La recensione di La caccia, il film di Marco Bocci in sala dall’11 maggio
La cosa più forte che esce da La caccia è il desiderio di Marco Bocci di fare un film forte. La sceneggiatura (dello stesso Bocci con Alessandro Pondi e Alessandro Nicolò) parla di quattro fratelli in difficoltà e della vendita di un grande villone in cui sono cresciuti che potrebbe tirarli fuori dai guai. È un buon soggetto che ha dentro di sé quell’unione di usuale e particolare che serve: contrasti e idee eterne (storie di soldi in famiglia, la cattiveria delle persone tirata fuori dalla necessità) e al tempo stesso moderne, perché ognuno di loro ha difficoltà contestualizzate nel presente. La caccia però questa sceneggiatura la mette in scena puntando a creare un alto numero di scene madri, caricando l’espressività del film e preferendo un registro spesso urlato che andrebbe anche bene se solo ognuna di queste molte scene forti fosse stata caricata e costruita come tale da quel che la precede.
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