La recensione di Grand Tour, il nuovo film di Miguel Gomes presentato a Cannes 77

Non c’è sensazione migliore, soprattutto a un festival, di quando un’ambizione smodata poggia su un talento in grado di realizzarla. Si fa fatica anche solo a iniziare a spiegarlo, un film come Grand Tour. Un ibrido inafferrabile che va ovunque, si permette tutto, non teme di sfidare o confondere con la sua sfrenata libertà espressiva. Ma non dà mai l’impressione di prendere in giro il suo pubblico, perché questo eccesso è chiaramente figlio di una riflessione profonda sul mondo, la Storia e su come il cinema può raccontarli. Solo così si spiegano i suoi apparenti paradossi: come possano stare insieme formalismo esasperato e narrazione fluviale, ondivaga, felice di perdere la bussola in quella che sembra la negazione di qualsiasi struttura. Come uno sguardo sognante e ipnotico, che pare addormentarsi nella contemplazione di un antistorico esotismo, possa tenere un occhio spalancato sul ...