovisive per le cuffie della StarVR. Gli specialisti e gli ingegneri della IMAX lavoreranno assieme ai tecnici di Google per progettare una IMAX VR camera che permetterà di creare contenuti 3D esplorabili a 360 gradi.

La cosa sembra non interesserà particolarmente Steven Spielberg, grande appassionato di tecnologia (anche le cineprese virtuali del performance capture, in Tintin e Il GGG) ma solo se applicata all’esperienza cinematografica. Al Festival di Cannes il regista ha parlato con il The Guardian dell’argomento:

Penso che con la realtà virtuale ci si stia muovendo in un medium pericoloso. L’unica ragione per cui parlo di pericolosità è che siccome dà allo spettatore una grande libertà d’azione che lo spinge a non seguire la direzione proposta dal narratore ma a prendere le proprie decisioni su dove guardare. Spero solo che questo non ci faccia dimenticare la storia quando verremo avviluppati in un mondo che potremo esplorare in ogni direzione prendendo le nostre decisioni su dove guardare.

Effettivamente l’immersività della realtà virtuale e dei visori come Oculus è molto diversa da quella dell’IMAX o del 3D, proprio perché in questi ultimi casi si tratta solo di porzioni di immagine più ampie o della loro tridimensionalità. Le applicazioni dei nuovi visori di realtà virtuale sono già realtà nell’ambito videoludico, e nel campo cinematografico queste tecnologie vengono utilizzate per motivi promozionali (basti pensare alle ambientazioni di Jakku nell’app di Star Wars – il Risveglio della Forza), ma sempre legati a una certa interattività – elemento che non ha nulla a che fare con il cinema, che propone per sua natura un punto di vista: quello deciso da sceneggiatori e regista.

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