Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli espande l’universo Marvel secondo direzioni – e suggestioni culturali – ancora non affrontate. Una decisione che ha ovvie ricadute commerciali, aprendo con più forza all’MCU le porte del mercato cinese. Come nel caso di Black Panther il rischio era però quello di una rappresentazione non adeguata né rispettosa della specificità delle influenze di riferimento. Aprire però a nuovi immaginari è anche una strategia, dopo anni di storie in live action coerenti e in continuità, di dare una nuova ventata di creatività all’MCU.

Nel caso di Shang-Chi la scenografa Sue Chan ha lavorato per incorporare diversi elementi in una visione coerente. Non solo dai fumetti, ma anche dalla realtà e dalle credenze popolari. C’è la San Francisco moderna, c’è un mondo di fantasia e una Cina perennemente in equilibrio tra leggenda, tradizione e modernità. 

Il villaggio di Ta Lo rappresenta in questo senso il punto centrale di connessione tra Li e Wenwu, così come il legame tra un mondo moderno e uno più antico.

Intervistata da Variety Sue Chan ha raccontato il lavoro fatto sull’aspetto visivo di Shang-Chi.

Ha spiegato che i set sono stati costruiti in una riserva poco lontano da Sydney. Uno spazio ideale per essere lontani da occhi indiscreti e ricco di elementi naturali reali. O meglio, non completamente, con buona pace di Kevin Feige, ma che permettevano almeno una la commistione tra set reali e digitali tipica delle grandi produzioni. Il bamboo, ad esempio era realmente presente durante le riprese ed è stato poi aumentato digitalmente. Così come gran parte delle location.

Il tema al centro dello stile visivo di Shang-Chi è l’unione dei cinque elementi. Fuoco, acqua, legno, pietra e metallo (in questo caso le schegge di drago) sono presenti nel set del villaggio come il simbolo di una vita bilanciata. È stata cura del team di scenografi inserirli come un sottotesto che raccontasse la filosofia del film.

Sue Chan ha spiegato di essere stata facilitata nel suo lavoro dal fatto che la storia di Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli non ha luogo in un’epoca specifica. Non richiede quindi particolare accuratezza storica. Hanno preso però gli stili espressi durante le dinastie Tang e Song come guida principale: “per quanto riguarda le decorazioni abbiamo molto amato il simbolismo, lo stile e i colori. Ma abbiamo preso un po’da tutto, perché non raccontiamo un’era particolare della Cina e nemmeno una specifica dinastia”. 

La scenografa ha inoltre evidenziato che la base di Wenwu subisce tre trasformazioni nel film, ciascuna per ogni epoca. In parallelo all’evoluzione del villain capiamo anche l’evoluzione emotiva e psicologica attraverso gli ambienti. Prima la vediamo nei tempi antichi, quando il personaggio raccoglie i dieci anelli e successivamente usa quel luogo come terreno su cui addestrare il suo esercito. Diventa poi un bellissimo giardino, come immagine della ritrovata pace e dell’incontro con Li. Quattro tipi di fiori sono posti nelle quattro direzioni. Il logo dei dieci anelli inoltre è sostituito dal mosaico della fenice. La fortezza era diventata una casa. Infine viene rifatta, sotto una spinta più moderna, nelle ultime battute del film. 

Cosa ne pensate di Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli? Fatecelo sapere nei commenti!

Fonte: Variety

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