Belfast, la recensione | Roma 16

È probabile che il piccolo Buddy al centro di Belfast sia Kenneth Branagh stesso. Ne ha i colori (lo capiamo anche al di là del bianco e nero) e l’età. I suoi problemi da bambino sono il cuore di tutto (deve migliorare a scuola perché la disposizione dei banchi è data dai voti e vuole stare vicino alla ragazza che gli piace) mentre sullo sfondo il quartiere popolare di Belfast in cui vive è massacrato dagli scontri tra protestanti e cattolici. La sua famiglia è protestante ma vive senza problemi in un quartiere di cattolici fino a che non arriva la fazione protestante a portare la guerra civile e pretendere schieramenti. I genitori meditano di emigrare, i bambini cercano di fare i bambini.

È l’effetto Roma (di Cuaron), il film familiare, personale, in bianco e nero sullo sfondo della grande storia. La nuova formula dell’Oscar (con molta più grazia e soprattutto più personalità anche È stata la mano di Dio ronza intorno a quell’idea) che Belf...