Il titolo Skinamarink fa riferimento alla canzoncina per bambini che si sente in sottofondo, distorta e lugubre, nel film di Kyle Edward Ball. Un’opera sperimentale, ai confini con la video arte, costata 15.000 dollari ed esplosa in maniera inattesa nella maniera più convenzionale con cui i film diventano fenomeni oggi: è stato adottato e “viralizzato” dai social. Le reazioni sono state, come internet chiede, polarizzate tra il fastidio e l’entusiasmo sconfinato. In poco tempo Skinamarink si è guadagnato la reputazione di “uno degli horror più spaventosi di sempre”. Ovviamente non è così, ma potrebbe esserlo per qualcuno. 

Il progetto di Skinamarink parte da un canale di YouTube: Bitesized Nightmares. L’idea è semplice quanto efficace. Gli utenti descrivono i propri incubi ricorrenti, le sensazioni che lasciano alla mattina, e Ball cerca di catturarne l’inquietudine in video. I cortometraggi, così come il film, trovano la potenza su una grande tattilità delle immagini. I fotogrammi si sentono sulla pelle, come la gracchiante traccia sonora, e i graffi della pellicola.

Più importante della storia del film è come questa viene filmata. Siamo in una casa in cui sono sparite porte e finestre. Fratello e sorella, di 4 e 6 anni, si svegliano, vanno in soggiorno e accendono la tv. I genitori sono scomparsi. Qualcosa di oscuro si aggira per casa?

Skinamarink ricrea la paura infantile di restare da soli in una notte buia. Si cerca il conforto dei cartoni animati, ma nella casa silenziosa il rimbombo delle musiche e delle voci distorte da una VHS rivista troppe volte, fa paura.

Si perdoni il paragone, ma il chiaro riferimento di Kyle Edward Ball è di emulare il sottile orrore inspiegabile di David Lynch. Quel trovare il brivido proprio nella bassa definizione del quadro; le ombre attirano l’attenzione molto più che i soggetti illuminati. La fantasia opera in ciò che non si vede e quindi espande i confini del fotogramma materializzando paure inconsce. 

Festival, circuiti pirata, cinema e infine streaming

Film come questi tendono ad avere una vita limitata alla circuitazione nei festival di genere. La speranza è di riuscire a venderli a qualche streamer per recuperare l’investimento e fare profitto. La buona notizia è che Ball ce l’ha fatta: il suo film è disponibile su Shudder, la piattaforma dedicata all’horror. Il percorso per arrivare a questo punto è stato travagliato: in estate si è battuto bene nei festival in cui è stato presentato, vincendo anche al Tohorror, il festival del cinema fantastico e horror di Torino, in autunno è stata diffusa una copia pirata online.

Per un piccolo lungometraggio come questo, arrivare online significava la morte. Invece la diffusione illegale si è tramutata in passaparola e interesse in forum come Reddit. IFC Films ha spostato la prevista data di uscita theatrical da ottobre a gennaio per lasciar lavorare l’aura da film maledetto che si stava formando.  

Un horror che accantona gli strumenti della narrazione convenzionale

Il film procede per 100 estenuanti minuti senza soggetto, ma con qualche soggettiva. Significa che talvolta siamo negli occhi del bambino. Altre volte la regia trova angoli insoliti, vediamo solo i piedi, parte di giocattoli abbandonati a terra, dettagli dell’arredamento, lo sfarfallio della televisione che ribalza sul muro bianco e così via.

Un po’ come Begotten (ma molto più all’acqua di rose), Skinamarink rinuncia alla narrazione. Attraverso filtri digitali e ISO al massimo (è ripreso in un set buio, ma non ricrea dei neri poetici, sembrano anzi sbagliati) sembra di assistere a una proiezione abusiva di una pellicola rovinata trovata in uno scantinato. Il found footage al massimo della sua potenza espressiva. 

Skinamarink film

Skinamarink fa paura?

La domanda scelta per questo paragrafo va declinata in questo modo: che tipo di paura fa Skinamarink? Perché, di per sé, il film non sortisce nulla di più che un effetto ipnotico che per alcuni può essere soporifero. Kyle Edward Ball ha però l’arguzia di costruire la tensione su una perenne attesa di jump scare. In questa visione di celluloide si avverte il limite, è fastidioso quello che non si può vedere. Lì nasce la paura che qualcuno o qualcosa osservi, che arrivi all’improvviso il corpo la cui voce si sente viaggiare in casa “smaterializzata”. 

La paura è soggettiva e nel caso di Skinamarink lo è ancora di più. Va a toccare i tasti dei ricordi d’infanzia, le piccole paure irrazionali: il mostro sotto il letto, la sensazione di essere visti quando si cammina al buio, un’ombra alla porta che osserva mentre dormiamo. In questo caso il film riesce a tirare fuori, o meglio riportare alla memoria, tante di queste sensazioni, ma non a tutti e accompagnando il sonno.

Nemmeno Ball si aspettava delle reazioni così radicali, di risveglio delle paure infantili, come ha raccontato al Los Angeles Times.

Ho sempre sperato di sortire un effetto simile ma non mi aspettavo che sarebbe stato così estremo, in particolare per le emozioni dell’infanzia e le memorie. Volevo provocare queste cose, ma non pensavo che le persone sarebbero state così ricettive perché per me era solo il mio piccolo film. 

Un film non per tutti che richiede pazienza. Per chi non ce l’avesse è disponibile su YouTube il mediometraggio Heck, sempre diretto da Kyle Edward Ball. Lo stesso concetto di Skinamarink, gli stessi effetti, per chi non ha tempo.

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