Nel corso dell’edizione 2018 di Napoli Comicon abbiamo intervistato Esad Ribic, amatissimo artista che ha firmato, tra le altre cose, la maxi-serie evento Secret Wars, la collana Thor: Dio del Tuono e il prologo della nuova era della Casa delle Idee, Legacy, uscito da una settimana in Italia.

Ringraziamo lo staff di Panini Comics per la disponibilità.

 

Ciao, Esad, benvenuto su BadComics.it!

Ciao!

Pochi anni fa hai disegnato la fine e il nuovo inizio dell’Universo Marvel, e oggi abbiamo tra le mani “Marvel Legacy”: cosa dobbiamo aspettarci da questa nuova era della Casa delle Idee?

La prima cosa che i lettori possono aspettarsi è il ritorno di Wolverine! Credo sia l’elemento narrativo più d’impatto di “Marvel: Legacy”. Detto tra noi, è in realtà il vero motivo per cui ho accettato di disegnare questo speciale.

A parte questo, si tratta di una storia che pone le basi per molte cose a venire, molte delle quali non conosco nemmeno. Quando mi è stato proposto di lavorarci, infatti, è stata proprio questa la spiegazione che mi è stata data: nessuno voleva o poteva sbilanciarsi. Ma chi se ne frega, mi avevano già convinto con Wolverine! (Spero di non deludere nessun lettore dicendo queste cose).

Non è la prima volta che mi trovo a intervistarti. Ci conosciamo da parecchio e ricordo che alcuni anni fa, a Lucca Comics, ti chiesi se ti sarebbe piaciuto disegnare una testata corale, magari con protagonisti gli Avengers. Tu mi rispondesti che in realtà lo avevi già fatto con “Ultimates”, che per te erano sostanzialmente la stessa cosa degli Avengers, e che avevi altre priorità in mente. Poi però sei finito a illustrare un titolo come “Secret Wars”, che definire corale è poco…

Hai ragione, e lo pensavo davvero quando te l’ho detto. Ma poi mi è stata proposta una storia come “Secret Wars”: come facevo a rifiutarla?!

E tra tutti i personaggi che hai disegnato, ti sei finalmente affezionato a qualcuno, oltre a Thor?

Sì, c’è un personaggio che ho amato disegnare più degli altri: il Dottor Destino. E ti svelo anche il perché: è lui il protagonista dell’ultima pagina che ho disegnato! Ca**o, ero così felice quando ho finito di illustrare “Secret Wars”!

Sai, non è per essere cinici, sono sempre molto grato alla Marvel, ma le scadenze per questo titolo in particolare sono state massacranti. Quando accettai di disegnare “Secret Wars”, era stato pattuito un certo numero di pagine, ma poi in corso d’opera mi sono trovato a dover disegnarne molte di più e con le stesse scadenze. Sono riuscito a fare tutto in qualcosa come nove mesi, ma ca**o, era qualcosa come duecentocinquanta pagine, o roba del genere, rispetto alle centottanta iniziali.

E non sto parlando solo del fatto che si è passati da sette uscite a nove: in origine, solo il primo e l’ultimo numero dovevano essere di quaranta pagine, con gli albi nel mezzo di una ventina. Ti lascio immaginare quale sia stata la mia reazione quando mi è stata mandata la sceneggiatura del numero #2 che prevedeva quarantaquattro pagine…

Posso capire che sia stato qualcosa di molto impegnativo, ma hai lavorato con un peso massimo come Jonathan Hickman, che personalmente adoro. Così come sono ormai innamorato di Jason Aaron, e hai lavorato anche con lui. Ora sono molto curioso di sapere la tua su di loro.

Mettiamola così: Jason [Aaron] è più istintivo, quasi a livello primordiale, mentre Hickman è più intellettuale. Credo che questa sia la principale differenza tra i due.

È difficile dire chi dei due preferisca, in termini lavorativi, perché dipende dai giorni. Come per tutti, anche la mia natura è volubile, e a volte mi ritrovo a preferire il disegnare scene più dinamiche e immediate, mentre in altri casi mi piace illustrare sequenze più riflessive e introspettive.

Devo dire, però, di sentirmi molto fortunato. Ho lavorato prima con Hickman sugli Ultimates, poi con Jason su Thor, poi ancora con Hickman per “Secret Wars”. Sono stati anni molto positivi, perché ho potuto comunque sempre contare su scrittori… con gli attributi. Hanno approcci completamente differenti, ma qui parliamo di due veri professionisti. Di sicuro lavorerò con entrambi in futuro. E magari presto saprete qualcosa di più.

Prima di diventare un disegnatore professionista, la tua vita era molto diversa. Oggi sei invece un riferimento per tanti lettori, e il Fumetto è divenuto importantissimo per te. Onestamente, però, cosa pensi tu del Fumetto, in particolare di quello supereroistico?

Allora, credo semplicemente che i super eroi siano personaggi di finzione come tutti gli altri. Il modo a cui guardo a un qualsiasi personaggio è che questo è sostanzialmente uno strumento, un attrezzo, come un martello. Quando ti viene in mente una storia, è giusto che si pensi subito a quale attrezzo sia il migliore per raccontarla ad altri, nel miglior modo possibile.

Per me i personaggi sono solo questo, tanto che non ne ho di preferiti. Di certo, ce ne sono alcuni che mi viene più facile disegnare, così come ci sono personaggi da me illustrati che i lettori gradiscono più di altri, ma le mie preferenze non si basano su questo. Piuttosto, preferisco scegliere dei lavori da sviluppare assieme ad autori che stimo. Non ho una particolare predilezione per i super eroi rispetto ad altri personaggi: sono solo strumenti.

Parliamo brevemente di “VS”, serie della Image Comics che hai sviluppato assieme a Ivan Brandon. Dato che questo titolo non è ancora arrivato in Italia, cosa possiamo raccontare al riguardo ai nostri lettori per ingannare l’attesa?

Si tratta di una storia di fantascienza, quella di vecchia scuola che mi piace molto. Le storie sci-fi degli anni Sessanta sono tra le mie preferite in assoluto, e con “VS” la nostra intenzione è stata quella di tornare a quel tipo di narrazione. Ovviamente, è tutto rivisitato in chiave moderna.

Da un lato si ha a che fare con una sorta di corporazione che governa la società, e abbiamo personaggi che Ivan chiama “gladiatori spaziali”; dall’altro il tema preponderante è quello del controllo e di come ri-conquistarlo. Dirvi di più sarebbe spoiler.

In conclusione, devo chiedertelo: cosa pensi davvero degli ultimi anni della Marvel e quali sono le tue speranze per questa nuova era che vede impegnato C.B. Cebulski come nuovo Editor-in-Chief?

Negli ultimi due anni la Marvel è andata in una direzione che non ha pagato, specie in termini di vendite. Molti progetti non sono andati come si aspettavano. Spero vivamente che con l’arrivo di Cebulski e del nuovo publisher John Nee si possa fare un mezzo passo indietro e ripartire, dando priorità ad aspetti forse un po’ trascurati ultimamente.

Il fatto è che negli ultimi anni la Marvel ha perso molti autori, alcuni dei quali molto, molto importanti. E probabilmente ora dovranno impegnarsi molto per provare a riportarli all’ovile. E io non vedo l’ora che ciò possa avvenire, perché alcuni di questi autori sono persone con le quali mi piace davvero lavorare. Mi sbilancio: i prossimi due anni saranno molto meglio di quelli che li hanno preceduti. Ci scommetto una birra!

 

Esad Ribic 02