Nelle due ore di videointervista per “Casa Alò”, Cosimo Gomez ha modo di sviscerare numerosi aspetti e dettagli del suo ultimo film da regista.

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Chiacchierando con Francesco Alò di Il mio nome è Vendetta, emergono numerosi aneddoti e il discorso cade sul tema della violenza, centrale in un revenge movie, ma spesso difficile da calibrare. In questo caso, c’è stato un lavoro di limatura, per quello che riguarda la prima parte; una scena di massacro che richiama altri film celebri come Il giustiziere della notte o ancora History of violence.

Il massacro iniziale era veramente troppo violento.

Ci spiega Gomez:

C’era un infierire su di lei che…è stata una decisione collegiale: mia, di Netflix che vedeva i vari cut, i produttori. Forse là poteva scattare effettivamente il cambio di canale. È difficile capire prima il punto di rottura perché va fatta la violenza, nei revenge è necessaria perché…prendo Man on fire. Denzel Washington deve fare delle cose atroci perché c’è la bambina che ha subito un’ingiustizia. Quando lui viene scalfito da un colpo ti emozioni, hai paura, mentre a lui è permesso fare di tutto perché in quel momento sei te quella persona. Devi riuscire a far diventare il pubblico il protagonista per cui vuoi assolutamente vendicarti e hai un desiderio di rivalsa. In qualche modo la violenza è più tollerata e desiderata dal pubblico che vuole vedere morire il cattivo. Nella parte iniziale, effettivamente, la parte quando abbiamo girato per la prima volta il massacro, io per primo lo dico, era un po’ troppo. C’è un infierire sulla moglie che abbiamo deciso di togliere.

Non solo violenza però in Il mio nome è Vendetta, ma anche un bel ritratto padre e figlia, che è il tema che Gomez voleva esplorare all’interno del film.

C’è stato un momento che il film volevamo chiamarlo “Lo stesso sangue” perché è proprio il tema di questo padre e questa figlia che in qualche modo sono simili. Fin dall’inizio volevamo piazzare come se ci fosse qualcosa di speciale tra loro due, in cui la madre è un po’ esclusa. Loro due hanno lo stesso sangue. Abbiamo lavorato un po’ su questa cosa. Poi lo abbiamo chiamato Il mio nome è Vendetta, anche in molte nazioni è stato chiamato “My name is Revenge”, “Vendetta”. Perché è una parola conosciuta, proprio un tag.

Come è nato il progetto, il grande successo in tutto il mondo, la possibilità di un sequel e molto altro nella videointervista che potete vedere interamente su BadTaste+

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