No Time To Die, la recensione

Spectre sembrava in un certo senso la chiusura di un ciclo.

Ma mai quanto No Time To Die.

La gestione Craig di 007 (che poi sarebbe più giusto dire la gestione Purvis & Wade, qui con l’aiuto di Phoebe Waller Bridge che subito pare una manna dal cielo) è stata caratterizzata dall’essere per la prima volta un saga non in capitoli, ma in sequel, ogni film collegato agli altri in un’unica grande storia che, lo capiamo con questo ultimo, è arrivata a costruire il mondo di James Bond come lo conoscevamo. Nei film precedenti con molta calma l’agente ha preso il doppio 0, M è passato dall’essere una donna ad essere un uomo (come era sempre stato), abbiamo visto come nasce Moneypenny e il suo rapporto particolare con James Bond, abbiamo visto da dove venga la Spectre e come si relazioni Blofeld con Bond. Tutto giunge all’apice in No Time To Die che per la prima volta in questa gestione è un classico film di 007 che ottempera a tutte le tappe e i luoghi co...