Quando si pensa all’animazione televisiva classica, quella associata ai primi decenni di vita del medium domestico e al relativo boom che ha avuto nelle case degli spettatori, la mente non può che andare alla vasta produzione della Hanna-Barbera Productions, celebre Studio fondato da William Hanna e Joseph Barbera (insieme al regista George Sidney) nel 1957. Serie di successo come Braccobaldo Show, L’orso Yoghi e I Flintstones (primo show animato della storia ad andare in onda in prima serata) sono riuscite a imporsi nella mente del pubblico, lasciando un segno indelebile che perdura ancora oggi (basti pensare a quanto, tra rilanci e nuove incarnazioni, queste serie continuino ad essere riproposte). La popolarità acquisita durante tutta la seconda metà del Novecento dallo Studio dei due creatori di Tom e Jerry è stata tale da ridefinire l’immaginario pop contemporaneo, segnando l’inizio della prima grande epoca della serialità animata. Celebri sono i saturday morning cartoons da loro realizzati in oltre 40 anni di attività, riuscendo a coinvolgere anche un ventaglio di pubblico diversificato, intercettando tanto quello scolare, con personaggi legati alla vecchia tradizione dei corti cinematografici come Pixi e Dixi, quanto il target delle famiglie, con il modello sitcom de I Flintstones e I Jetsons, fino ad arrivare agli adolescenti, con il grande successo riscosso da Scooby-Doo e i suoi epigoni.

Molto meno conosciuto risulta, invece, il tragico tentativo da parte dei due produttori di introdursi nel campo nell’animazione per adulti attraverso la realizzazione di uno speciale televisivo che prende il nome di Rock Odyssey, il cui risultato fu così fallimentare da portare lo stesso Studio a occultarne qualsiasi riferimento. La storia questa di un film la cui visione è stata per anni preclusa, diventando oggetto di culto per collezionisti e studiosi d’animazione.

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La storia di un “film invisibile”

Gli anni Settanta sono stati significativi per la storia del medium, segnando la nascita di un ramo inedito dell’industria dell’animazione dedicato alla produzione di film indirizzati a un pubblico adulto. Tale fenomeno è avvenuto sull’onda della controcultura e dei moti giovanili post-sessantottini, avendo modo di inserirsi nel processo di modernizzazione del cinema americano avviato dalla New Hollywood. I successi registrati dalle prime pellicole di Ralph Bakshi come, per esempio, Fritz il gatto e Heavy Traffic segnarono l’inizio di un filone in grado di soddisfare il gusto e l’interesse di un gruppo di spettatori differente da quello che fino a quel momento aveva costituito il target di riferimento dell’animazione statunitense. In particolare venivano prese le distanze dal modello disneyano che proprio in quegli anni, in seguito alla morte di Walt nel 1966, stava attraversando la maggior crisi della sua Storia. In un periodo caratterizzato da diverse sperimentazioni produttive da parte di Hanna e Barbera, aprendosi al cinema con la realizzazione di lungometraggi come Charlotte’s Web e Heidi’s Song, la coppia di produttori presero in considerazione la possibilità di allontanarsi dalla zona di confort di film e serie per bambini per tentare di seguire a loro volta la via dell’animazione per adulti.

Tale presupposto è all’origine della produzione di Rock Odyssey. Prendendo fortemente spunto dal film antologico Heavy Metal, uscito nel 1981, l’intento era quello di creare una sorta di pellicola fiume che ripercorresse le principali tappe della scena musicale americana dagli anni Cinquanta fino agli anni Ottanta, in quello che Joseph Barbera aveva definito una sorta di «Fantasia rock». I piani per lo speciale erano inizialmente di mandarlo in onda in fascia prime-time su ABC nel corso del 1982. Tuttavia, le reazioni profondamente negative a una prima versione (ancora incompleta) del film da parte della Taft Entertaiment (all’epoca partner-media della Hanna-Barbera Productions) e della ABC, unite al disastroso flop al botteghino del film Heidi’s Song, portarono gli executive dello Studio alla decisione di “congelare” il film con la prospettiva di recuperarlo eventualmente in seguito.

Solo diversi anni dopo il progetto verrà ripreso. Tuttavia, la febbre per i film animati per adulti che venne lanciata da Ralph Bakshi oltre quindici anni prima si era ormai esaurita. Il Rinascimento della Disney era alle porte. Inoltre, il difficile periodo finanziario attraversato da Hanna-Barbera nella seconda metà degli anni Ottanta non permetteva la messa a disposizione del budget necessario per ultimare la pellicola, portando i dirigenti dello Studio alla risibile decisione di tappare (letteralmente) il buco delle sequenze mancanti con una compilation di clip casuali tratte dalle varie serie HB, montate sulla canzone Wake Me Up Before You Go-Go dei Wham.

Il film verrà “completato” solo nel 1987, venendo presentato in occasione della seconda edizione del Los Angeles International Animation Celebration nel luglio di quell’anno. Le pessime reazioni, unite ai problemi emersi riguardo i diritti delle canzoni utilizzate, portarono il film a non venir mai trasmesso negli Stati Uniti (né tanto meno ad essere rilasciato in home-video), venendo reso disponibile unicamente per la distribuzione televisiva internazionale. Una versione doppiata venne mandata in onda in Spagna (sui canali TVE1 e TVE2) e in alcuni Paesi dell’America Latina, inoltre pare che una versione inglese sia stata trasmessa nel Sud-est asiatico nel 2010 sul canale Boomerang. Tuttavia, al di là di ciò, nessun riferimento riguardo il film e nessuna menzione verrà mai più fatta da Hanna-Barbera (ad eccezione di alcuni frame presenti nella compilation di videoclip HBTV), come se tale produzione non fosse mai avvenuta.

Dopo anni di assoluto silenzio, nei quali Rock Odyssey aveva assunto lo stato di “film perduto”, è con l’avvento di Internet che la pellicola ha avuto modo di ritornare a galla. Con la libera circolazione di materiale audio e video, infatti, cominciano a fare la loro comparsa, in maniera del tutto ufficiosa, copie tratte da registrazioni di quelle poche volte in cui il film è stato proposto su piccolo schermo, dando la possibilità di vederlo e facendo conoscere la singolare storia dietro uno dei più catastrofici esperimenti mai realizzati nel mondo dell’animazione.

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Febbre da Mtv Generation

L’avvento di Mtv nelle televisioni prima statunitensi e poi mondiali ha rappresentato all’epoca una vera e propria rivoluzione, ridefinendo una nuova forma di estetica caratterizzata da un ampio uso di tracce pop oltre che da un montaggio veloce e con stacchi ritmici. L’influenza del canale tematico, già a partire dalla sua prima messa in onda il 1° agosto 1981 con il videoclip Video Killed the Radio Star dei The Buggles, è stata tale da evadere dal proprio ambito d’appartenenza per condizionare altre realtà, compresa quella filmica. Da quel momento in poi, infatti, diverse sono state le pellicole ad adottare la medesima impostazione, da Flashdance a Top Gun. Rock Osyssey non fa eccezione, rientrando pienamente nelle produzioni soggette a tale tendenza.

Il film è stato diretto da Robert Taylor, animatore e cineasta poliedrico che, oltre ad aver già preso parte a produzioni targate Hanna-Barbera (firmando la regia di Heidi’s Song), proveniva proprio dal mondo dell’animazione per adulti, avendo collaborato con Bakshi nella realizzazione di diversi suoi film e diretto Le 9 vite di Fritz il gatto (seguito proprio di quel Fritz il gatto che aveva inaugurato il filone).

Privo di una vera propria struttura narrativa, Rock Odyssey è composto da una serie di sequenze musicali nelle quali vengono riprodotte cover di grandi classici della pop music, appartenenti rispettivamente ai quattro decenni attraversati nel corso del film, da Blue Suede Shoes a Stayin’ Alive. Il tutto costruito sulla flebile trama di una misteriosa Dea che, spostandosi nel tempo, salta di anno in anno alla ricerca del vero amore. Oltre a questo, il film si caratterizza per la totale assenza di dialoghi, anticipando, per certi versi, quanto molti anni dopo verrà realizzato da Leiji Matsumoto, in collaborazione con i Daft Punk, in Interstella 5555. Le uniche parti parlate sono quelle d’intermezzo tra una sequenza e l’altra, con protagonista un Jukebox antropomorfo con la voce di Scatman Crothers (il celebre custode Dick Hallorann nello Shining di Kubrick).

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Fin dal primo momento è chiaro quanto in Rock Odyssey non ci fosse l’interesse a raccontare una storia. Ciò che maggiormente premeva era di prendere spunto da pellicole ben più note e di successo, prima fra tutte Heavy Metal di Gerald Potterton, al fine di amalgamare i contenuti di un certo cinema animato per adulti con l’estetica del videoclip. I rimandi a Mtv sono oltremodo espliciti, a partire dalla comparsa in sovrimpressione del titolo del brano proposto e del nome dell’artista che lo canta. Il risultato, tuttavia, è un prodotto ibrido, incerto sulla sua stessa identità. L’animazione, inoltre, non nasconde la sua natura profondamente derivativa, a cominciare da una direzione artistica e un design eccessivamente simili a quelli di altre produzioni precedentemente realizzate. In ultimo, la presenza di canzoni cover in sostituzione delle tracce originali. Tale scelta è da attribuire, a quanto pare, a Taylor, il quale, forte della carta bianca affidatagli da Joseph Barbera, riteneva che la registrazione delle musiche da parte di altri artisti avrebbe permesso di avere una maggiore controllo e una organicità nel passaggio da una scena all’altra e da una canzone all’altra. Tuttavia, ciò non fa altro che restituire ancor più l’idea di un progetto artefatto, le cui ambizioni hanno finito per essere più grandi delle sue stesse possibilità.

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