Uno dei fiori all’occhiello della linea di fumetti per lettori maturi chiamata Black Label della DC Comics è certamente Batman: Cavaliere Bianco. Assieme al suo seguito, La maledizione del Cavaliere Bianco, ci ha raccontato l’improbabile relazione romantica tra Harley Quinn e un Joker “rinsavito”, sullo sfondo della lotta contro l’Uomo Pipistrello. Uno spin-off si aggiunge ora a questo affresco, Batman: White Knight Presents Harley Quinn.

La miniserie, realizzata da Katana Collins e dal nostro Matteo Scalera sotto la direzione dello stesso Murphy, esplora ulteriormente una Harley Quinn “di famiglia” nel ruolo di madre single di due gemelli.

Il team creativo ha recentemente spiegato ai lettori come si è approcciato al progetto:

 

Batman: White Knight presents Harley Quinn, copertina di Matteo Scalera

Scalera – È stato molto divertente per due ragioni principali. La prima è semplicemente il fatto di lavorare su una serie di Batman. È un personaggio davvero oscuro che mi permette di usare al massimo le mie chine su molte pagine. È una figura molto importante per me e che si adatta davvero al mio stile. Inoltre, questa è la prima volta che Katana, Sean e io abbiamo la possibilità di lavorare insieme. Ci conosciamo da anni, ormai, ed è come lavorare in famiglia, davvero divertente.

Collins – È stato fantastico, proprio come ha detto Matteo. Io e Sean siamo effettivamente una famiglia, tanto per cominciare, ma Matteo, Sean e io siamo amici da sette o otto anni. E Harley Quinn è uno dei miei personaggi preferiti ed è stato bello poter creare questa sua versione, nuova ma allo stesso tempo familiare.

Ho sempre voluto raccontare una storia di Harley, e quando Sean ha creato questa versione, che ora è una madre single, ho pensato che per lei il naturale passo successivo sarebbe stato (in mancanza di un termine migliore) una normalizzazione o un’integrazione in quella che dal suo punto di vista dovrebbe essere una tipica madre. Il che è probabilmente ciò che fa la maggior parte dei genitori: scoprono chi sono, e non soltanto relativamente a se stessi, ma anche come tutori nervosi, responsabili della vita di qualcun altro (o nel caso di Harley, di due vite).

Inoltre stavamo guardando molto Mindhunter in quel periodo e ho pensato: “Adoro questa serie e credo che Harley Quinn dovrebbe essere la prossima Mindhunter!”. E così nacque il detective Harley, che per Gotham più o meno ha un suo senso. Abbiamo già un detective con Batman, quindi porto avanti questo tema, ma cerco di mantenere Harley divertente, scherzosa, spensierata. Tuttavia, da un certo punto di vista, forse Harley non ha mai saputo veramente chi sia. È stata sballottata tra molte personalità diverse, dalla dottoressa alla Harley con il cappello da giullare, fino alla Harley di White Knight, e ora alla Harley mamma; è adattabile.

Batman: White Knight presents Harley Quinn #2, copertina di Sean Murphy

Scalera – È stata una bella sfida, nel senso più positivo del termine. Ho lavorato con Rick [Remender] su Black Science per oltre sette anni, quindi è passato davvero molto tempo. E in quei sette anni ho avuto il controllo della parte estetica del libro: ogni personaggio, ogni vestito, ogni mondo… avevo il controllo totale, e nella maggior parte dei casi si trattava di contesti fantascientifici, quindi avevo l’opportunità di creare nuovi mondi e di affidarmi alla mia estetica personale per ogni mondo. In questo caso ho dovuto tornare alle mie radici come disegnatore e consultare i vari riferimenti a un mondo che non potevo creare da zero, perché esisteva già. E per di più dovevo renderlo più realistico, doveva ricordare una tipica città degli Stati Uniti. Anche i dettagli più piccoli come un interruttore della luce e la cassetta delle lettere dovevano essere americani… Qui in Italia hanno un aspetto diverso! È stato bello tornare a studiare, mentre su Black Science le cose erano molto più semplici. Alla fine, lì si trattava solo di disegnare forme e inchiostrarle una volta che avevo deciso l’estetica di un mondo specifico… qui tutto deve essere più calcolato.

Collins – Sean ha fatto un ottimo lavoro nelle prime due miniserie, raccontando la storia di donne che fanno le loro scelte; ma questa non è una novità, lui è bravissimo in questo. Tuttavia, mentre leggevo le prime bozze di Cavaliere Bianco e La maledizione del Cavaliere Bianco, ci sono stati alcuni momenti in cui ho modificato qualche dialogo o mi sono detta: “Beh, forse questo è un modo più naturale per dirlo”. C’erano alcune scene in cui Harley era incinta, e c’erano alcune cose scritte da lui (ora non ricordo nel dettaglio) dove mi veniva da dire: “Non è così che va”. Posso sicuramente contribuire con un punto di vista femminile più realistico.

Inoltre, la storia d’amore in sottofondo tra Joker e Harley è qualcosa che volevo davvero approfondire e in un certo senso fare nostra in questo universo. Non credo che Sean avesse mai usato i flashback prima in Cavalieri Bianco. E io amo i cani, così ho detto a Matteo: spero che ti piaccia disegnare cani, perché quelle iene saranno praticamente ovunque.

Batman: White Knight presents Harley Quinn #2, variant cover di Matteo Scalera

Scalera – A proposito di sfide, le iene sono state davvero impegnative perché hanno un’anatomia davvero strana. Devi davvero imparare a disegnarle! Ci sto ancora arrivando, quindi probabilmente le vedrete evolversi… Verso il numero #6, probabilmente, riuscirò a farle decentemente, ma è una sfida.

Non so se stia contribuendo in modo speciale: questa serie è il parto congiunto di Katana e Sean, io sono solo un ospite… Non ho l’arroganza di pensare che il mio contributo sia superiore, quello che cerco di fare è dare il mio contributo come faccio di solito. cercando di concentrarmi su differenti aspetti, su cui penso di non essermi concentrato nel lavoro precedente.

Una cosa che sto cercando di fare qui e che non ho mai fatto prima è la diluizione delle chine. Faccio tutta la serie a chine sfumate, una cosa che di solito faccio solo per le copertine, perché richiede molto tempo, e metto più attenzione ai dettagli delle pagine. La maggior parte delle volte, lavorando a una serie finisci per metterti a tuo agio, ti abitui a usare gli stessi trucchi. Stavolta cerco di concentrarmi sugli edifici, le ambientazioni, piccoli oggetti, gesti dei personaggi. Molta più attenzione ai dettagli.

Collins – Sono stata abbastanza aperta sul fatto che probabilmente non posso avere figli, e così quando ho visto ne La maledizione del Cavaliere Bianco la situazione di Harley, ho deciso che era qualcosa a cui volevo dare un’impronta personale. In un certo senso, mi sento come se fossero anche un po’ figli miei.

C’è una forte dose di specularità nel rapporto tra Starlet e Producer, e questo aiuta anche a fare maggiormente luce su Harley, su come è venuta a patti col suo passato e sulla piega che ha preso la sua vita. È qualcosa che approfondiremo ulteriormente. Poi abbiamo Simon Trent, il fantasma grigio, che fa la sua comparsa. Non si tratta soltanto di un cammeo, la sua è una parte importante nella storia, un tema che ricorre in tutta la serie. E in effetti ha un senso perché Starlet è questo serial killer della Golden Age che prende di mira gli attori dell’epoca in fase ormai calante, quindi ha senso che Simon Trent sia una di quelle persone, rientra a tutti gli effetti tra gli attori della Golden Age di Gotham. Poi volevo che ci fosse anche Poison Ivy, quindi anche lei fa la sua apparizione.

Siamo abituati a vedere storie in cui la posta in gioco è il mondo, o Gotham, e stavolta… c’è in gioco la vita di molte persone, ma Gotham salterà in aria? Probabilmente no. Ma Starlet ha preso di mira i personaggi della Golden Age, e il nostro è appunto uno studio sui personaggi. Volevamo davvero concentrarci sulle persone piuttosto che sulle meccaniche, sui giocattoli e sugli strumenti. In questo si sente più il mio tocco, non sono un’appassionata dei gadget… spero che siano le persone a costituire il cuore della storia. Anche se abbiamo riscritto in parte il background di Harley, il suo PTSD e i suoi traumi sono sempre lì, lei è ancora una sopravvissuta a tutti i costi. E credo che la nostra storia sia un’esplorazione di ciò che questo possa significare.

 

 

 

Fonte: CBR