È stato il romanzo più letto del 2022 e ora è diventato un film in uscita su Netflix in tutto il mondo il 4 aprile: è Fabbricante di Lacrime, fenomeno letterario scritto dalla giovane autrice Erin Doom (“ho scelto questo pseudonimo quando ho abbandonato il nickname di Wattpad Dreamseater, volevo un nome riconoscibile dal pubblico giovane che mi riconoscesse la mia impronta internazionale”).

Alla produzione Colorado di Iginio Straffi, mentre alla sceneggiatura Eleonora Fiorini e Alessandro Genovesi, che firma anche la regia.

Abbiamo incontrato a Milano il regista, la scrittrice e i due protagonisti Caterina Ferioli (che interpreta Nica) e Simone Baldasserroni (in arte Biondo, che interpreta Riget).

Domani vi proporremo le nostre interviste, intanto ecco il resoconto dell’incontro stampa.

Erin, com’è stato per te che sei autrice del romanzo vedere la sua trasposizione filmica?

È molto spiazzante, in un certo senso: questa storia è nata in un’intimità di una notte di tanto tempo fa, un’intimità che escludeva tutto il mondo esterno. Pensare che entrerà nelle case di milioni di persone è incredibile. Vedere questi personaggi avere un volto ed essere quasi tangibili è qualcosa che non avrei mai creduto possibile.

Alessandro Genovesi, com’è diventato un film Fabbricante di lacrime?

Ovviamente partivamo dal materiale già scritto da Erin, che andava trasformato in materiale cinematografico. E c’erano delle regole da seguire: un film ha una struttura e una sceneggiatura, non deve essere noioso, quindi nonostante il rispetto (tradire il romanzo sarebbe stato assurdo) abbiamo dovuto lavorare sull’adattamento. Mia figlia, all’epoca tredicenne, era una lettrice del libro, e ne è rimasta totalmente inghiottita. È lei ad avermi convinto a fare il film, Colorado mi ha chiamato per un altro progetto e io invece ho insistito per fare questo. È un genere molto diverso da quello a cui sono abituato, ma Colorado ci ha creduto e questo è il risultato.

fabbricante di lacrime 3

Simone, tu avevi già una grande fanbase musicale. Adesso passi al cinema: faceva parte del tuo sogno, questo passo completa il tuo percorso?

Per quanto mi riguarda è come se l’universo mi stesse dando una seconda grande chance: appena mi sono accorto del potenziale di questo progetto ho detto “ok!”. I mesi di preparazione in vista dell’inizio delle riprese sono stati i più importanti, perché mi sono dedicato a questo personaggio che all’inizio mi sembrava così distante, ma poi alla fine è diventato così simile a me. Sono molto soddisfatto. Per il resto, per quanto riguarda la fanbase è un riconoscimento che se continua ad esserci significa che funziona tutto bene, semplicemente ora si amplierà in tutto il mondo. Ho sempre visualizzato questa cosa, il mio sogno del cassetto è quello di diventare un’icona mondiale e per me questo è un grande rilancio.

Caterina, questa è una storia di adolescenti, di amori tormentati… quanta Nica c’è in Caterina?

È stato un progetto stimolante per me, non ero abituata a tirare fuori Nica, che è la bambina che è in tutti noi, una bambina genuina, buona… Quindi è stato quasi catartico. Io sono molto sensibile, come hanno notato tutti sul set… e sento tanto le emozioni. Incanalarle nel personaggio è stato utile: il modo in cui lei vive l’amore, una favola, è stato bello perché non è sempre possibile vivere così le cose nella vita reale.

Alessandro, la voce narrante è stata mantenuta per dare una linea di continuità col romanzo?

Sì, perché è un elemento che è caratteristico nel romanzo e pensavo che dovesse avere un ruolo anche nel film. È una caratteristica stilistica, diciamo.

Domanda ai protagonisti: avevate letto il libro? Cosa avete pensato quando avete messo le mani su questo materiale?

Simone: prima ancora che arrivassero i copioni ho ascoltato l’audiolibro, ma ho voluto limitarmi a tre capitoli al giorno. Quella di Erin è una scrittura così magnetica che appena finisci un capitolo vuoi leggere il successivo, ma volevo assaporarli. Successivamente ho letto il libro vero e proprio e i copioni.

Caterina: sono stata l’ultima scelta nel cast, ho letto il libro prima delle riprese. Io sono una lettrice di libri, e anche se questo non è il mio genere l’ho letteralmente mangiato.

fabbricante di lacrime 2

Il fabbricante di lacrime è una storia di un dolore che pesa meno se condiviso: in che modo può essere d’ispirazione per le nuove generazioni?

Erin: in realtà parla di non avere paura di provare dolore e provare anche i sentimenti non positivi. La favola che permea l’intera storia tratta di come a volte ci troviamo in condizione di dover scegliere se buttarci in qualcosa o restare fermi. Accettare l’indifferenza, oppure vivere accettando sia il buono che il cattivo. Diciamo che quello che spero che possa arrivare alle nuove generazioni è l’accettazione di se stessi, anche se è una cosa molto difficile. Ci vuole tanto coraggio, in una società in cui la perfezione è uno standard di confronto costante. Non è facile essere all’altezza delle aspettative degli altri, il fabbricante di lacrime per certi versi è controverso perché ha degli elementi che possono essere considerati sbagliati: Rigel, Nica e la loro relazione hanno degli elementi controversi, in questo senso.

Caterina: il passato che hanno in comune i due ragazzi è il grande dolore che li accomuna, e questo li porterà ad accettare se stessi. Sul finale emerge proprio questa cosa: una volta che Nica accetta il dolore, i due riescono a ritrovarsi.

Alessandro, il film ha un “look and feel” decisamente internazionale. Puoi parlarci di come lo hai costruito pur girando in Italia?

Ho una cultura cinematografica molto ampia, vedo molti film e anche serie tv su Netflix, quindi per me sprecare un’occasione come questa sarebbe stato un peccato. Il film è stato girato totalmente a Roma, poteva essere uno svantaggio perché qui c’era da creare un mondo completamente diverso. Come messa in scena dovevamo creare un mondo a prescindere dal libro, ma questa dopotutto è la magia del cinema, anche se con Netflix siamo sul piccolo schermo. Devi essere proiettato subito in un mondo che non esisteva prima, fatto di immaginazione e di creatività. Io sono quasi patologico nella scelta delle cose e nella rappresentazione delle stesse, e così per me è stato fondamentale che il mondo descritto da Erin fosse riportato in maniera sia credibile che incredibile.

Quando avete saputo che sareste usciti su Netflix?

Era nell’aria abbastanza dall’inizio. Così, sebbene in un primo momento io abbia considerato questo progetto una sorta di “stanza dei giochi” dove divertirmi a provare a fare il cinema americano, poi è diventato qualcosa di gigantesco e abbiamo fatto davvero sul serio.

fabbricante di lacrime alessandro genovesi

Quali lati del carattere dei protagonisti vorreste avere, e quali lati vorreste dare loro?

Simone: A me piace il fatto che Rigel agisca molto d’impulso. L’impulsitivà a volte è un pregio e a volte è un difetto, ovviamente. Anche il fatto che sia un calcolatore mi piace molto: tutte le cose che fa per Nica le fa per amore. Allo stesso tempo io darei a lui il fatto essere più paziente: rispetto a una volta, penso di più alle cose e alle loro conseguenze.

Caterina: Io vorrei avere la pazienza di Nica, e invece le darei un po’ più di impulsività tipica del mio carattere. Di Nica prenderei anche tutto quello che è l’aspetto genuino, buono.

Sia sfogliando il libro che guardando il film si notano delle somiglianze con atmosfere di Twilight. Ci avete pensato quando avete scritto il romanzo o realizzato il film?

Erin: L’immaginario di Stephenie Meyer ha creato un immaginario. Non ho mai letto il libro ma ho visto i film, quindi riconosco che abbiano avuto un impatto culturale, se così vogliamo chiamarlo. Anche nelle atmosfere, perché Fabbricante è una sorta di favola gotica, come può essere quella di Bella ed Edward.

Genovesi: Non ho mai visto Twilight, né al cinema né in tv. Sicuramente riconosco un genere sia letterario che cinematografico. È una favola dark, i colori tendenzialmente sono quelli: qualcosa di freddo e oscuro. Io penso più a Batman, sono archetipi anche per noi che giriamo e ci riconosciamo immediatamente in qualcosa che può anche essere distante da noi ma che troviamo riconoscibile.

E se questo film dovesse andare bene, ci sarà mai un sequel del romanzo?

Erin: Fabbricante finisce in maniera molto netta, l’epilogo parla di loro due adulti e sposati. Inizia con la leggenda e finisce con la leggenda. Inserirsi in un cerchio chiuso e definitivo è difficile: per quanto mi riguarda la loro storia è finita.

Fabbricante di lacrime: la trama

Tra le mura del Grave, l’orfanotrofio in cui Nica è cresciuta, si racconta da sempre una leggenda: quella del Fabbricante di Lacrime, un misterioso artigiano, colpevole di aver forgiato tutte le paure e le angosce che abitano il cuore degli uomini. Ma a diciassette anni per Nica è giunto il momento di lasciarsi alle spalle le favole. Il suo sogno più grande, sta per avverarsi: i coniugi Milligan hanno avviato le pratiche per l’adozione e sono pronti a donarle la famiglia che ha sempre desiderato. Nella nuova casa, però, Nica non è da sola. Insieme a lei viene portato via dal Grave anche Rigel, un orfano inquieto e misterioso, l’ultima persona al mondo che Nica desidererebbe come fratello adottivo. Rigel è intelligente, suona il pianoforte come un demone incantatore ed è dotato di una bellezza in grado di ammaliare.

Anche se Nica e Rigel sono uniti da un passato comune, la convivenza tra loro sembra impossibile… ma gentilezza e rabbia sono solo due diversi modi di combattere il dolore e saranno destinati a diventare l’una per l’altro proprio quel Fabbricante di Lacrime della leggenda.

Al Fabbricante non puoi mentire e loro dovranno trovare il coraggio di accettare quella forza che li attrae che si chiama amore.

I film e le serie imperdibili

Classifiche consigliate