La recensione di All We Imagine As Light, il film di Payal Kapadia presentato in concorso al festival di Cannes

C’è un’indubbia grande dolcezza nel modo di filmare di Payal Kapadia. Anche quando filma degli scontri tra i suoi personaggi, c’è una morbidezza di sguardo e un rifugiarsi in occhiate, dettagli o piccoli gesti che suggeriscono un’intimità fragile. Per tutta la durata del film, l’impressione è che, nelle tre donne protagoniste di All We Imagine As Light, Kapadia cercherà i segni di anime in pena. Vale per la più giovane, con un fidanzato con il quale non riesce a trovare un posto per un po’ di intimità; vale per l’infermiera con il marito lontano, che finisce per trovare dolce anche la cuociriso che lui le manda; vale per l’arrabbiata donna anziana che una grande società immobiliare sta cacciando dalla sua abitazione perché non ha le carte che dimostrano che è sua.

Questa è proprio una storia di donne in città, ripresa con focale lunga, in un groviglio di comparse, alle prese...