Nell’interessante serie di documentari Netflix I film della nostra infanzia si raccontano i retroscena che hanno portato alla nascita delle opere indelebili nella cultura popolare. Nella puntata dedicata a Ritorno al futuro abbiamo scoperto, tramite la voce dei diretti interessati, che la produzione del film è stata una vera corsa contro il tempo.

Come noto il film è nato dal fortunato sodalizio tra lo sceneggiatore Bob Gale e il regista Robert Zemeckis (che era alla disperata ricerca di un successo). Fu innescato dalla fiducia nei due di Steven Spielberg. L’idea di Ritorno al futuro venne a Bob Gale guardando l’album scolastico del padre. Vedendolo giovane pensò: “sarei stato amico di mio padre se fossi stato al liceo con lui?”.

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Inoltre nel finale originale Marty sarebbe andato nel futuro con l’energia di un esperimento atomico e ci sarebbe stato uno scimpanzé nel film. Due decisioni narrative che davano qualche grattacapo alla produzione. Il resto della sceneggiatura sembrava invece a tutti solida e accattivante.

Ritorno al futuro restò però per molto tempo nei cassetti degli studios a partire dal 1981, quando venne completata la prima bozza. Servì il successo di All’inseguimento della pietra verde per sbloccare il progetto. Steven Spielberg con la sua Amblin Entertainment si disse interessato a produrre il film. Lo script era inizialmente in mano a Frank Price, l’allora presidente della Columbia, proprio mentre stava effettuando il passaggio alla dirigenza della Universal. Egli non voleva affidare il film alla società che lasciava, e che quindi non avrebbe più potuto controllare. Aspettò quindi che il passaggio fosse completo. Qualche mese dopo iniziò la lavorazione di Ritorno al futuro nella nuova società. 

Nel cast venne chiamato ad interpretare la parte di Marty Mc Fly l’attore drammatico Eric Stoltz. Il suo approccio al personaggio e al film era ben più drammatico rispetto alle intenzioni di Zemeckis. Continuarono a girare, sperando di risolvere andando avanti. Avevano anche diversi problemi di budget dato che il costo del film continuava a decuplicarsi. Lavorarono per tagliare diversi elementi costosi a pochi mesi dall’inizio delle riprese. Cambiarono così in corsa il finale (che prevedeva l’esplosione nucleare). 

Ritorno al futuro

Alla fine di novembre iniziarono le riprese con 65 giorni di lavoro totale previsti. Tutto era estremamente impegnativo dato che gli attori dovevano interpretare diverse versioni dei personaggi e i set andavano ricostruiti per adeguarsi a epoche diverse.

Il vero problema era però che Eric Stoltz sembrava non funzionare nell’equilibrio del film. Il suo modo di recitare era distante dal tono generale di Ritorno al futuro. Quando Zemeckis girò l’inquadra in cui McFly cammina per Hill Valley Square si rese conto che le cose non andavano: sembrava un film di fantascienza distopico e drammatico, quando doveva essere una commedia.

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Andò allora da Spielberg chiedendo di rimpiazzare Stoltz con Michael J. Fox. Il problema era che avrebbero dovuto rigirare parte delle scene senza avere troppo tempo a disposizione e soprattutto l’attore era impegnato con la sitcom Casa Keaton. Fox accettò con il permesso del produttore Gary Goldberg senza nemmeno leggere la parte. Dovette però fare i doppi turni di lavoro, tra il set televisivo e quello cinematografico. Lavorava spesso di notte, rincorrendo i tempi stretti di lavorazione.

Melora Hardin interpretava Jennifer e funzionava bene in sinergia con Stoltz. Le inquadrature con il nuovo interprete sembravano sbagliate perché l’attrice era troppo più alta rispetto a Michael J. Fox. Fecero un recasting anche a lei e Claudia Wells la sostituì.

Erano ormai sei settimane e mezzo che la troupe era sul set e ancora Ritorno al futuro non aveva assunto una forma minimamente compiuta. Si ritrovarono a rigirare le scene con un cast diverso. Gran parte delle inquadrature vennero pensae per ottimizzare la presenza di Fox sul set. Riprendevano il più possibile e lo montavano con l’esistente o concludevano la scena senza di lui il giorno dopo (inquadrando solo gli altri attori).

In questo modo però ebbero anche la possibilità di migliorare l’impostazione delle scene, aggiungere dettagli o cambiare alcuni momenti deboli. Una sorta di precursore di quelle che sono le moderne sessioni di riprese aggiuntive. 

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Il film sarebbe dovuto uscire a metà di luglio, il tempo per mettere insieme il film era scarso. La proiezione test con il pubblico presentava una versione rattoppata di Ritorno al futuro, con musica non definitiva e effetti speciali non completi. Fu però un successo tale che la Universal capì il potenziale del film tanto da anticiparne l’uscita nella prestigiosa finestra del 4 di luglio. Ma non c’era tempo per farlo.

Dovettero rinunciare quindi ad avere alcuni effetti speciali non realizzati come voleva Zemeckis. La mano di Marty McFly che si dissolve o il fuoco che brucia i cavi furono messi nel film di corsa e all’ultimo minuto. Non tutto era perfetto, ma Ritorno al futuro fu un successo senza precedenti.

Nonostante la sua lotta contro il tempo però, il film dei due Bob si guadagnò un brillante futuro.

Fonte: Netflix

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