La nostra recensione di La Piedad, presentato al Torino Film Festival

Anche 84 minuti possono essere troppi per un film, se non fa che ruotare intorno alla stessa idea, e se per giunta questa non è così originale, nella concezione e nella messa in scena. Ancor di più se l’opera in questione si prefigge di essere un horror, senza riuscire mai ad angosciare. Accade questo in La Piedad, secondo lungometraggio di Eduardo Casanova, presentato al 40° Torino Film Festival. Del precedente film del regista, Pelle, ritorna l’estetica color pastello dominato dal rosa, che qui si abbina al nero, e il senso di disgusto che vogliono creare alcune sequenze. Ma viene meno il senso del trash e del queer, per arrivare a un’atmosfera grottesca svuotata dall’ironia che, in prolungati piani fissi all’interno di ambienti geometrici e asettici, pian piano diventa creepy. Ma cosa c’è da scoprire, o da sorprendersi, in una storia i cui assunti sono evidenti fin dalla prima ...