The Munsters, ultimo lavoro di Rob Zombie, tratto dall’omonima serie televisiva degli anni ’60 (nota in Italia come I Mostri) (GUARDA IL TRAILER) è da poco disponibile negli Stati Uniti in streaming su Netflix e in home video.

Per l’occasione, in un’intervista con Variety, il regista ha spiegato le peculiari scelte stilistiche e narrative adottate per il film.

Quando ha capito che la Universal non avrebbe dato il via libera a The Munsters se fosse stato girato in bianco e nero, come la sitcom originale degli anni Sessanta, Zombie ha voluto realizzarlo “nell’opposto del bianco e nero“, aprendo la strada a un’estetica ridicolmente colorata e iper-satura. Le immagini sono risultate dunque completamente diverse da quelle della serie originale, pur mantenendo la loro eccentricità di base. “A volte ti viene proposto un certo scenario. Si può abbandonare, ma questo non crea nulla. Devi capire come affrontarlo. A volte crei qualcosa che non avresti mai ideato“, commenta il regista.

Zombie è riuscito comunque a inserire un breve intermezzo in bianco e nero: una ricreazione dei titoli di testa della serie, con i protagonisti che attraversano uno per uno lo stipite della loro villa. L’omaggio è apparso chiaramente nel primo teaser del film, che ha presentato ai fan i personaggi. “Lo studio voleva prendere quei pochi momenti e renderli a colori perché pensavano che se la gente avesse visto una scena in bianco e nero si sarebbe confusa“, racconta Zombie. “Mi sono detto: ‘La gente non è così fottutamente stupida“‘.

Oltre che nell’estetica, la missione di Zombie di espandere accuratamente la serie originale è evidente anche nella premessa del film, che descrive come una “origin story“. Il nuovo The Munsters funge come una sorta di proto-pilota, esplorando in gran parte le vite in Transilvania della famiglia al centro del film, prima del loro arrivo in America. Gli spettatori assistono alla creazione frankensteiniana di Herman, alla luna di miele a Parigi di lui e Lily e al vertiginoso crollo finanziario del Conte. “Questa è sempre stata la mia visione, anche 20 anni fa. Iniziare il film in Mockingbird Lane e dare per scontato che la gente sia completamente al corrente [dell’antefatto] mi sembra strano“.

Per essere in sintonia con l’aspetto visivo, anche lo stile di recitazione doveva essere altrettanto appariscente, e così il regista ha spinto il suo cast a recitare in un modo che “qualsiasi altro regista avrebbe detto loro di attenuare“. Di conseguenza:

Quando ho visto tutti al trucco, ho pensato: “Sembra un cartone animato live-action. Non sembrano nemmeno reali. Sembrano fatti di gomma. Sembrano finti“. Non è in linea con lo stile con cui si fanno i film oggi. Ma era quello che sentivo dovesse essere. All’inizio l’ho affrontato in altri modi. E se l’avessi illuminato in modo realistico? Non mi sembrava giusto. Deve essere iperreale.

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FONTE: Variety

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