E adesso?

Dopo aver costruito con il suo Blaine Anderson uno dei personaggi più originali, sexy e dirompenti degli ultimi venti anni di televisione grazie al successo interplanetario di Glee, il futuro è un grande punto interrogativo per l’enfant prodige Darren Criss, penultimo ospite internazionale di Giffoni 2015 prima dell’arrivo di Orlando Bloom previsto per oggi. Esploso già da studente con il musical A Very Potter Musical, Criss ha dimostrato con Glee di avere un enorme carisma e talento come cantante e attore. Si può dire che il personaggio di Blaine Anderson, leader apertamente gay del gruppo The Warblers dell’Accademia Dalton, abbia segnato un’intera generazione. E adesso? Le porte di Broadway e Hollywood sembrano spalancate per questo purissimo artista appena ventottenne specializzatosi negli anni nel doppiaggio di capolavori dell’animazione come La Storia della Principessa Splendente di Isao Takahata (2013) e Si Alza il Vento di Hayao Miyazaki (2013).

L’ultima puntata di Glee (2010-2015) è andata in onda il 20 marzo di quest’anno.

E adesso?

(Darren Criss esordisce nella nostra roundtable tentando inizialmente la carta del poliglottismo: “Se volete possiamo farla in italiano… no meglio di no”; Darren conosce la nostra lingua e anche piuttosto bene, N.d.R.)

 

Parlaci dell’esperienza a Broadway appena conclusasi con Hedwig and the Angry Inch…

Appena finita. Un sogno che si è realizzato. Ho conosciuto il personaggio di Hedwig quando ero un teenager. Vidi il film (Hedwig – La Diva con Qualcosa in Più, 2001, N.d.R.) da adolescente e mi innamorai del progetto. Fare parte dello show a 14 anni di distanza dalla visione del film è incredibile. E’ come entrare a far parte della tua band preferita. E’ come se un fan dei Beatles fosse stato chiamato da uno dei Fab Four per far parte del gruppo. Un ruolo meraviglioso. Il teatro americano ha una grande tradizione di testi contemporanei che sono diventati classici come Tennessee Williams o Neil Simon. Uno degli ultimi grandi classici del nostro teatro che rientra in questa tradizione è Hedwig. La sensazione è che rimarrà nella Storia di Broadway e che lo avranno in cartellone anche tra 50 anni.

Hai collaborato personalmente con John Cameron Mitchell?

Sì, certo. Sarebbe impossibile recitare in un dramma di Shakespeare e mettersi a parlare con lui del ruolo, no? In questo caso sono stato con John molti giorni. Devo ammettere che l’avevo conosciuto anni prima in occasione del successo di Glee. Attraversai una stanza e andai a stringergli la mano dicendo: “Ehi sono Darren, sono un tuo grande fan”. Siamo diventati amici già in quell’occasione. Se uno mi avesse detto che avrei lavorato con Mitchell quando avevo 14 anni… avrei pensato che quella persona fosse completamente pazza.

Che musica ti piaceva da adolescente?

Nirvana, Green Day e altre rock band. It was my shit (a questo punto Darren spiega con grande divertimento come l’abbia sempre colpito questa differenza tra italiano e inglese per quanto riguarda l’espressione idiomatica “My Shit” a significare “E’ quello che mi piace”, N.d.R.).

Attori punti di riferimento?

Mark Ruffalo. Sono sempre stato un suo ammiratore e so che è stato qui a Giffoni la settimana scorsa. Non penso che abbia mai fatto qualcosa di sbagliato nella sua carriera. Meraviglioso attore teatrale in This is Our Youth quando era appena ventenne. Dopo tanto cinema indipendente ha dimostrato di poter essere Hulk in un blockbuster enorme. La sua versatilità è una grande ispirazione.

Che cosa ci puoi dire del film che stai per girare in Italia? Il titolo è recentemente cambiato in Smitten! con il punto esclamativo?

Il titolo cambia spesso, soprattutto per quanto riguarda i mercati esteri. Speriamo che il nome non sia importante o che il film sia più importante del nome. Smitten! è un’espressione parola molto americana (letteralmente: “Folgorato” e usato in relazione ai colpi di fulmine, N.d.R.). Comincerò in una settimana. E’ un ritratto fantastico di un’Italia vera. Non so se verrà bene ma sarà sicuramente bello dal punto di vista visivo. Ne so pochissimo. A volte prendo delle informazioni dai media. Lo dirigerà il premio Oscar per la sceneggiatura di Rain Man (1988) Barry Morrow. Il regista è adorabile. Mi sembra una bella produzione. E’ importante per me partire dalle persone quando lavoro. Mi sono sembrate tutte persone gradevoli con cui valesse la pena lavorare per due mesi. Persone genuine. Madalina Diana Ghenea sarà nel cast. Pensavo fosse italiana ma è romena.

L’hai vista in Youth di Paolo Sorrentino?

No. So che stava in Dom Hemingway con Jude Law. E’ una storia molto sensibile e dolce sull’idea romantica e chiaramente fantasy che gli americani hanno dell’Italia. Una roba alla Sotto il Sole della Toscana (2003) o Mangia Prega Ama (2010). Del mio ruolo posso solo dire che verrò rapito e che sarò un tipico stupido americano (“dumb american” su questa espressione l’abbiamo provocato nell’intervista video, N.d.R).

Hai studiato teatro in Italia?

Sì. Ad Arezzo presso l’Accademia dell’Arte. Una scuola specializzata nella commedia dell’arte.

Quando hai deciso di voler fare l’attore?

Da molto piccolo. Vidi Aladdin nel 1992 (aveva cinque anni, N.d.R.). La voce del genio era di Robin Williams e questo fu lo spunto iniziale. Perché io sono cresciuto a San Francisco dove Williams viveva con la sua famiglia. Mi capitava di stare con i suoi figli e mi è sembrato sempre un artista più accessibile di altri perché lo consideravo vicino a me in quanto concittadino. Quando seppi che lui aveva dato la voce del mio personaggio preferito di Aladdin ovver il genio della lampada… ho deciso che sarei voluto diventare un attore. Non ho scelto questo mestiere perché avevo la necessità di spiccare o di emergere in un contesto di persone. A me interessa l’arte della narrazione. E’ per questo che lo faccio. Il teatro è una chiesa per me. Mi interessa la ritualità che riguarda l’esperienza di fruizione teatrale.

Miglior ricordo di Glee?

Domanda difficile. Ci sono i miei momenti preferiti davanti alla camera, ci sono i momenti che mi hanno visto come spettatore di qualcosa di meraviglioso che si stava svolgendo davanti ai miei occhi e ci sono i momenti in cui dei miei colleghi hanno avuto un’esperienza così bella che non ho potuto fare altro che non essere coinvolto anche io dalla loro gioia o soddisfazione personale.

Scegli da dove vuoi pescare… ma dimmi il tuo ricordo più bello…

E’ veramente difficile. Io non ho recitato in un serial alla Law & Order o Csi dove, per assurdo, ci dicevano che dopo otto stagioni avremmo dovuto, per uno speciale di un giorno, fare un elaborato numero musicale. Sto facendo un esempio chiaramente paradossale. Noi a Glee abbiamo fatto elaborati numeri musicali… ogni giorno per cinque anni! Scegliere un momento, un’esperienza… è veramente difficile.

Forse quella performance di Teenage Dream che ti ha fatto diventare celebre?

Assolutamente no! Ero nervosissimo e pieno di dubbi in quel momento. Fu speciale perché fu il mio primo giorno ma ero così preoccupato a fare bene il pezzo che non posso proprio dire di essermi divertito. A ben pensarci una storia c’è…

Raccontacela…

Coinvolge Chord Overstreet, forse il collega con cui ho legato di più nei cinque anni dello show. Dovevamo rifare Wake Me Up Before You Go Go degli Wham e chiunque conosca quella canzone sa quanto è frizzante e piena di freschezza. La notte prima… era la notte degli Oscar e con Chord abbiamo fatto le quattro del mattino passando da un party all’altro e bevendo qualche drink di troppo. La mattina dopo dovevamo registrare la canzone alle sette del mattino! Eravamo completamente cotti.  Per i primi cinque minuti ci siamo guardati pensando: “Questa cover farà schifo”. Poi abbiamo cominciato lentamente a fare Jitterbug… Jitterbug… e abbiamo cominciato a lasciarci andare. Se fosse stata una canzone lenta probabilmente saremmo svenuti a cantarla.

Tipo Careless Whisper?

Esatto! Saremmo morti facendo Careless Whisper. Invece quella canzone così scoppiettante e allegra ci ha letteralmente resuscitati. Insomma… c’è gente che va al lavoro per firmare dei pezzi di carta… e noi… andavamo a lavoro per rifare un canzone scemissima degli Wham! Sono momenti in cui ti rendi conto dell’incredibile privilegio che hai facendo questo mestiere.

Sei diventato un’icona gay con Blaine Anderson…

Davvero?

Cosa pensi della situazione nel tuo paese in questo momento storico per quanto riguarda il mondo gay?

Mmm… domanda molto difficile. Prima di tutto… io non ho scelto Blaine Anderson ma loro hanno voluto che io fossi Blaine Anderson. Lo dico per correttezza. E’ un ruolo meraviglioso che qualcuno mi ha affidato e che io ho cercato di fare al meglio. Sono un eterosessuale che ha avuto la possibilità di interpretare un omosessuale. Non posso permettermi di poter essere il portavoce della comunità gay. Non lo troverei corretto. Posso solo dire che nel mio paese c’è una maggiore esposizione, soprattutto tra i giovani, per quanto riguarda il tema dell’omosessualità. Glee può essere stato un punto di riferimento da questo punto di vista per una generazione. Forse ha permesso di rendere mainstream un dialogo all’interno delle famiglie. Se Blaine ha potuto fare qualcosa di positivo per qualcuno o ha potuto rappresentare qualcosa di positivo … sono solo felice.

Ora che la serie è finita come vedi il personaggio di Blaine Anderson in relazione alla tua carriera?

Sono stato fortunato ad interpretarlo e sarei stupido a non ammettere che è stato il ruolo che ha dato svolta alla mia carriera. Mi hanno dato una grande opportunità. Quando ho preso quel ruolo i miei amici più intimi mi hanno detto che stavo facendo qualcosa di completamente diverso da ciò che avevo interpretato precedentemente. Di solito ero stato scelto per ruoli di uomini trasandati e con i capelli lunghi. Blaine era un damerino un po’ figlio di papà completamente diverso dai miei lavori precedenti. Se dovessi essere associato a Blaine per tutta la vita… mi riterrei fortunato ma io cerco la versatilità. Se mi chiedono se sono un musicista rispondo che sono un attore e se mi chiedono se sono un attore rispondo che sono un musicista. Vedremo che succederà.

(al termine della roundtable Darren si alza e va via dimenticandosi gli occhiali da sole. Io li prendo, lo avverto e glieli porgo. Lui mi ringrazia molto e aggiunge: “Cavolo… avresti potuto rubarli. Grazie”. Questa gag verrà ripresa all’inizio della nostra piccola chiacchierata video attualmente online, N.d.R.)

 

 

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