Sucker Punch dovrebbe essere usato negli esercizi sulla retorica come oggetto di discussione a vuoto. Sapete, come in quei giochi in cui si cerca di dimostrare l’indimostrabile. In cui si cerca di piegare il linguaggio per arrivare a distorcere la realtà e raggiungere il proprio scopo argomentativo. Con Sucker Punch gli antichi greci avrebbero fondato una scuola filosofica in cui i retori più abili si sfidavano a dimostrare il suo valore, contro la folla che lo negava. I più arditi si sarebbero addirittura prodigati nell’argomentare che l’opera di Zack Snyder è un film fatto e finito, e non un insieme sconnesso di video musicali. Una missione impossibile, e per questo divertente.

Sucker Punch è infatti un film indifendibile sotto ogni punto di vista. A partire dall’imbarazzante prologo che riprende l’estetica di un video della t.A.T.u e la frulla con i peggiori stereotipi del maschio: porco, predatore sessuale e avido di denaro.

Il resto del film non va molto oltre una trama da f...