Sono passati 4 giorni dalla Notte degli Oscar, ma è ancora polemica per il discorso di accettazione della statuetta per la Miglior pellicola internazionale andata a Jonathan Glazer per il suo La zona d’interesse. Il filmmaker ha usato il tempo a sua disposizione per condannare, da una parte, il barbaro attacco perpetrato da Hamas ai danni di civili israeliani lo scorso 7 ottobre 2023, ma anche per criticare con forza la risposta di Israele all’attacco terroristico (LEGGI LA RECENSIONE).

Jonathan Glazer, ebreo inglese, si è così espresso dal palco dell’Academy:

Il nostro film mostra dove può portare la disumanizzazione nel suo peggior momento. Ha plasmato tutto il nostro passato e il nostro presente. In questo momento ci troviamo qui come uomini che respingono la loro ebraicità e l’Olocausto che vengono travisati da un’occupazione che ha portato a conflitti per così tante persone innocenti. Che siano le vittime del 7 ottobre in Israele o l’attacco in corso a Gaza – tutte vittime di questa disumanizzazione, come possiamo resistere?

Il filmmaker ha poi saltato la canonica apparizione dei premiati con l’Oscar nella press room per rispondere alle domande dei giornalisti presenti e non ha voluto commentare ulteriormente l’accaduto.

Parole, quelle di Jonathan Glazer, che hanno inevitabilmente polarizzato le opinioni visto il tema rovente toccato.

Asif Kapadia, vincitore dell’Oscar nel 2015 per il Miglior documentario, si è così espresso:

Ha usato il suo potere, la sua posizione e il palcoscenico globale più grande per parlare a nome di tutte le persone senza potere, senza voce, o di coloro che sono troppo spaventati per parlare in un’industria che è molto conservatrice e avversa al rischio, con una lunga storia alle spalle di persone bandite per le loro opinioni. Si è alzato e ha detto la verità. Questo è ciò che fanno i veri artisti.

Jesse Peretz, regista di Quell’idiota di nostro fratello, della serie TV Girls e firmatario di Artists4Ceasefire, sostiene:

Penso che questo sia un caso in cui il linguaggio sfumato è, purtroppo, una cosa pericolosa da cercare di usare, perché le nostre intense emozioni che proviamo sulla data cosa possono farci desiderare di distorcere il significato stesso delle parole che ci mettono a disagio, tanto che diventa più facile rifiutarle.

Critiche sono arrivate dal presidente della Anti-Defamation League Jonathan Greenblatt che sull’ex Twitter ha scritto:

È davvero sconcertante vedere qualcuno che si mette a minimizzare l’Olocausto mentre sta letteralmente ricevendo un premio per un film che ha realizzato e che è incentrato sull’Olocausto. Glazer sostiene che dobbiamo capire dove può condurre la disumanizzazione, eppure è cieco di fronte al fatto che è proprio la disumanizzazione di Hamas nei confronti degli ebrei e degli israeliani che ha portato alla guerra attuale. Voglio essere chiaro: Israele non sta dirottando l’ebraicità di nessuno. Sta difendendo il diritto di esistere di ogni ebreo.

Nel pezzo che Variety ha dedicato alla vicenda, si cita anche una questione alquanto “spinosa” che riportiamo a seguire:

Mentre infuria il dibattito sul discorso di Glazer, tutto diviene ancora più controverso nel momento in cui si esamina chi si trovava con lui sul palco per ricevere il premio. Silenziosamente in piedi dietro al regista c’era Len Blavatnik, un miliardario nato in Unione Sovietica con stretti legami con l’oligarca russo attualmente soggetto a sanzioni Viktor Vekselberg. Blavatnik, uno degli uomini più ricchi al mondo, ha donato milioni a cause repubblicane, incluso un milione di dollari al comitato inaugurale della campagna di Donald Trump. Inoltre, era in affari con Harvey Weinstein e Brett Ratner prima che fossero travolti dalle accuse del movimento #MeToo. Blavatnik è anche indicato come un amico stretto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e ha contribuito con ingenti somme di denaro a varie cause israeliane. (Un portavoce di Blavatnik, produttore esecutivo del film A24, afferma: “Mister Blavatnik è estremamente orgoglioso di la zona d’interesse e dell’acclamazione che ha ricevuto. Il suo sostegno di lunga data a Israele è ben saldo”).

Sempre Variety aggiunge:

Non era ben chiaro a chi si riferisse Glazer quando ha detto “noi” nella frase “noi ci troviamo qui come uomini che respingono la loro ebraicità e l’Olocausto che vengono travisati”. Anche Blavatnik è ebreo. Non è chiaro se il produttore del film James Wilson, che si trovava accanto a Glazer, lo sia o meno.

A margine di ciò, c’è anche chi intravede del “complottismo” su come l’account ufficiale degli Oscar su YouTube stia gestendo l’upload dei vari segmenti della serata. C’è chi sostiene che l’Academy voglia censurare il discorso di Jonathan Glazer sul conflitto Israele – Hamas evitando di postare il segmento incriminato.

Come segnalato da IndieWire, non c’è alcun complotto e nessuna malizia. Una fonte della ABC ha spiegato alla testata citata che, nell’ambito dell’accordo di distribuzione tra ABC e AMPAS, ABC ha una finestra temporale di 30 giorni in cui possiede i diritti esclusivi delle clip di una lista predefinita di 10 diverse categorie, una delle quali è Film Internazionale (e difatti, negli Stati Uniti, può essere visto regolarmente sul sito della ABC).

Trovate tutte le informazioni sugli Oscar in questa pagina.

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FONTE: Variety, IndieWire

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