C’è il Barbienheimer, ma c’è anche il Nolwig. Se infatti Barbie ed Oppenheimer, pur essendo così diversi, sono al centro di questa positiva rivalità è anche grazie ai due registi. Christopher Nolan, un autore di razza, ormai affermatissimo dentro e fuori il mondo del blockbuster impegnato. Greta Gerwig, al contrario, è simbolo del nuovo cinema dal sapore indipendente ma prodotto con le major, in sinergia con l’industria. Insieme a Noah Baumbach incarna uno spirito espressivo più lontano dal cinema tradizionale, ma ugualmente affamato di ricerca.

Nel corso della campagna promozionale di Barbie (e dei suoi precedenti film), Greta Gerwig è stata spesso sottoposta a diverse domande sulle sue ispirazioni e sui film più amati. Prima a Letterboxd ha raccontato i suoi 33 film che maggiormente l’hanno ispirata (LEGGI QUI TUTTI I TITOLI). Indiewire ne ha raccolti aggiungendone altri raccontati in altre interviste. In entrambi i pezzi i film sono una dimostrazione della cultura e della passione cinematografica che la guidano. Dalla regista ai film. Noi vogliamo fare un servizio opposto: partiamo dalla lista di titoli per provare a costruire un percorso per capire Greta Gerwig, il suo cinema e la promessa che è stata e quella futura che deve ancora realizzarsi.

Spostare il baricentro del cinema sulle donne

Prima che Sight & Sound mettesse Jeanne Dielman, 23 quai du Commerce, 1080 Bruxelles al primo posto dei migliori film di sempre, Gerwig aveva già espresso il suo amore per l’opera di Chantal Akerman. La quotidianità di una donna. I gesti di una donna. La crisi di una donna. Si può partire da qui nell’indagare la femminilità secondo il suo cinema. Come in Jeanne Dielman quello che cambia è il baricentro del racconto: da un sistema di gravità incollato alle azioni e al modo di pensare maschile, si passa a leggi della fisica umana differenti, quelle del mondo femminile. Due mondi che stanno in equilibrio, in mezzo a cui c’è un vuoto che a volte si fa spazio di conflitto (per citare appunto Oppenheimer). 

Altro che regista puramente intellettuale, Greta Gerwig riesce e veicolare stati d’animo complessi con un’energia giovanile. Quella del Mago di Oz, imprescindibile film di riferimento per Barbie, in cui il sentiero dorato è sostituito da quello rosa, viene citato insieme a Singin’ in the Rain.

Il musical è nutrimento per il suo immaginario, è una pulsione giovanile che si vede bene in Lady Bird. Da attrice è solare, da regista segue le emozioni, come dimostra il celebre video dietro le quinte in cui grida indicazioni piena di gioia a Saoirse Ronan e Lucas Hedges.

C’è tanto Jacques Demy nelle inquadrature di Barbie. The Umbrellas of Cherbourg è stato un modello per il direttore della fotografia Rodrigo Prieto sull’uso dei colori. Barbie condivide la stessa acconciatura di Catherine Deneuve nel film. L’inizio del film è invece quello di Un americano a Parigi, con una routine mattutina che dà il tono surreale a tutta la vicenda. 

Il rosa è il colore venuto dallo spazio

Barbie Greta gerwig ispirazioni

Incontri ravvicinati del terzo tipo è nella lista dei film preferiti. Per chi si chiedesse in che modo il capolavoro di Spielberg sia entrato nel suo cinema, la risposta viene dalla regista stessa: è un film dove, come in Barbie, c’è una persona che crede fortemente a qualcosa. Per questa sua convinzione sembra pazzo fino a che questa visione non si rivela essere autentica e reale. 

Il mondo della celebre bambola, sia questo reale o fatto di plastica, è caratterizzato poi da un colore dominante: il rosa. Impossibile quindi non volgere lo sguardo a Pretty in Pink. Il seminale Coming of age al femminile diretto da Howard Deutch con Molly Ringwald innerva la sua filmografia! Lo fa in parte con Piccole donne, pienamente con Barbie e soprattutto in Lady Bird. Il senso del colore sta nel modo, anche ironico, attraverso cui leggere la femminilità. Si può essere rosa, tenui, e contemporaneamente avere la risolutezza di Una donna in carriera (Working Girl). Gerwig ha raccontato in passato quest’ultimo film come una grande ispirazione. Soprattutto per come il personaggio di Melanie Griffith sa trasformarsi, dare un taglio letterale e metaforico ai capelli e entrare nel mondo degli uomini. Mantenendo il fascino, ovviamente, senza compromessi.

E se Flirting ha ispirato il rapporto e i dialoghi tra ragazze di Lady Bird, PlayTime di Jacques Tati è la “bibbia” per le scenografie di Barbie. In mezzo: The Truman Show. Prima di iniziare a girare, Greta Gerwig chiamò Peter Weir per capire come riprendere il set. Doveva dare un effetto di realistica finzione nel mondo di Barbie. Weir sconsigliò l’approccio usato per il suo film: girarono con luce naturale ma anche con dei fari sul set che rendevano tutto più finto e il set… molto più caldo.

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Qualche classico per una cineasta completa

Nella dieta mediatica della regista di Barbie non mancano alcuni titoli di cui si è nutrita per puro amore della settima arte. Rio Bravo è un film dentro cui vorrebbe vivere. Dice di perdersi anche nelle innovazioni di montaggio di Venezia… un dicembre rosso shocking per poi tornare nella collaborazione tra Howard Hawks e John Wayne. NeI Il fiume rosso si trova infatti secondo lei l’interpretazione più magica dell’attore.

La finestra sul cortile è stata una scuola sullo sguardo, una delle attenzioni che maggiormente caratterizzano la sua poetica, mentre I gioielli di Madame de… di Max Ophüls presenta movimenti di macchina e una regia che la lasciano senza parole. Passando per la comicità fisica di Tempi Moderni ci si rende conto di quanta parte abbia il corpo nelle sue storie. Sia per come è raccontato che per come è utilizzato. In fondo è il corpo che ci rende persone o, se separato dall’anima, simili a oggetti.

Così si muove la carriera di Greta Gerwig: guardando indietro, a un cinema libero, di stampo classico e dal sapore indie (i film in cui ha recitato oltre a quelli che ha diretto). Ma anche dimostrandosi un’autrice consapevole delle dinamiche commerciali. Ben disposta a lavorare con gli studi e cercare di inanellare dei campioni di incassi. Lo sarà Barbie, e si promette di replicare con il remake live action di Biancaneve, sua prossima fatica.

Se si oscilla dal cinema che tiene nelle sue immagini qualcosa di importante da dire, e quello che vuole dirle nella maniera più spettacolare possibile, non si può che tornare al musical. Al loro movimento. Ecco allora titoli come Grease o La febbre del sabato sera inseriti nella lista dei preferiti. Ecco la sintesi: ritmo, colori, energia, ricerca visiva e un pizzico di vita vera. Attraverso i film che la spingono a fare cinema Greta Gerwig rivela tanto di quello che è, ma soprattutto tanto di quello che potrà ancora diventare. 

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