Nel corso di una roundtable promozionale per l’uscita di The Suicide Squad, a cui abbiamo partecipato anche noi di BadTaste, James Gunn ha parlato a ruota libera del film. Le scelte narrative sono al centro di molte domande. Non solo la decisione di portare su schermo alcuni villain strampalati dell’universo DC, ma anche quello di fare una carneficina con i personaggi.

Non ha infatti nascosto l’entusiasmo per aver potuto gestire liberamente questa squadra di supereroi strampalati e cattivissimi. Tanto che quasi il film si è scritto da solo man mano che inseriva le pedine nella storia. Ha ammesso di avere amato moltissimo tutti i suoi reietti e di essersi affezionato a loro.

Un affetto per certi versi anche sadico, data la quantità di morti violentissime inserite nel film. Nulla di strano per un regista dal passato made in Troma e fuori di testa come James Gunn, ma una scelta molto insolita per un prodotto ad altissimo budget e così delicato. The Suicide Squad gli venne commissionato poi in un momento particolarmente delicato della sua vita. Era appena stato licenziato dalla Disney in seguito alle polemiche derivanti da dei controverei tweet. Una pellicola del genere arrivava come ancora di salvezza di una carriera che sembrava sprofondare.

È chiaro quindi che non deve essere stato semplice per lui eliminare alcuni personaggi. Durante le intervista James Gunn ha infatti ammesso di avere violato una sua storica regola autoimposta. Se ne parlò molto dopo il secondo capitolo dei Guardiani della Galassia: ovvero che chi è morto deve restare morto. La scomparsa di un personaggio deve restare tale perché conti qualcosa.

Regola che sembra non valere per The Peacemaker. Alla domanda precisa: era previsto sin dall’inizio che il personaggio sarebbe tornato nella serie tv a lui dedicata? Il regista ha risposto:

No, non era pianificato. E va contro tutto quello che ho sempre detto che avrei fatto. Penso veramente che nei film la morte debba contare qualcosa. Ma a volte capita anche a me di violare le regole. Mi sembrava che il personaggio avesse ancora molto da dire e che abbiamo iniziato a grattare solo la superficie di quello che può fare John Cena. C’è stato un momento sul set con John in cui sta per fare un qualcosa di veramente terribile a Ratcatcher 2. Così gli ho fatto un primo piano. Nei suoi occhi c’era questa tristezza e incertezza, ma anche la voglia di continuare con quella che crede sia la cosa giusta da fare. In quel momento ho pensato che fosse solo un piccolo pezzo di quello che può dare come attore. Volevo coglierlo e portarlo alla luce per vedere quello che poteva fare.

Non dobbiamo aspettarci però molte altre violazioni di questo principio. Quella di The Peacemaker è un’eccezione derivata proprio dallo status particolare del personaggio e dalla scoperta sul set delle due potenzialità. James Gunn continua infatti la risposta ritornando quello di sempre:

Non mi pento di avere ucciso gli altri personaggi. Penso fosse la mossa giusta per la storia. Penso che sarebbe stato fasullo se avessimo ucciso tutti all’inizio del film e poi nessuno dopo. Ma questo non significa che non mi si spezzi il cuore nell’uccidere i personaggi. Però, per essere onesto, devo dire che mi dispiace molto anche per avere fatto fuori i villain. 

Le continue morti servono quindi ad alzare la posta in gioco e a comunicare allo spettatore che in ogni momento può succedere di tutto. Dobbiamo aspettarci che ritornino con fermezza ad essere parte del suo stile. Nessuna pietà per i personaggi.

E voi cosa ne pensate? C’è qualche antieroe di The Suicide Squad – Missione suicida che non ce l’ha fatta e che vorreste vedere ancora in futuro?

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