Ron – Un amico fuori programma è il nuovo lungometraggio animato diretto da Jean-Philippe Vine e Sarah Smith, in arrivo prossimamente sul grande schermo.

Il film racconterà la storia di Barney Pudowski (Jack Dylan Grazer), un giovane un po’ goffo che fa fatica a stringere amicizia con i suoi compagni di scuola. Le sue giornate lo vedono alle prese con il padre, che lavora da casa ed è un po’ troppo distratto, una nonna superstiziosa Donka (Olivia Colman) e una capretta. Barney vorrebbe avere, come tutti i suoi coetanei, un B*Bot, il nuovo prodotto della Bubble Inc che cammina, parla ed è connesso digitalmente. Quando il padre Graham (Ed Helms) gli regala finalmente un modello del robot, Barney si ritroverà alle prese con R0NB1NT5CAT5CO, detto Ron (Zach Galifianakis), che non funziona come dovrebbe: non è connesso, si “addormenta” senza avvertire e non ha alcuna opzione per la sicurezza. Ron è però al tempo stesso innocente, onesto e, non avendo nessun dato in memoria, è pronto a imparare e crede immediatamente che Barney sia il suo miglior amico.
Nella storia sono poi coinvolti Savannah Meades (Kylie Cantrall) che è un ex’amica di Barney, il visionario e pieno di ideali CEO di Bubble Inc, Marc Wydell (Justice Smith), e Andre Morris (Rob Delaney), interessato solo agli aspetti economici dell’azienda e invidioso della popolarità dell’inventore.

I due registi, in occasione della presentazione del primo trailer del lungometraggio che potete vedere qui sopra, ci hanno raccontato qualche dettaglio del progetto che si preannuncia come un mix di divertimento ed emozioni.

Come è stato lavorare durante la pandemia a un film su questi argomenti che coinvolgono il tema dell’uso della tecnologia e del legame tra persone?
Sarah Smith: La pandemia è diventata molto in linea con gli argomenti del film perché eravamo tutti chiusi in casa, a guardare le cose sugli schermi e in connessione con le persone utilizzando la tecnologia. Il fatto che il nostro protagonista esca nel mondo e viva questa incredibile avventura è diventato quasi qualcosa che noi e i nostri figli desideravamo in quel periodo. Lavorare al lungometraggio è stato però incredibilmente difficile e stancante.

Avete lavorato in precedenza anche a progetti con diversi stili di animazione, come la stop motion, quali sono state le differenze principali nel vostro lavoro in occasione di questo film?
Sarah Smith: Io non ho mai lavorato con l’animazione in stop motion, ma ho incontrato Jean-Philippe mentre lavoravamo per Aardman. Io provengo dal mondo dei film live-action prima di iniziare a lavorare nell’animazione, quindi realizzare un film in stop motion è più simile a quell’esperienza perché c’è un set, i personaggi, qualcuno sta muovendoli, ci sono luci e le telecamere, puoi vedere in modo concreto le scene mentre prendono vita. L’animazione in CGI è invece un processo legato allo sviluppo di ogni singolo elemento della scena, non vedi realmente quello che stai realizzando, devi sempre pensare al risultato che otterrai nella tua mente.

Jean-Philippe Vine: C’è qualcosa di meraviglioso nel lavorare con l’animazione in stop motion e poter decidere i movimenti della telecamera o disegnare le scene. Quando lavoriamo in digitale cerchiamo di rendere l’esperienza il più possibile simile a quell’approccio, cerchiamo di usare strumenti che ci permettano di avere un’idea il più possibile precisa dell’aspetto dei personaggi, delle luci, dei movimenti delle telecamere, dei paesaggi. Per me è stata davvero una sfida lavorare a questo film, ma abbiamo cercato di avere un’idea precisa dell’aspetto dei personaggi fin dalle prime fasi di sviluppo.

Sarah Smith: Credo che la gioia del processo in CGI sia che devi mantenere costantemente la tua idea di quello che vuoi sia la versione finale film nella tua mente e non puoi vederla realmente fino, forse, a qualche settimana prima di concludere il lavoro quando hai pronte le musiche, si finisce il lavoro sul sonoro e sugli aspetti visivi. Credo che per noi sia stata un’enorme gioia nel renderci conto che l’insieme è molto più grandioso rispetto alla somma delle singole parti su cui abbiamo lavorato, avendo curato ogni minimo dettaglio del film, e vedere come tutto questo “esplode” dando vita a un lungometraggio. Si tratta di un’enorme gioia, ma si deve aspettare così a lungo!

 

L to R: Ron (voiced by Zack Galifianakis) and Barney (voiced by Jack Dylan Grazer)

Sono passati sette anni dal lancio dello studio Locksmith Animation, quali sono stati i momenti più importanti di questo percorso che ha portato alla creazione di Ron – Un amico fuori programma?
Sarah Smith: Penso sempre al motto ‘In animazione celebra ogni cosa’ perché ci vuole così tanto tempo per realizzare un progetto! Ci sono alti e bassi lungo il percorso prima di arrivare sugli schermi: dal via libera alla produzione alle prime scene… Ci sono così tante gioie perché numerosi artisti compiono un lavoro incredibile lungo il percorso e bisogna apprezzare ogni momento. Uno dei momenti migliori è stato recentemente vedere questa incredibile scena del film accompagnata da una fantastica musica composta da Henry Jackman.

Dal trailer si può vedere il design di Ron che è un prodotto tecnologicamente avanzato ed è al tempo stesso incredibilmente espressivo nel mostrare il suo malfunzionamento. Quale è stato l’aspetto del personaggio più difficile da realizzare visivamente?
Jean-Philippe Vine: Una delle cose che volevamo realmente fare era che il bot avesse un design simile a un prodotto che potrebbe essere ideato da Google o Apple, in modo che sembri davvero una creazione dal design ricercato e realistico. Al tempo stesso doveva essere qualcosa di davvero semplice e versatile, può assumere l’aspetto di un gatto, un cane, di un robot spaziale, fare molte cose… Lo abbiamo disegnato in modo che sia uno schermo che può cambiare aspetto scaricando delle applicazioni, dandogli il look desiderato. Questo, per noi come animatori, è stato fantastico ma ci ha dato così tante opzioni perché potevamo fare quello che volevamo ed è stato poi difficile scegliere i nostri design preferiti. Questi B*Bot sono davvero eleganti e complicati, in particolare dopo aver aggiunto tutti gli aspetti legati ai social media perché devono inviare foto, avere richieste di amicizia… Sembrano semplici, ma sono davvero commplessi!

Sarah Smith: Ron è stato particolarmente complicato da ideare perché deve sembrare rotto e un po’ disastrato, un po’ come una vecchia televisione che non funziona, e al tempo stesso devi vederlo e poter credere che sia un oggetto reale, tecnologico. Trovare l’equilibrio tra queste due caratteristiche è stata una delle cose più complicate da realizzare.

Quale vorreste fosse il messaggio principale trasmesso dal film?
Sarah Smith: La tecnologia e il mondo online sono fantastici e attirano i ragazzi perché fanno entrare in connessione e non hanno limiti, ma al tempo stesso penso che si debba essere consapevoli dei potenziali pericoli che rappresentano per i nostri figli. Non si vuole che i giovani vengano feriti da internet e dall’uso della tecnologia. Il film propone quindi vari messaggi, il primo è che non importa se si è il ragazzino che sta in un angolo del cortile e non hai degli amici con cui giocare perché tutti abbiamo vissuto questa situazione e troverai le persone come te, il tuo gruppo. Il secondo messaggio è che l’algoritmo che ti permette di trovare persone simili a te usando la tecnologia è molto eccitante e semplice, i giovani potrebbero essere entusiasti all’idea di individuare qualcuno come loro, ma è anche limitante. Il rapporto più divertente nel film è tra Barney e Ron, e Ron è quasi un idiota che non sa nulla di lui, non è d’accordo con il protagonista, litiga con lui, ma insieme hanno questo legame libero, divertente e importante. Il film esplora inoltre la pressione che vivono i più giovani a causa dei social media che li porta a credere che devono essere all’altezza di qualcosa che viene imposto dalla società e dagli altri per essere accettati. La storia fa capire che l’amicizia può essere imperfetta, libera e complicata, siamo tutti diversi e non importa se non si è capito chi si è veramente.

Come avete scelto gli attori a cui affidare i personaggi? Chi è stato il primo a essere scelto?
Sarah Smith: Il primo è stato Jack Dylan Grazer che penso sia un’incredibile star emergente, è un attore incredibile. Lo abbiamo incontrato quando aveva solo 12 anni e aveva realizzato per noi una breve scena basata sullo storyboard, ma era così eccezionale! Da allora ha recitato in Shazam!, It, in serie televisive diventando davanti ai nostri occhi una vera e propria star. Ha un’incredibile versatilità a livello delle emozioni. Ora mi sono resa conto che avevamo scritto una parte quasi impossibile da far interpretare a un ragazzino, ma Jack ci è riuscito. Scegliere la voce giusta per Ron è stato davvero difficile perché dovevamo trovare qualcuno che non sembrasse un uomo e nemmeno un ragazzino, non doveva essere “sapiente” e sembrare come se si stesse ponendo molte domande. Quando siamo riusciti a coinvolgere Zach è stato fantastico perché riesce ad avere tutte queste caratteristiche insieme. E poi, ovviamente, c’è Olivia Colman che è stato un vero e proprio dono per noi, era la prima volta che lavorava in un film animato e abbiamo chiesto a questa meravigliosa attrice glamour, premio Oscar, di interpretare questa nonna bulgara che balla sui tavoli, ruolo che ha interpretato con un entusiasmo grandioso.

Jean-Philippe Vine: E poi abbiamo Justice Smith che porta al ruolo di Mark una performance meravigliosa, intelligente e dal cuore aperto.

Sarah Smith: Rob Delaney, un altro nostro eroe della comicità, ha la parte di questa specie di braccio destro che gli ha permesso di usare il suo garage dove Mark ha creato la sua invenzione. Questi personaggi sono quasi come i due volti di Mark Zuckerberg: da una parte c’è l’idealista che vuole far entrare in connessione il mondo e l’altra che vuole raccogliere i dati di tutti per vendere! Sono due personaggi diversi nel nostro film.

Quali sono state le sfide principali affrontate per realizzare questo film?
Sarah Smith: Si trattava del nostro primo film con uno studio nuovo, quindi stavamo assumendo tutti, come accaduto con Jean-Philippe. Volevamo avere le persone migliori del settore e le abbiamo quasi stalkerate, abbiamo cercato di convincerle incontrandole a Los Angeles, parlando con loro nei ristoranti. Avevamo delle grandi ambizioni per quanto riguarda la qualità del team, unendo persone che venivano dall’Europa e altre negli Stati Uniti. Tutto era nuovo. Abbiamo dovuto affrontare anche alcuni ostacoli come il cambio di leadership alla Paramount quando stavamo per ottenere il via libera alla produzione, quindi siamo andati da 20th Century Fox, che è stata poi venduta alla Disney… E poi c’è stato il COVID mentre eravamo impegnati nella produzione.

Jean-Philippe Vine: E poi ci siamo creati dei problemi da soli perché tutti avevamo delle aspettative davvero alte. Abbiamo lavorato tra le fila di Aardman, Pixar, DreamWorks e tutti volevamo essere a quel livello e avere una storia dal grande impatto emotivo. Si è trattato di una vera sfida complicata dalla necessità di affrontarla tramite Zoom!

Sarah Smith: E abbiamo avuto questa stupida idea di ambientare il film a scuola perché abbiamo pensato ‘Perché nessun film animato è ambientato a scuola? Si tratta del luogo dove i ragazzini trascorrono la maggior parte del tempo!’. Quando inizi a dover creare scene in cui ci sono centinaia di ragazzini e B*bot ti rendi conto del motivo per cui non si sceglie quell’ambientazione, è un lavoro complicatissimo da fare nel mondo dell’animazione.

 

L to R: Ron (voiced by Zack Galifianakis) and Barney (voiced by Jack Dylan Grazer)

 

Ogni studio che lavora nel settore animato sta sviluppando dei propri software e strumenti tecnologici, avete creato anche voi qualcosa di innovativo?

Sarah Smith: Molte persone che fanno parte del nostro team provengono da realtà come Pixar e Aardman, quindi hanno sfruttato le loro esperienze e conoscenze precedenti. Si è trattato di un insieme di persone che hanno idee grandiose, una conoscenza incredibile degli strumenti a loro disposizione, e compiere dei compiti basici. Tecnicamente è stato incredibilmente difficile essere in competizione con questi studios e siamo davvero orgogliosi del risultato. Penso che sia all’altezza dei loro progetti e abbia una prospettiva fresca e concetti nuovi.

Che tipo di colonna sonora avrà il film?
Sarah Smith: Le musiche originali sono composte da Henry Jackman che ha già lavorato nel mondo dell’animazione, come con Ralph Spaccatutto. La sua musica è incredibile, così piena di emozioni e unisce sonorità digitali e orchestrali. Gli abbiamo chiesto di scrivere qualcosa che ricordi i film di John Hughes come Breakfast Club. Tutti questi elementi sono fusi insieme in un’unica colonna sonora. Ci sarà poi una canzone originale di cui non so se possiamo parlare, non quella usata nel trailer, e chi ha scritto e interpretato quel brano ha lavorato a stretto contatto con Henry in modo che la canzone pop sia legata alle composizioni originali.

Jean-Philippe Vine: Lavorare con Henry è stato fantastico perché è un narratore incredibile. Vuole realmente capire la storia che si sta raccontando e fa del lavoro incredibile e cerca di dare sempre il meglio. Sembra inoltre che si sia divertito molto a lavorare al film.

Sarah Smith: Sì, è una persona esilarante! Lavorare con lui è stato fantastico!

La storia del film è ambientata nel futuro?
Sarah Smith: In teoria è ambientata tra pochi anni. Nessuno, anche se si sta provando a creare qualcosa di simile, ha ancora realizzato qualcosa come i B*bot perché è davvero difficile realizzare un oggetto che possa muoversi, avere tutti questi aspetti avanzati tecnologicamente. Nella realtà nessuno ha ancora prodotto un bot simile, ma in teoria si vede il film e si spera che i ragazzini pensino che si tratti di qualcosa che esiste realmente e si possa comprare. Mia figlia ha visto realizzare il film e mi ha chiesto continuamente ‘Ma verranno realizzati veramente? Si compreranno? Posso averne uno?’.

Jean-Philippe Vine: Volevamo che gli spettatori si riconoscessero nella storia, evitando così di ambientare gli eventi nel futuro, ci si può immedesimare in quel mondo.

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