La recensione di Windfall, su Netflix dal 18 marzo

Esiste un tipo di film, in particolare, che sembra alla portata di molti e che invece è difficilissimo da scrivere e da realizzare: è il film con una sola ambientazione e una manciata di personaggi. Vuoi per l’enfasi sui dialoghi, vuoi per la necessità di creare un ritmo solido e una struttura accattivante (ad evitare la ripetizione) o l’esigenza di avere, qualora i precedenti mancassero, un controllo registico quanto meno esperto – questo tipo di film è un vero e proprio trabochetto che, con l’illusione dell’accessibilità produttiva, fa cascare i più ignari e i meno talentuosi.

Windfall di Charlie McDowell è esattamente questo tipo di film: uno che sulla carta vorrebbe essere un thriller da camera (o meglio “da villa”), fatto di rivelazioni e colpi di scena, e che invece è decisamente scarso nel far capire, nei fatti, cos’è e cosa voglia dimostrare (essere un film autoriale? Un thriller mainstream? Una commedia a tinte dark?). I...