Sapere cos’abbia da raccontare uno dei migliori sceneggiatori di fumetti in attività è sempre interessante. Ecco perché siamo sempre contenti di potervi riportare le parole di Brian K. Vaughan che, interrogato da quelli di Hollywood Reporter in occasione della nascita della serie TV di Runaways, ha parlato di questo e di altro.

 

runawaysBanalmente, quando ho creato Runaways ero molto più giovane di oggi, un autore di fumetti decisamente ingenuo, che cercava disperatamente il colpaccio nel mondo dei comics. Probabilmente, avevo anche un sacco di risentimento in più nei confronti degli adulti ed ero un giovanotto molto più cinico di oggi. Il me stesso di allora ha avuto questa folle idea che non sono sicuro potrebbe venirmi oggigiorno. Se penso a quel che ero, provo una certa modestia per i limiti che avevo, ma sono anche grato per l’immaginazione che ho dimostrato.

Amo la Marvel e venero la figura di Stan Lee. Anche oggi, ovviamente. Quando ho lavorato per loro, non vedevo l’ora di sperimentare la Casa delle Idee del Ventunesimo Secolo. Amo la semplicità concettuale delle storie Marvel e l’integrità del loro messaggio. Per Spider-Man è che da un grande potere derivano grandi responsabilità. Per Daredevil è che la giustizia è cieca. Per Hulk è l’esplorazione del mostro dentro di noi. C’è sempre grande chiarezza e forza nel nucleo dei personaggi. Io, all’epoca di Runaways, volevo creare qualcosa di semplice, ma anche un po’ sovversivo. Se i personaggi DC mi sono sempre parsi un po’ austeri, quelli della Marvel hanno i contorni più ruvidi e irregolari. Volevo in qualche modo creare un fumetto che avrebbe potuto creare Stan Lee se fosse vissuto nei primi anni del nuovo millennio.

Sapevo di volere dei protagonisti giovani. All’epoca avevo l’impressione che ogni supereroe venerasse i propri genitori. Wayne con mamma e papà, Peter con gli zii Ben e May. Tutti amavano i genitori e pensavo sempre a come sarebbe stato Bruce Wayne se i suoi non fossero morti quando era ragazzino. Probabilmente sarebbe diventato una merdina viziata, che discuteva con loro per niente. Quindi, i miei protagonisti, invece di avere una venerazione per i genitori, non avrebbero avuto alcuna fiducia in loro. Mi pareva un cambiamento entusiasmante, qualcosa in cui un sacco di lettori giovani si sarebbero identificati.

 

I genitori di Alex Wilder portano i nomi di quelli di Vaughan, anche se lo sceneggiatore li considera una madre e un padre adorabili. Eppure, tutto è iniziato con i genitori di Alex, con l’idea di base e con la voglia di scrivere una storia in cui i maschi fossero in minoranza. Una storia progettata prima della collaborazione con Adrian Alphona nei suoi punti più cogenti, ma poi modificata nei dettagli, dato che allo sceneggiatore piace sempre mantenere la libertà di cambiare direzione, adattandosi alle caratteristiche del collega disegnatore.

 

Quando iniziammo, ero certo che la serie sarebbe stata cancellata entro il sesto numero. Il mondo dei comics difficilmente accetta di buon grado idee completamente nuove da parte di autori sconosciuti. Sulle prime, le vendite sembravano bassine, e pensavo che saremmo scomparsi in fretta. Ma pare che, una volta che la storia fu raccolta nell’edizione tipo manga, le vendite impazzirono. Forse andammo a prendere un settore di pubblico che la Marvel non aveva mai raggiunto prima, più giovane e meno inserito nella continuity dell’universo narrativo.

Dopo quel successo, le cose iniziarono a ingranare. Ma anche al massimo della popolarità, ho sempre visto Runaways come un fumetto cult, il meno amato dal pubblico dei miei figli, in qualche modo. Infatti, mi emoziono ancora oggi di più quando qualcuno mi incontra e mi chiede di Runaways, rispetto a Saga o Y: The Last Man.

 

Vaughan ha anche parlato del fatto che la serie doveva effettivamente venire cancellata con il numero #18, che scrisse pensando che sarebbe stato l’ultimo. Fu allora che alla Marvel diedero un’occhiata alle vendite e si resero conto di avere per le mani un successo.

 

runaways #1 copertina di kris ankaLa serie sta per tornare in vita, il che è una gran cosa. Mi ricordo di aver sentito raccontare che una cosa del genere è successa anche agli X-Men, una strana serie di culto che fu in effetti cancellata e poi rimessa al suo posto, per prendere nuovamente vita. Il fatto che noi fossimo una versione ovviamente molto ridotta degli X-Men fu una gran figata.

Non mi infastidisce affatto vedere i personaggi che ho creato in mano a un diverso sceneggiatore. Ero un diciannovenne, quando ho cominciato, e ho debuttato su personaggi altrui, come Spider-Man e Wolverine. Mi sentivo grato alla Marvel e dovevo ai creatori di quei personaggi l’opportunità di lavorarci. Volevo restituire qualcosa, creare una serie che potesse essere adottata da altri scrittori ed artisti. Credo che i Runaways siano stati trattati molto bene dai genitori putativi che hanno preso il mio posto.

Tornare a trattare questi personaggi in un medium diverso è una cosa che proprio non mi aspettavo, anche perché ho la sensazione che tutto sia successo terribilmente in fretta. Nel corso degli ultimi quindici anni, ho sentito parlare di una versione per la TV di Y: The Last Man un sacco di volte, senza che sia mai accaduto. Con Runaways, pare l’altro giorno che Josh Schwartz e Stephanie Savage mi hanno incontrato dicendo che ci stavano pensando. Ed ora, boom. Siamo alla vigilia della premiere. Che sorpresa.

Non ho mai pensato a nessuno dei miei fumetti con in mente un adattamento futuro. Molti autori lo fanno oggi giorno, ma per me sono sempre le pagine stampate la destinazione. Non so se sia perché ho poca immaginazione, ma alla TV non ci penso mai. Semmai, credo di aver pensato, all’epoca, di star scrivendo una storia che la TV non avrebbe mai e poi mai accolto. C’è un dinosauro con poteri psichici, ci sono alieni giganti e volanti. Il fatto che il medium televisivo si sia evoluto fino a poter realisticamente considerare una storia del genere è incredibile. Ed era impensabile, allora.

Sì, ho pensato di collaborare a un adattamento cinematografico con i Marvel Studios. E devo dire che tutti sono stati molto gentili, ma poi si è deciso di prendere una direzione diversa e di tentare la fortuna con un titolo semi-sconosciuto chiamato Guardiani della Galassia. All’epoca, era molto meno noto di Runaways. Un altro segno della genialità di Kevin Feige, che sa perfettamente quel che sta facendo. Per quanto ami i film dei Marvel Studios, Runaways mi pare più a casa in TV che al cinema, comunque.

 

I due sceneggiatori dello show sopraccitati godono della grande stima di Vaughan, che riconosce loro una serie di idee interessanti. Ad esempio, si concentreranno molto più di quanto non abbia fatto lui sulle personalità dei genitori dei Runaways, rendendoli più tridimensionali. Inoltre, Schwartz e la Savage hanno dimostrato un sincero affetto per i personaggi.

 

La serie che vedrete, anche se mi danno molti meriti, è davvero soprattutto figlia di Stephanie e Josh. Hanno un gruppo di scrittori pazzesco e sono fortunato a collaborare con loro. Mi hanno consultato a ogni passo, ma la verità è che non avevano veramente bisogno del mio aiuto. Mi sembra che il mio lavoro sia stato soprattutto definire alcuni particolari e concedere loro la libertà di rendere loro la storia, cosa che si meritavano. Se avranno successo nel 2017 è perché saranno stati capaci di far evolvere la storia rispetto a quella che ho raccontato nel 2003. Cambiando quel che c’è da aggiornare.

 

Tra i cambiamenti che Vaughan apprezza maggiormente, quello che riguarda Molly, diventata sorella adottiva di Gert, così da accrescere l’interesse riguardo il mistero dei suoi genitori. Inoltre, renderla un po’ più grande di quanto non sia nella serie a fumetti è stata un’altra mossa intelligente. Parole che lo sceneggiatore non spende con leggerezza, dato che il personaggio è basato sulla sua sorellina minore.

 

runawaysIl mondo della televisione è cambiato tantissimo. Mi ricordo che quando ho lasciato Lost mi ero messo a caccia di un posto dove realizzare qualcosa di originale e, anche all’epoca, le opportunità erano poche. Ora è tutto diverso. Ci sono talmente tante piattaforme di streaming e talmente tante possibilità! Inoltre, c’è modo di realizzare prodotti estremamente specifici e unici, perché oggi è il tuo pubblico che viene a cercarti e trovarti. La prospettiva è cambiata rispetto alla necessità di un tempo di essere inclusivi, di coinvolgere una massa quanto più ampia possibile.

Certo che ogni tanto penso alla possibilità di tornare a scrivere per la TV. E arrivano molte offerte interessanti. Ma per ora sono molto preso da Saga e da Paper Girls. Adoro il fatto che scrivere fumetti, questi fumetti, mi consenta di stare a stretto contatto coi miei bambini. Se fossi in televisione, sarebbe molto diverso e avrei molto meno tempo libero. Un giorno, tornerò, ma per ora sono nella posizione perfetta per me, nel mondo dei comics.

Se ancora penso che Saga non sia adattabile per lo schermo? Be’, credo di sì. Ma del resto quindici anni fa credevo che anche Runaways lo fosse. Forse tra altri quindici, ci sarà la possibilità per Saga. Mi sento orgoglioso del fatto che io e Fiona stiamo realizzando una storia che celebra il potere che il Fumetto e solo il Fumetto ha di raccontare un certo tipo di vicenda, precluso persino a un kolossal di Hollywood o a una serie TV ad altissimo budget. Tuttavia, non sono pregiudizialmente contrario a un adattamento. Semplicemente, per me non è un obbiettivo e per ora mi auguro solo di scrivere il miglior fumetto possibile.

 

 

Fonte: Hollywood Reporter