Secondo la maggior parte degli analisti il futuro dell’esperienza cinematografica in sala sarà legata ai formati premium (ascolta qui il nostro podcast a riguardo). Schermi giganteschi, impianti all’avanguardia, nuove tecnologie al servizio dell’intrattenimento e dell’immersività. Tra le varie proposte, che variano dai giganteschi impianti IMAX, le precise sale Dolby e il divertimento del 4DX, si sta facendo largo lo ScreenX. Nelle ultime settimane il formato ha fatto molto parlare di sé, avendo raggiunto con Top Gun: Maverick il suo massimo incasso superando i 50 milioni di dollari in queste sale e in quelle 4DX (di proprietà della stessa compagnia).

Che cos’è ScreenX? 

La proiezione ScreenX non è nuova nella storia del cinema. Già nel 1927 Abel Gance con Napoleon tentò una cosa simile. La sperimentazione non ebbe seguito dati gli alti costi e le difficoltà di produzione. A differenza delle altre esperienze immersive, che contano su un unico schermo molto grande, ScreenX si giova di tre schermi e una multiproiezione. Quello centrale mostra il film come in una sala tradizionale. A destra e a sinistra delle poltrone, ci sono altri due schermi illuminati da due paia di proiettori. L’immagine viene estesa quindi da parete a parete, ad eccezione del soffitto e del retro.

In alcune, selezionate, sequenze l’immagine si “apre” allungandosi anche sugli schermi laterali. Il film avvolge lo spettatore a 270º rompendo le cosiddette “seconde e terze” pareti. L’intero film si svolge esattamente come in una sala tradizionale al centro, mentre sui due schermi in più scorrono immagini aggiuntive realizzate in esclusiva per questa modalità di proiezione. Si vede di più, ma le aggiunte non sono mai elementi essenziali alla storia, che si svolge invece tutta di fronte agli occhi. Nel caso di Top Gun: Maverick le immagini esclusive in ScreenX coprono quasi 60 minuti di film.

Dove poterlo vedere?

ScreenX è stato creato nel 2012 in Corea del Sud e si è espanso piuttosto rapidamente in tutto il mondo fino a contare, ad oggi, 364 schermi in 37 paesi. In Italia l’unica sala in grado di proiettare in questo formato è l’UCI Luxe Marcon. Per vedere Top Gun in ScreenX ci siamo recati al Cineum di Cannes, una struttura all’avanguardia nella sperimentazione tecnologica. Oltre alle sale classiche nella struttura c’è uno schermo IMAX, una sala Lodge attrezzata per il massimo di comfort, la sala Aurore che garantisce un impianto al massimo della fedeltà audio-video e infine l’immersivo ScreenX.

Sul sito dell’azienda si può ricercare la sala attrezzata più vicina a casa.

Com’è Top Gun: Maverick in ScreenX?

Joseph Kosinski ha voluto un’esperienza in ScreenX particolarmente curata per il suo Top Gun: Maverick. Ha ripreso la gran parte delle immagini aggiuntive direttamente sul set riuscendo quindi a mostrare parti aggiuntive degli aerei in volo o dei paesaggi senza ricrearli artificialmente in un secondo momento. Nei film ricchi di computer grafica questo lavoro viene fatto spesso in post produzione aggiungendo elementi digitali: parti di paesaggio, scenografie, fumi, detriti e così via. Tutte le sequenze d’azione di Top Gun: Maverick sono invece “aumentate” con reali cineprese e quindi più realistiche e immersive. 

La sequenza di apertura mostra sin da subito i muscoli dell’esperienza a 270º. I jet si possono ammirare in tutta la loro lunghezza mentre i tre schermi illuminano la sala a giorno. È questo il principale problema che balza subito all’occhio: avendo un totale di 5 proiettori (di cui uno laser in 4K) si annulla l’immersione del buio. Serve qualche minuto quindi ad abituarsi. Colpisce anche in maniera negativa che gli schermi laterali siano visibilmente meno definiti nell’immagine e meno luminosi rispetto a quello centrale. 

Anche in questo caso serve qualche secondo per capire come vivere al meglio il film. Le due aggiunte laterali, spesso con fotogrammi allungati in prospettiva, non devono essere guardati direttamente. Una tentazione che, francamente, resta per tutto il film, anche solo per la curiosità di capire che cosa ci si perde guardando nella modalità tradizionale. È però grazie alla coda dell’occhio che ci si immerge maggiormente. Si perde il senso del confine, come se le pareti si fossero aperte, riempiendo il campo visivo di informazioni non necessarie alla comprensione del film, ma importanti per sentirsi in mezzo all’azione.

Le migliori scene di Top Gun: Maverick in ScreenX

L’attenzione dedicata a questo formato dal film si palesa nei primi piani agli oggetti di scena. Le postazioni dei piloti mostrano infinitamente più dati e pulsanti di quanti se ne vedano su un solo schermo. Così i primi piani ai radar e alla strumentazione.

Dove Top Gun: Maverick brilla particolarmente è ovviamente nelle sequenze di volo. Contro ogni previsione l’adrenalina maggiore non arriva con la novità del primo decollo, bensì in tutta la lunga sequenza finale. Kosinski, che già aveva fatto un lavoro incredibile sulla comprensibilità dei rapporti spaziali e delle posizioni durante il volo, ottiene un’accuratezza ancora maggiore dai 270º. 

Abbiamo visionato il film posizionandoci a 2\3 della sala (seguendo i dettami della nostra guida per trovare i posti migliori). Convinti che la forza di ScreenX fosse fare sentire lo spettatore al centro dell’esperienza, ci siamo lasciati ingannare. In questo caso i sedili migliori sono quelli più in fondo alla sala, lontani dallo schermo principale, e rigorosamente centrale. La seconda e la terza parete hanno infatti una funzione prospettica che conferisce tridimensionalità al tutto

Così, quando il combattimento aereo passa anche ai lati dello schermo, si ha una sensazione di profondità mai provata al cinema neanche con il tradizionale 3D con occhialini. A patto che non ci si distragga e si guardi sempre davanti mentre gli occhi ricompongono correttamente un’immagine laterale invece leggermente distorta. 

ScreenX è il futuro del cinema?

Difficile prevedere che futuro avrà questa tecnologia ancora imperfetta per certi aspetti e inizialmente straniante. Assistere a una proiezione di questo tipo per la prima volta richiede la stessa pazienza dell’HFR (l’alto numero di fotogrammi sperimentato ad esempio da Peter Jackson con Lo Hobbit) e lascia gli stessi dubbi. Siamo così abituati a una visione tradizionale che serve un po’ di tempo per abituarsi alle nuove immagini così diverse. Il compito del film è concedere più scene possibili per dare il tempo di imparare a fruirlo: dimenticando la luce nella sala, dando la possibilità all’iniziale curiosità di estinguersi e ritornare a seguire la storia principale.

Là dove la rivale IMAX ha già visto alcuni film interamente girati interamente con le sue cineprese e in grado di riempire lo schermo per tutta la durata, ScreenX paga il pegno dei continui cambi di formato. Si avverte violentissima la differenza tra le sequenze “aperte” e quelle “chiuse”, dove invece il campo di visione sembra piccolissimo.

È però una nuova modalità di fruizione che valorizza appieno la sala, seppur limitando a poche decine i posti veramente adatti alla visione. Un dispositivo spettacolare che riesce ad essere valore aggiunto solo per pochissimi film, ma quando succede diventa uno spettacolo coinvolgente.  Un otto volante che farà storcere il naso ai puristi, ma che appare come un qualcosa innovativo e fresco, pur convincendo anche come una logica evoluzione della più antica idea di cinema.

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