Time 100 è l’annuale numero della celebre rivista Time dedicato alle persone più influenti del mondo. Sebbene nata con lo scopo di segnalare coloro che hanno cambiato il mondo, sia in bene che in male, negli anni comparire nella lista è diventato solo un onore. 

Nell’editoriale dell’ultima edizione si è spiegato che il tema ricorrente dell’anno, con ben 16 persone direttamente legate al tema, è il cambiamento climatico. Le qualità richieste per essere selezionati dalla redazione sono di vario tipo. Può essere il possesso oggettivo di potere (i leader del mondo), l’influenza che si possiede sugli eventi (gli attivisti) o la forza dell’esempio morale che si è in grado di dare. 

La lista è divisa in sei categorie: artisti, icone, pionieri, leader, titani e innovatori. Già qui appare un’anomalia: le grandi personalità del mondo del cinema e dell’audiovisivo hanno rotto i confini della prima categoria, e sono sparsi in tutte e sei le sezioni.

Il cinema in quasi tutte le categorie dei Time 100

A guadagnarsi la prima menzione tra gli artisti è Michael B. Jordan (raccontato da Ryan Coogler). Quella dei titani è ricoperta da Angela Bassett (con uno scritto di Tina Turner). Quella degli Innovatori è di Bob Iger (di cui scrive Mary Barra). Jennifer Coolidge è infine la prima delle icone (raccontata da Mia Farrow).

E se Baz Luhrmann scrive parole di elogio per Doja Cat che si è presa la prima immagine nella categoria dei pionieri (la cantante ha collaborato con il regista per il brano Vegas in Elvis), sotto quella voce ha un posto anche S.S. Rajamouli. Il regista di RRR, film indiano diventato un fenomeno di culto alla fine dell’anno. 

Il mondo del cinema è rimasto escluso solo dalla categoria dei leader, ma l’impressione è che non sarà così per sempre. L’onnipresenza delle personalità dell’audiovisivo in ben 5 di 6 sezioni racconta tanto di come viene percepito il cinema. Un luogo di artisti, di personalità che influenzano i costumi, che hanno la capacità di restare al centro dell’industria guadagnandosi il loro posto e, talvolta diventando dei brand loro stessi. Il cinema come arte, conta molto meno.

Creed 3 michael b jordan time 100

Il cinema può essere infatti una fucina di icone come Pedro Pascal e Ke Huy Quan che figurano in questa categoria al posto di quella di artisti. La loro sembra una promozione, ma non lo è secondo la logica della classifica. Ma allora perchè sono lì?

In questo caso perché loro hanno superato i loro film e le serie tv. Hanno influenzato moda, costumi e stili, sono diventati trasversali. Sono personalità capaci di superare il loro ruolo di artisti e diventare qualcosa di più…

È decisamente una promozione!

Nei titani oltre a Bassett figura anche Gina Prince-Bythewood, regista di The Woman King. Il film è diventato un fenomeno in USA grazie soprattutto alla sua rappresentazione di donne leader nell’Africa occidentale. Presenze che suggeriscono un’idea ben precisa di quello che deve essere l’audiovisivo secondo la logica del Time 100: uno strumento per rafforzare il cambiamento culturale, per portare avanti una missione. 

Bob Iger ritorna nella lista, dopo il pensionamento fallito, come simbolo di un intrattenimento che sa farsi impresa. Vicino a lui ci sono anche Natasha Lyonne, attrice e sceneggiatrice la cui presenza è motivata da un criptico scritto di Taika Waititi, e il comico Nathan Fielder.

Per Time 100 il cinema è solo incidentalmente cinema

Partiamo da Iger. Serviva il suo ritorno in Disney per attuare una ristrutturazione brutale dell’azienda, con tagli al personale e una nuova divisione in tre segmenti. La sua visione, dopo la breve gestione Chapek, si presenta come un cambio di rotta. Idee chiare da mettere in atto costi quel che costi. Inevitabile la menzione del Time, sempre attento alle capacità d’impresa. 

Tra gli artisti anche Drew Barrymore viene raccontata da Jimmy Fallon come una grande imprenditrice che ha lanciato una sua linea di prodotti di bellezza e di oggetti per la casa. Zoe Saldana è per Mila Kunis “la cura definitiva nel settore dell’intrattenimento, grazie alla sua presenza potente sullo schermo e la capacità di interpretare con facilità ogni ruolo”. In pratica: la sua capacità di essere presente nei più grandi franchise degli ultimi decenni.

Se Colin Farrell e Leah Michele sono menzionati per il loro talento. Salma Hayek compare nella lista con una sottolineatura da parte di Penelope Cruz: è stata una pioniera, la prima ad aprire le porte di Hollywood alle donne latine. 

E invece Rian Johnson? Presente per saper dare al pubblico quello che vuole e che ancora non sa di volere. Aubrey Plaza? Per il suo talento e per il suo carattere fuori dagli schemi, che non cerca l’approvazione di nessuno. 

Insomma, agli uomini è concesso di essere solo talentuosi (leggasi, fare bei film). Per le donne oltre a questo figurano la caratura morale, il senso di iniziativa, e la singolare personalità che esprimono.

Questa è esattamente la conseguenza di quello che è la potenza del cinema di penetrare nell’immaginario collettivo, non certo la causa!

In altri termini: non sono le personalità a fare grandi storie audiovisive. Sono le intuizioni artistiche più impattanti a permettere al pubblico di conoscere e apprezzare gli autori. Come spesso capita in queste liste (il discorso vale anche per le varie recenti classifiche dei film migliori del mondo) si fonde il mezzo con il messaggio, facendoli incontrare a metà strada. È una maniera di pensare che ha una sua logica, ma che è anche svilente per l’arte pura, slegata dalle agende.

Non c’è dubbio che Hollywood si sia rivestita da sola di un impegno civile che sta riversando all’interno dei suoi film. La convinzione è di poter avere un impatto concreto sulla società, sui cambiamenti in atto, attraverso le scelte narrative. Sensibilizzare, rappresentare, suggerire. 

Tutto questo si ritrova nelle scelte del numero di Time 100 con una grande rappresentatività del mondo dello spettacolo in ogni categoria. L’unica cosa che è rimasta indietro, senza essere mai citato, è lo spettacolo stesso. Persone influenti, grazie a film e serie TV, che hanno influenzato il pubblico, o grandi storie con star al loro servizio?

Fonte: Time

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