Cosmic Sin, la recensione

C’è un solo concetto che passa in modo inequivocabile dal volto mono-espressivo di Bruce Willis in Cosmic Sin, detto a denti stretti in un misto tra la noia e la consapevolezza di averne vista una più del diavolo. Suona più o meno come “ditemi cosa devo fare che voglio tornare a farmi gli affari miei” ed è la battuta iniziale del suo personaggio, un soldato spaziale del 2524 che per qualche motivo (mai approfondito) è stato degradato, mentre accetta la proposta di andare a menare un po’ di alieni nel loro pianeta. Ma, sfortunatamente per il regista Edward Drake, quella battuta sembra essere anche lo stato d’animo che ha convinto Bruce Willis ad accettare il ruolo per questo film, uno sci-fi talmente goffo, scritto male e privo di ogni possibile qualità filmica che l’unico momento in cui soddisfa è quando, finalmente, iniziano i titoli di coda.

È difficile stabilire quali siano i difetti principali di Cosmic Sin, forse proprio perché ogni sua ...