Settimana scorsa vi abbiamo parlato di un approfondito articolo di Esquire dedicato alla preparazione atletica di Daniel Craig per interpretare il suo James Bond. Un corpo diverso da quelli che l’hanno preceduto, più inquietante e funzionale all’azione. L’articolo lasciava però alcune suggestioni più tecniche, sullo sguardo del cinema verso il personaggio, e quindi anche dell’occhio dello spettatore, che andiamo oggi ad approfondire. 

Quando un giornalista del Guardian chiese a Eva Green se fosse gelosa per il fatto che Craig avesse un petto più grande del suo (sì, le venne rivolta una domanda del genere da un giornalista professionista) l’attrice rispose impassibile: “beh, è lui la Bond girl, non io. È lui che esce dal mare in costume”. 

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Si riferisce ovviamente alla scena di Casinò Royale in cui James Bond esce dall’acqua e cammina sulla sabbia richiamando la classica apparizione di Ursula Andress. Nel libro Geographies, Genders and Geopolitics of James Bond Lisa Funnell osserva la saga di 007 da un punto di vista di sguardo. Sostiene che gradualmente i film siano passati dall’essere degli spy thriller all’azione pura. Quindi un genere più incentrato sul corpo sia come espressione visiva che come mezzo comunicativo. Così tanto che il protagonista ha assunto il ruolo di fascino e seduzione che un tempo era attribuito alla donna fatale. Una sorta di femminilizzazione del ruolo dell’eroe nell’equilibrio narrativo e nell’occhio che lo osserva.

Questa tendenza nella rappresentazione è però sempre stata presente nella saga, pur in misura diversa. Il corpo di Bond è in continuo mutamento, di attore in attore e di film in film. Plasmandosi e ripensandosi ha contribuito a raccontare epoche e sensibilità diverse. 

Daniel Craig 007 casinò royale

Quando Sean Connery venne scelto per interpretare l’Agente 007 in Licenza di uccidere il produttore di allora Albert Broccoli voleva un personaggio meno “gentiluomo britannico” rispetto a David Niven, attore su cui Ian Fleming aveva modellato il personaggio letterario. Un eroe colto, elegante, istruito, distante dalla prestanza fisica di Connery. 

Broccoli si impuntò, sostenendo che Niven non era abbastanza forte, mentre Connery era “alto, con una forte presenza fisica… e con il giusto accenno di minaccia”. Allora il suo corpo era molto più prestante e muscoloso rispetto agli attori coevi. Nel cinema di mezzo secolo fa i personal trainer e l’allenamento per prepararsi ai ruoli action non erano nella quotidianità dei professionisti. Era insolito quindi trovare un attore in perfetta forma atletica e molto muscoloso. 

Già Connery, nei suoi primi passi nei panni di James Bond, incarnava un ideale di uomo osservato da uno sguardo marcatamente femminile. Nonostante le continue seduzioni e i giochi amorosi, è Connery il soggetto dello sguardo. Spesse volte è senza maglia, ed è la sua presenza a suscitare reazioni nelle comparse donne. 

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Lazenby aveva un retaggio da modello simile a quello di Sean Connery, ma con uno stile più britannico. La produzione gli impedì di sciare durante le riprese, per ragioni assicurative, ma il suo phisique du role si mostra bene nella scena che apre Agente 007 – Al servizio segreto di Sua Maestà. La pelle riemerge nelle pieghe della camicia bagnata, aderente, mostrando un corpo atletico pronto al combattimento, ma pur sempre con una forma convenzionale “da gentiluomo”.

Roger Moore, considerato troppo giovane ai tempi del primo film, subentrò nel 1973 in Agente 007 – Vivi e lascia morire. Il suo James Bond prende forma con sofferenza. Più umorismo, ironia e divertimento, richiedevano pur sempre un fisico da spia. Moore non aveva familiarità con diete e palestre. Venne costretto a un regime rigido per prepararsi al ruolo e l’attore lo odiò fino all’ultimo secondo. Un giorno si lamentò con i produttori chiedendogli perché non avessero assunto un attore magro e atletico invece di fargli passare quelle pene dell’inferno.

Il suo Bond incontra avversari più forti di lui, con cui non può competere fisicamente. Nonostante si giochi molto con questa differenza, i cattivi non vengono mai mostrati senza maglia nella stessa inquadratura con James Bond. Si evita il più possibile il paragone diretto, stemperando con l’ironia. Non vediamo nemmeno i personaggi negativi o i villain impegnati in incontri amorosi con le donne. La “superiore” virilità di James Bond non è mai messa in discussione. 

 

daniel-craig-007-casino-royale

 

Negli anni ’80 la saga era in difficoltà, schiacciato dai cambiamenti in seno a hollywood e dagli altri franchise. Aumenta la violenza. Moore lascia il posto a Dalton, che riporta un approccio più atletico al personaggio partecipando in prima persona agli stunt. È comunque un James Bond che nasconde le ore passate in palestra, sottolinea l’attore raccontando il personaggio. Non le ostenta. Le fa, probabilmente, ma non è ossessionato dalla forma fisica, anzi, preferisce sorseggiare un buon drink in dolce compagnia. 

Pierce Brosnan, in confronto al James Bond di Craig, interpreta un personaggio che è un compromesso tra atleticità, fascino e intelligenza. Tre poli che, come spiegato da Lisa Funnell, il decennio dei ’90 cercava di mantenere in equilibrio. I ruoli maschili da protagonista erano rivestiti da attori con una presenza fisica meno invadente e normalizzata. Leonardo DiCaprio in Titanic, Keanu Reeves in The Matrix e Ben Affleck per Armageddon. L’immagine tutto muscoli e senza cervello del decennio precedente scompare in funzione di un eroe più emotivo e dinamico. Brosnan è un James Bond in continuo movimento, anche in situazioni improbabili ed esagerate dall’abuso di computer grafica. 

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Quale sarà il passaggio dell’immaginario che caratterizzerà il nuovo agente 007? Nell’articolo di Esquire si sottolineano tre possibili tendenze: una legata ai nuovi eroi action, molto in linea con quelli anni ’90: John Wick, Ethan Hunt (oltre al ritorno di Neo di Matrix). L’altra deriva dal filone cinecomic, con personaggi potenti, muscolari, che stravolgono le leggi della fisica. Una terza via potrebbe essere quella di ritornare a Fleming, con l’atmosfera da spy thriller, abbandonando l’action, avvicinandosi più a un James Bond classico.

Fonte: Esquire

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