Mortal Kombat, la recensione

Quando i personaggi entrano in scena dicendo il proprio nome con enfasi, mentre un carrello a stringere si avvicina a loro per dargli ancor più epica, sai di essere con tutti e due i piedi negli anni ‘90. E del resto è quello il mondo da cui viene Mortal Kombat, la serie di videogiochi come il primo film di cui questo è un reboot nostalgico, cioè un reboot che non vuole cambiare poi tanto, innamorato della burina semplicità di quello, genuflesso di fronte alla sua primitiva ignoranza manifestata in primis dal tema musicale originale. Mortal Kombat del 2021 è letteralmente il proseguimento logico (ma non di trama) di quello del 1995, solo con 25 anni in più di esperienza nel settore e nell’evoluzione del genere.

Un campione di arti marziali miste scopre di essere uno dei prescelti per il Mortal Kombat, temibile torneo in cui i campioni della Terra sfidano quelli dell...