La recensione di The Fabelmans, il film di Steven Spielberg presentato alla Festa del Cinema di Roma e in uscita in Italia il 22 dicembre

L’amore più sincero e commovente che passa dai film di Spielberg raramente è quello per l’altro sesso. È più quello per i padri, per i figli, per un ideale, per una figura storica o per un’aspirazione. Vedendo i primi 20 minuti di The Fabelmans, ci sì chiede se sia possibile amare così tanto il cinema o almeno cosa ci voglia per amarlo così. Probabilmente ci vuole di averne fatto una ragione di vita ad un livello tale da identificare la propria stessa esistenza con esso. E solo Spielberg poteva riassumere tutto questo in una immagine così potente da fare due volte il giro della testa prima di affondare nel profondo, di quelle destinate ad entrare nella memoria collettiva: lui stesso da bambino che si proietta una scena (da sé girata!) sulle mani tenute insieme a formare un piccolissimo schermo. Niente di più intimo, fisico e umano, il cinema sul cor...