Una tomba per le lucciole di Isao Takahata è una delle opere di animazione più toccanti di sempre. Una storia capace di trascendere il disegno in 2D andando a raccontare il dramma della guerra su due personaggi, Seita e la sorella Setsuko, simbolo delle tante vittime dei conflitti. Un capolavoro indiscusso, tra i vertici delle produzioni dello Studio Ghibli, nonché uno dei suoi film più adulti e maturi. 

Il realismo emotivo e la cura dei dettagli che permea Una tomba per le lucciole fanno dell’opera un efficace documento in grado di processare gli eventi storici attraverso l’occhio dell’arte. Due bambini, orfani di guerra, cercano di sopravvivere nei boschi adiacenti la città. Vivono di carità e di provvidenze varie. La bambina viene curata dal fratello, anche lui giovanissimo, in un disperato tentativo di sopravvivenza. Entrambi vivono la loro condizione di vittime con la vitalità e la voglia di andare avanti tipiche della giovinezza. È qui il messaggio potentissimo di un Giappone, e di una guerra, che hanno tagliato le radici di una società uccidendo e ignorando la generazione che più ha vissuto la guerra sulla propria pelle.

Una tomba per le lucciole ebbe un grande successo in patria (arrivando a un buon riconoscimento anche in tutto il mondo). Così, Takahata iniziò a sviluppare un seguito “spirituale” che ne potesse amplificare i temi. Il film doveva essere intitolato Border 1939. Si concentrava sull’inizio della seconda guerra mondiale a Seoul. L’intreccio coinvolgeva uno studente di nome Akio e il suo amico Nobuhiko, che era creduto morto. Akio scopre invece che è vivo e si è arruolato nella resistenza anti Giapponese. Più avanti nella storia avremmo visto il protagonista arrestato e poi liberato dalla resistenza che ancora non si fida di lui. Decide così, come prova, di aiutare una ragazza di nome Akiko a ritornare in Mongolia, sua casa natale.

Il film si sarebbe basato sul racconto The Border di Shin Shikata che affronta la storia dell’imperialismo giapponese. Un tema caro, insieme a quello della guerra, a Takahata e ben espresso in Una tomba per le lucciole. 

Border 1939 era ambientato parzialmente in Cina. Dopo gli eventi della protesta in Piazza Tienanmen l’opinione pubblica era particolarmente negativa rispetto alla Cina. Lo Studio Ghibli decise così di non procedere con lo sviluppo di un film che sarebbe stato doloroso e controverso. 

Non che ci fosse bisogno di un seguito “in spirito” per approfondire i temi già trattati. Sarebbe stato però sicuramente interessante poter vedere un altro approccio alla guerra da parte di Takahata. Soprattutto considerando il buon successo della sua opera, continuare su quella strada avrebbe potuto aprire a un filone “bellico” dell’animazione contaminato con contenuti politici importanti. È chiaro però che un film azzeccato nonostante il coraggio di raccontare fatti crudi, non esonera dal rischio che un prodotto del genere comporta. Con argomenti così delicati e con una tecnica, quella dell’animazione, identificata con un certo tipo di contenuti generalmente più “soft”, Una tomba per le lucciole non è certo semplice da replicare.

Sempre a proposito dello Studio Ghibli, ricordiamo che il 18 novembre arriverà su Netflix Earwig e la strega. Un altro film sperimentale, dato che è il primo dello studio prodotto completamente in 3D e diretto dal figlio di Hayao, Goro Miyazaki.

Fonte: cbr

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