A Quiet Place 2 fu una delle prime “vittime” cinematografiche del Coronavirus. A pochi giorni dall’uscita fu sospesa la campagna promozionale già ben avviata e il film spostato a data da definirsi. Flash forward di un anno e mezzo (circa): oggi il pubblico può finalmente ammirare il secondo capitolo dell’opera di John Krasinski. È ripartita la macchina di produzione e le testate che avevano già condotto le sessioni di Q&A hanno rilasciato articoli sospesi da mesi. 

L’Hollywood Reporter ha potuto parlare con il regista nel marzo 2020 in un’intervista contenente molte curiosità sulla lavorazione del film e la possibilità di un terzo capitolo. All’epoca Krasinski era possibilista, ma non appariva eccessivamente convinto. Oggi sappiamo che è in lavorazione uno spin-off diretto da Jeff Nichols.

Dopo il successo di A Quiet Place sembrava scontato un seguito alla storia, ma il regista ci mise molti mesi per convincersi. La ragione è che il primo film era una lettera d’amore ai figli (per quanto strano possa sembrare, dice nell’intervista). Era impossibile replicare quel sentimento e un sequel rischiava di rovinare il lavoro precedente. Ha quindi iniziato a raccogliere tutte le piccole idee che gli erano venute durante la lavorazione e le ha fatte crescere fino a capire che potevano sostenere una nuova storia in maniera organica. Krasinski ribadisce però di non vedere A Quiet Place II come un sequel, ma proprio come una “parte due”, una continuazione armonica dopo il cliffhanger con cui aveva lasciato gli spettatori. 

La prima cosa che ha voluto raccontare era proprio il primo giorno di arrivo degli alieni. Gli venne in soccorso la struttura a salti temporali per costruire la nuova trama. L’idea della “parte due” arrivò a una forma completa quando decise di interrogarsi su che cosa stava succedendo al di fuori dello spazio che abbiamo visto nel primo capitolo. Questo comportò però anche un aumento di costi di produzione. Non fu una scelta legata al bisogno di rilanciare la spettacolarità, ma integrata con il processo di stesura del racconto:

Non stavo scrivendo cose più grandi perché volevo un sequel più grande, migliore, più veloce e pulito. L’ho scritto perché non avevo scelta: i miei personaggi non potevano più vivere nella fattoria in cui hanno abitato. Perciò, una volta che si è espanso il mondo, anche il mio budget si è espanso, ed è stato per via di una crescita organica della storia che ha avuto bisogno di più fondi.

Tra gli altri temi affrontati, ha citato l’impressionante sequenza di apertura in cui la quotidianità della comunità viene travolta dall’arrivo degli alieni. L’ispirazione è stato I figli degli uomini. Dalla pellicola distopica A Quiet Place II prende il senso di realismo e in particolare l’uso del piano sequenza. Sebbene i longtake non arrivino mai al minutaggio del film di Alfonso Cuaron, le inquadrature di Krasinski sono lunghe e schiacciate nel mezzo dell’azione. Merito della crew, dice Krasinski, che non si è mai tirata indietro nemmeno nei momenti più difficili come quando Emily Blunt guida l’auto nel mezzo del caos.

In A Quiet Place II il suono continua ad avere un ruolo da protagonista. Il primo film fu un esempio unico di sperimentazione sui rumori tanto da essere candidato agli Oscar 2019 come miglior montaggio sonoro. 

Non possiamo limitarci a fare come con il primo film. Ma allo stesso tempo non dovremmo provare a batterlo. Dobbiamo mantenere il suono organico come la storia e non dobbiamo fare nulla ‘tanto per fare’.” Ha detto Krasinski riferendosi ai momenti più celebri di A Quiet Place. 

Millicent Simmonds, che interpreta Regan Abbott nel film, ha realmente una disabilità uditiva. Nel primo capitolo l’idea di una sua soggettiva sonora è arrivata quasi per caso. Krasinski la definisce come un “involucro” in cui la bambina fa esperienza del mondo.

Nel primo film non avevamo pensato all’idea dell’involucro di Millie. Abbiamo semplicemente tolto il suono nel film, e non ci è venuto in mente fino a che non abbiamo parlato con sua mamma chiedendole se potesse sentire o no. Sua mamma ha risposto: “sì, in realtà può! Ha una sorta di ascolto ovattato come in un involucro. Sente le macchine dietro di lei. Può percepire un poco della tua voce quando parli, ma non abbastanza”. Allora sono tornato dal team del suono e gli ho detto: “non sarebbe fantastico se riuscissimo a ottenerlo con il nostro sound design?”. E ovviamente mi hanno risposto di sì.

Il comparto audio che avvolge il personaggio si è evoluto in A Quiet Place II con un effetto scenico notevole: in una soggettiva il suono resta ovattato fino a che qualcuno non la tocca, segnalando la propria presenza. In quel momento ritorna il suono: si esce dalla percezione della bambina e si cambia prospettiva.

Cosa ne pensate di A Quiet Place II? Fatecelo sapere nei commenti!

Fonte: The Hollywood Reporter

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