La recensione di The Seed of the Sacred Fig, il film di Mohammad Rasoulof presentato al Festival di Cannes.

Ultimamente abbiamo parlato di un grande regista che fa cinema politico tramite la sperimentazione, Miguel Gomes. Ma la verità è che la differenza, quella (poca?) che possono fare informando e indignando, i film la fanno quando raccontano. Per una storia lunga e complicata, che ha a che fare con la demonizzazione di Hollywood e del “cinema commerciale”, la narrazione classica (quella che intrattiene, quella con gli eroi e i cattivi) è spesso tacciata di non poter costruire discorsi politici, di semplificare, di cadere in dicotomie. Lo dicevano di La battaglia di Algeri (1966) e Z-l’orgia del potere (1969). Qualcuno lo dirà anche, statene certi, di The Seed of the Sacred Fig: che è retorico, che parla troppo alla pancia e poco alla testa eccetera. E invece se c’è oggi un film capace di raccontare l’Iran al mondo è proprio questo: un grande film class...