Ha lanciato le carriere di Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, Peter Bogdanovich, Jonathan Demme, Jack NicholsonJames Cameron, Jonathan Kaplan, Joe Dante, Paul Bartel e Timur Bekmambetov.

Roger Corman non è solo il maestro del cinema exploitation anni ’60-’70.
Roger Corman è il Cinema. Almeno… per alcuni di noi è così.

Regista pregevolissimo (famosi i suoi adattamenti da Edgar Allan Poe con Nicolas Roeg alla Fotografia) è entrato poi nella Storia come produttore mentore di quei registi in alto.
Nel 1975 produsse il delirante Anno 2000 – La Corsa Della Morte diretto da Paul Bartel, film di corse di macchine dove Sylvester Stallone sparava con un mitra Thompson. La Universal realizzò dei remake già a partire dal 2008. Esce in questi giorni in dvd, sempre per Universal, Death Race 2050, ulteriore remake diretto da una nuova scoperta di Corman, con Malcolm McDowell nel ruolo di presentatore/presidente/chairman di un’America diventata corporation. Abbiamo parlato con questo vero e proprio mito del cinema al telefono per capire qualcosa di più della nuova versione di quel gioiellino del 1975.
Roger Corman ha 91 anni. Ma non sembra.

In cosa è diverso questo remake rispetto all’originale di Paul Bartel del 1975?
È tutta colpa di un giornalista italiano che durante un’intervista ha citato gli Hunger Games come derivativi e figli di Anno 2000 – La Corsa Della Morte (1975). Non ero particolarmente d’accordo anche se c’erano alcune cose in comune. Poi c’è un’altra ragione: nel corso degli anni è avvenuto un eccessivo spostamento sul lato action dei remake Universal del mio film cominciati nel 2008 con Death Race. Non erano male quei film ma alla fine erano diventati troppo… meccanici nell’enfatizzazione dell’azione. Si era persa la satira e la black comedy. Allora mi è venuta voglia di tornare a quegli umori anarchici del primo film per adattarli a oggi.

E oggi che cosa è Death Race 2050?
Una corsa di macchine con un pizzico di disturbante satira politica.

Cosa ci può dire del giovane regista G.J. Echternkamp?
Mi piace moltissimo. Ha uno humour cattivo e ha talento. Veniva da un minuscolo film di serie b come Virtually Heroes (2013) e dal delizioso, e in parte autobiografico, Frank and Cindy (2015) . Ho deciso di dargli una chance con un film leggermente più costoso: questo Death Race 2050. È bravo con gli attori, ha senso dell’umorismo e conosce l’azione.

Come mai i capelli del Chairman of the United Corporations of America interpretato da Malcolm McDowell mi hanno ricordato quelli di qualcuno che poi forse è diventato… Presidente degli Stati Uniti d’America?
Quando abbiamo lavorato al film c’era un candidato repubblicano con quei capelli assurdi. Tutti lo prendevano in giro e nessuno pensava, nemmeno tra noi, che avrebbe potuto avere una singola chance di farcela alle primarie repubblicane. Figurarsi alle elezioni nazionali! Così abbiamo pensato: “Copiamogli i capelli. Tanto poi nessuno si accorgerà che era lui!”.

Cosa è cambiato nel mondo exploitation dal 1975 al 2017?
La produzione oggi è più facile. Con le macchine digitali di oggi puoi lavorare velocissimo e abbattendo i costi. La distribuzione, invece, è un disastro perché il mercato è controllato dalle corporation. L’originale del 1975 fece molti soldi nei cinema. Lo distribuimmo senza problemi. Oggi per questo piccolo e disturbante Death Race 2050 sarebbe impossibile la distribuzione nelle sale per via del suo estremismo anarchico. Il mercato dvd è l’unico possibile luogo distributivo per questo tipo di exploitation oggi al cinema.

I suoi personaggi preferiti di Death Race 2050?
Mi piace Frankenstein (Lo Hobbit in versione italiana, N.d.R.). Mi piace il personaggio della terrorista donna.

Ho adorato anch’io Tammy The Terrorist. Ma la Universal non ha protestato? Non ha censurato?
Mai! La Universal mi ha dato libertà assoluta. Sono stato io a voler autocensurarmi per non voler offendere gratuitamente nessuna religione e nessuno spettatore. Allora abbiamo inventato di sana piana un nuovo credo religioso fondato sulla cultura pop perché oggi mi sembra l’unica religione che realmente abbia un seguito crescente. Abbiamo raffigurato il personaggio di terrorista come se fosse una donna avvenente o una star del cinema o della televisione. La Universal ha molto apprezzato.

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