Quando immaginiamo l’apocalisse atomica lo facciamo tutti, più o meno, nello stesso modo. Un fungo di fumo e fiamme all’orizzonte, le file di auto che scappano dalla città, i militari nei rifugi, gli elicotteri nel cielo, le televisioni accese che descrivono ciò che sta accadendo. Se la fantasia di molti si è sincronizzata sulle stesse immagini (riprese poi da infiniti film) è grazie a un film per la TV andato in onda 40 anni fa, il 20 novembre del 1983, The Day After – Il giorno dopo. I suoi meriti potrebbero andare anche ben oltre: lo shock delle immagini arrivò anche nelle sedi politiche.

Parlando dell’impatto delle immagini sulla società, persino Christopher Nolan ha citato il lavoro del regista Nicholas Meyer che aveva visto da giovane rimanendone impressionato. Il cinema, come vi raccontavamo qui, è stato un fattore importante nello spostare l’opinione pubblica prima in favore poi contro lo sviluppo della tecnologia bellica. Le vere immagini di Hiroshima furono tenute sotto controllo dal governo USA per un anno. Fu solo quando le riprese delle vittime tra le macerie, girate dai giapponesi, arrivarono nei cinegiornali che la gente riuscì a comprendere la vera portata della tragedia iniziando un dibattito sull’atomica.

Sull’inizio degli anni ’80 furono più di 100 milioni le persone che scelsero di non guardare la solita programmazione serale, allegra e confortevole, sintonizzandosi sul canale di ABC. Lì veniva trasmesso The Day After, il film che aveva incarnato le paure collettive e le aveva messe in immagini. Un’opera, a detta del libro Apocalypse Television, ad essa dedicato, che potrebbe aver cambiato le sorti della Guerra Fredda.

The Day After il giorno dopo

Nessuno è interessato alla fine del mondo!

Nessuno tra le alte sfere della ABC credeva nel progetto The Day After. Era l’epoca degli Happy Days, la televisione proponeva contenuti di escapismo che evitassero di angosciare il pubblico. Fu probabilmente la visione del film Sindrome cinese (su un incidente in una centrale termonucleare), a far nascere nel direttore di rete Brandon Stoddard l’urgenza di raccontare quella storia. L’idea era di mostrare quello che sarebbe successo alle persone comuni in caso di guerra nucleare e di farlo scegliendo un approccio realistico quasi da finto documentario.

Fu messo a capo del progetto Nicholas Meyer, reduce dalla regia di Star Trek II – L’ira di Khan. Il film, per quanto ammantato di retorica, è efficace. Il suo messaggio è sottolineato in ogni modo, però ancora oggi le sue immagini dettano la grammatica con cui si racconta l’apocalisse. A differenza dei film di fantascienza distopica, in The Day After l’approccio è “dal basso”, tanto che la distruzione degli Stati Uniti è quasi marginale rispetto all’impatto che la guerra ha sulle vite della gente comune. Una prospettiva che permetteva a chiunque di riconoscersi nei personaggi. 

In un clima geopolitico in cui scontro atomico appariva come un evento tutt’altro che improbabile The Day After sembrava veramente anticipare un qualcosa che sarebbe potuto accadere di lì a poco. Per questo ebbe un impatto sull’opinione pubblica e sulla politica. Mostrò uno scenario agghiacciante ma credibile e stimolò a immaginare delle alternative.

The Day After - Il giorno dopo esplosione

Chi ha visto The Day After – Il giorno dopo?

Tra i 100 milioni di spettatori che hanno reso The Day After – Il giorno dopo il film per la TV più visto di sempre c’era anche Ronald Reagan. Lo vide a Camp David e scrisse sul suo diario le emozioni provate:

(Nel film) viene spazzata via Lawrence in Kansas per una guerra nucleare. È realizzato in maniera potente. È molto efficace e mi ha lasciato molto depresso.

Gli studiosi che si sono occupati di The Day After ritengono che si possa creare un legame tra queste note private, l’impatto sull’opinione pubblica, e la decisione quattro anni dopo di stipulare il trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) con Mikhail Gorbachev per smantellare i missili nucleari a raggio intermedio installati da USA e URSS sul territorio europeo.

È di questo parere anche il regista Nicholas Meyer

Sono convinto che sia vero. Il film potrebbe effettivamente aver contribuito a prevenire un conflitto nucleare. Sicuramente ha fatto cambiare idea a una persona sull’argomento, e quella persona era proprio il Presidente degli Stati Uniti. Ronald Regan ha scritto nelle sue memorie di aver visto il film. Il suo biografo, che ha trascorso tre anni nella Casa Bianca, ha detto che l’unica volta in cui ha visto agitarsi Regan fu dopo aver guardato il film. Alla fine lo mandò in crisi tanto che firmò l’accordo.

Non tutto filò però liscio nella messa in onda. Il film generò reazioni drastiche anche nei gruppi conservatori che additarono il network accusandolo di aver fatto propaganda filo sovietica. L’obiettivo del film, secondo i contestatori, era di indebolire la deterrenza atomica americana. Come prevedibile gli investitori decisero di non acquistare spazi pubblicitari relativi a The Day After (nessuno vuole scandire il racconto di un olocausto nucleare con il proprio logo). Al film però seguirono trasmissioni di approfondimento per dibattere sulla politica atomica. Tra gli ospiti che intervengono ci furono Carl Sagan, Henry Kissinger e Robert McNamara.

Nicholas Meyer ha proposto più volte un remake di The Day After. Nessuno gliel’ha finanziato. La scusa è sempre la stessa: “Chi vorrebbe mai vedere la guerra atomica in TV?”

Fonte: Hollywood Reporter

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