The Witcher: Nightmare of the Wolf arriva su Netflix lunedì 23 agosto

L’arrivo su Netflix di The Witcher: Nightmare of the Wolf segna un momento fondamentale nella storia televisiva dell’universo creato da Andrzej Sapkowski: dopo il successo della serie con Henry Cavill, che sta per tornare con una seconda stagione, arriva il primo spin-off dedicato a un personaggio (relativamente) secondario, e nella quale Geralt di Rivia non comparirà. Perché “primo”? Perché, se il film animato dell’esordiente (sulla lunga distanza) Kwang-Il Han dovesse andare bene, siamo pronti a scommettere che si apriranno le porte a una lunga serie di prodotti simili, che vadano ad allargare e approfondire l’universo televisivo di The Witcher.

D’altra parte c’è una quantità gigantesca di materiale dal quale attingere. La serie principale per ora si appoggia ai romanzi, e anche Nightmare of the Wolf dovrebbe basarsi su quanto scritto da Sapkwoski (per sapere che grado di libertà si è preso lo sceneggiatore Beau DeMayo ci risentiamo lunedì).

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D’altra parte la produzione, e la showrunner Lauren Schmidt Hissrich, hanno sempre ribadito che sono i libri, e non i videogiochi che forse hanno dato a Geralt di Rivia una notorietà ancora superiore, a fungere da faro nella notte per la creazione dello show. E se chiedete a noi è un’ottima idea, che convincerà molta gente a provare anche i romanzi dopo aver consumato i giochi, e che permette di partire dall’inizio a creare l’universo di The Witcher, senza dare nulla per scontato.

 

Nightmare of the Wolf

 

Eppure è innegabile che i videogiochi, in particolare l’arcinoto terzo capitolo, siano strapieni di storie grandi e piccole che sono state create per l’occasione e che meriterebbero di essere raccontare anche in TV, e fatte conoscere anche a chi non ama esperire Geralt con un pad in mano. Ne abbiamo raccolte dieci: se Schmidt Hissrich ci legge, innanzitutto la salutiamo, e poi le diciamo che può tranquillamente accogliere i nostri suggerimenti e fare finta che si trattasse di idee sue – non ci offenderemo, ci basta che ne realizziate almeno un paio.

 

The Witcher Nightmare of the Wolf Frying

 

A Frying Pan, Spick and Span (The Witcher 3)

Quando The Witcher 3 uscì nell’ormai lontano 2015, quasi tutte le recensioni si concentravano sulla qualità delle storie che raccontava, anche quelle relegate in missioni secondarie e apparentemente dimenticabili. Questa in particolare si guadagnò un sacco di attenzioni perché era la perfetta dimostrazione di come il gioco prendesse anche gli eventi più quotidiani e banali (in questo caso una vecchina che chiede a Geralt di ritrovarle la sua padella) e riuscisse a trasformarli in piccole avventure piene di mistero e azione (in questo caso c’entra dello spionaggio). Meriterebbe un piccolo corto che Henry Cavill si divertirebbe tantissimo a girare.

A Pilgrimage (The Witcher)

Questa curiosa missione semi-turistica presente nel secondo capitolo del primo gioco funzionerebbe benissimo come cornice per una serie di piccole avventure di Geralt. Di base prevede accompagnare un anziano signore dal punto A al punto B, ma durante il tragitto suddetto signore racconta a Geralt una serie di storie relative alle zone che i due attraversano insieme: in quella torre viveva un mago e dopo la sua morte nessuno è più riuscito a entrarci, là in fondo si riuniscono i membri di un bizzarro culto… ogni sosta è un’avventura, e quindi un episodio di questa miniserie.

 

Fluff

 

A Sackful of Fluff (The Witcher 2)

Facciamo fatica a immaginare come si possa trasformare questa bizzarra missione di raccolta piume in un prodotto televisivo efficace, ma speriamo che qualcuno ci riesca perché vogliamo goderci lo spettacolo di Henry Cavill conciato da pollo.

A Towerful of Mice (The Witcher 3)

Il set-up perfetto per un bell’horror a tinte lovecraftiane: un protagonista solitario che si avventura in un luogo maledetto, con solo una voce fidata nell’orecchio a guidarlo, scopre le origini della maledizione, incontra un fantasma, viene attaccato da una fiumana di ratti. C’è persino un tetro villaggio di pescatori, perfetto per fare incontrare a Geralt la fondamentale figura del “vecchio profeta di sventura che gli spoilera il resto del film subito all’inizio”.

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Carnal Sins (The Witcher 3)

Una storia di violenza, assassinii e vampirismo che si meriterebbe un’intera stagione dedicata, non un semplice episodio. Comincia con un omicidio sfiorato – quello di Priscilla, amatissima del bardo Dandelion, o Ranuncolo se preferite la traduzione italiana, o Jaskier se puntate sulla versione dei romanzi e della serie – e diventa rapidamente un’investigazione su larga scala che non può non far venire in mente la vicenda di Jack lo squartatore. Poi, ovviamente, sfocia in pieno territorio mostrologico, ma è pur sempre The Witcher.

 

equino

 

Equine Phantoms (The Witcher 3)

Questo ce lo immaginiamo come un corto sperimental-psichedelico, concentrato quasi interamente su un particolare della missione originale presente nel videogioco. Missione che prevede ovviamente la presenza di un mostro, un po’ di detection in stile Witcher, ma soprattutto, grazie all’utilizzo di una pozione magica, la possibilità di parlare con Roach, il fidato cavallo di Geralt. Il nostro pitch a Netflix si concentra tutto su quest’ultimo dettaglio: per favore, vogliamo vedere Henry Cavill che conversa con un equino.

Fool’s Gold (The Witcher 3)

Siamo invece convinti che sarebbe facile vendere questa idea a Netflix: Fool’s Gold è la storia di quella volta che Geralt e lo scemo del villaggio si misero insieme per risolvere il mistero del paesino i cui abitanti sono stati trasformati in maiali.

Ghosts of the Past (The Witcher 3)

Il perfetto gancio per un altro film in stile Nightmare of the Wolf, Ghosts of the Past è la missione del terzo Witcher nella quale Geralt si riunisce con Letho, un altro strigo come lui ma con un carattere decisamente peggiore. Letho non esiste nei romanzi (come non esiste la Scuola della Vipera alla quale appartiene), ed è uno dei personaggi meglio scritti della trilogia videoludica – esattamente il genere di antieroe che si meriterebbe uno spin-off dedicato (non arriviamo a chiedere un’intera serie).

 

cheese

 

Of Dairy and Darkness (The Witcher 3)

Una sola parola: tiromanzia, l’arte di prevedere il futuro tramite il formaggio. Sogniamo non un film, non una serie TV, ma un documentario dedicato alla più incredibile delle arti divinatorie.

Troll Trouble (The Witcher 2)

È la storia di un troll alcolizzato, dei mostri del villaggio vicino (intesi come “pessimi esseri umani”, non in senso letterale) che lo vogliono morto invece di provare a salvarlo dalla sua stessa spirale autodistruttiva e di altri mostri (un’altra volta, non letteralmente) che sono i veri responsabili della tragedia umana che ha colpito l’omone verde. Sembra una storia da ridere, si rivela invece essere una delle vicende più toccanti raccontate in The Witcher 2: ce la immaginiamo sotto forma di cartone Pixar (nel quale però l’alcolismo verrebbe probabilmente sostituito con qualcosa di più innocuo).

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