Difficile contestare lo status di Watchmen come classico senza tempo. Basta guardare le numerose riedizioni dell’opera di Alan Moore e Dave Gibbons, la sua trasposizione cinematografica, la sua fusione con l’Universo DC e la sua recente serie televisiva HBO per capire che la cupa epopea di del Dottor Manhattan, di Rorschach e Ozymandias sia radicata nel DNA dei lettori di fumetti di tutto il mondo e non solo. Ad ampliare quella mitologia arriva ora la nuova maxi-serie in dodici numeri dedicata al personaggio più emblematico del fumetto originale, Rorschach… o quantomeno a una delle sue incarnazioni.

Al timone del progetto, Tom King e Jorge Fornes. Ma pur con tutta la cura e la complessità che possiamo aspettarci dallo sceneggiatore di Mister Miracle, la strada scelta sembra almeno a prima vista spiazzante: non tanto quella di creare un classico e una storia atemporale e indefinita, bensì quella di radicarla il più possibile nel presente, nella situazione attuale e nelle sensazioni che attanagliano il mondo reale del 2020.

King spiega così la sua scelta, assieme ai temi portanti di Rorschach, al suo confronto con Moore e a molte altre riflessioni:

 

Rorschach #1, copertina di Jorge Fornés

King – La mia serie segue lo show televisivo. Non ci interagisce, ma è concepita come se lo show fosse parte del suo universo. Il protagonista, Will Myerson, è molto diverso dal Rorschach originale, Walter Kowacs. Queste differenze sono una parte importante della storia. Un personaggio è una figura alla Steve Ditko. Tutti sanno che lo stesso Rorschach era una parodia o un’estremizzazione del punto di vista estremo di Ayn Randian di Steve Ditko. Poi, quando vedi come funziona la filosofia attraverso Rorschach e Mr. A e tutte queste altre creazioni, capisci perché Ditko abbia dedicato gli ultimi trent’anni a lavorare su opere sempre più esoteriche di Ayn Randian. Quindi Will, il nostro personaggio, è basato su Ditko solo a livello visivo, ma ha una stella polare diversa, vale a dire Hanna Arendt.

Il percorso di Hanna è molto simile a quello di Rand: immigrata negli Stati Uniti, filosofa, ma di sinistra. Ha un’ideologia completamente diversa, la sua filosofia parla di come nascano le autorità totalitarie e di come possiamo evitarlo. Attualmente sento che per la prima volta nella mia vita la minaccia del totalitarismo bussa alle nostre porte, provo un po’ quello che provava Moore nel 1986. Quindi è un buon momento per parlare della Arendt, delle sue teorie e del loro impatto.

Rorschach #1, anteprima 01

Per me questa è la storia migliore che abbia mai scritto. Quando ho finito il primo numero, ho sentito che era fantastico. Cerco di fare del mio meglio per evolvermi. Spesso uso i Beatles come metafora: non voglio fare lo stesso album che ho fatto nel ’64 anche nel ’66, capisci? Ho dedicato volutamente un anno allo studio dei film noir e a varie letture sull’argomento. leggere tutte queste cose a riguardo.

In questa serie ho tolto di mezzo molte cose che avevo usato in modo molto efficace, ma che erano diventate una sorta di stampella. Cose come le ripetizioni, le transizioni di pagina e così via; sono quasi la spina dorsale del mio stile di scrittura, ma volevo buttarle via e scrivere in un modo differente. Non più maturo, ma più sperimentale, per uscire dalla mia zona di comfort. Non so, se come scrittore non fai una cosa del genere, è come se stessi morendo.

Di certo non volevo assolutamente emulare di nuovo Alan Moore! Parliamoci chiaro, nessuno ha rubato più tecniche di Alan Moore di me, nel corso degli anni. Con Omega Men ho scherzato sul fatto che avrebbe dovuto intitolarsi “Who Omegas the Omega Men?“. Ho fatto le tavole a quattro vignette, ho fatto le transizioni di pagina, ho creato super eroi e li ho trasformati in figure oscure… per questo progetto, ho voluto evitare di saccheggiarlo così tanto. Ho cercato di avere la sua ambizione, ma senza usare la lingua in cui scriveva.

Rorschach #1, anteprima 05

Quindi niente griglie a nove riquadri, niente citazioni alla fine, e abbiamo persino tolto i titoli dei capitoli. Watchmen usa dei titoli di capitoli molto famosi, ma qui abbiamo solo “Capitolo uno”, “Capitolo due”. Quindi quello che ho cercato di fare stavolta è stato allontanarmi dalla tecnica ma mantenere il linguaggio.

Certo, alla fine del primo numero c’è una tavola a sedici vignette. Non ho mai detto che non avrei mai usato le griglie, basta usarle in modo più efficace, quando ce n’è bisogno ed è appropriato. Insomma, sarebbe stupido da parte mia arrivare a una pagina, avere una griglia a nove vignette e non poterla usare. Definiamolo più uno omaggio. Ecco, sì, diciamo che non volevo fare una cover di Watchmen, ma questo non significa che non possa campionarlo. [Ride] In ogni caso, quella griglia a sedici vignette è stata un’idea di Jorge. L’ho adorata, e come sapete era molto famosa ne Il ritorno del Cavaliere Oscuro. Tutto qua.

Realizzo questa serie assieme a Jorge Fornes, il disegnatore, e so di collaborare con un genio. Avevamo appena concluso un complicatissimo Annual di Batman insieme, probabilmente il miglior albo di Batman che abbia scritto in tutto il tempo in cui ho lavorato sulla serie. Lavoriamo insieme da abbastanza tempo e Jorge si trova a suo agio con il mio stile.

Rorschach #1, anteprima 04

Per coloro che non hanno mai visto le mie sceneggiature, sono un incrocio tra uno stile Marvel molto aperto e di un Alan Moore in cui ripartisco le pagine in vignette e fornisco una descrizione più precisa di come deve essere la storia. Ogni vignetta è accompagnata da una descrizione stringata, penso che Jorge sia un tipo a cui non debba dire molto, sa cosa sta facendo. E Dave Stewart è il miglior colorista di fumetti. Il punto centrale dei fumetti è la collaborazione, e per quanto io sia un maniaco del controllo, il modo migliore per raggiungere il successo è lasciare che le persone migliori facciano davvero un buon lavoro.

All’inizio avevo rifiutato di lavorare a questa serie. Poi ho cambiato idea per due motivi separati che si sono sovrapposti. Uno è il serial televisivo. Inizialmente non me la sentivo. Non volevo essere paragonato ad Alan Moore, perderei quel confronto. È inutile giocare a baseball con Ted Williams, semplicemente non sarebbe divertente. Poi è arrivato la serie TV Watchmen, e ho visto che c’era un modo di usare Watchmen come linguaggio per parlare di problemi molto profondi e attuali.

Lo show parlava di questioni razziali, là dove i fumetti originali di Watchmen parlavano di guerre sovietico-americane e di supereroi, e viviamo in un periodo talmente disastroso che volevo parlarne. Il linguaggio di Watchmen è qualcosa che ti permette di simboleggiare quello che sta succedendo ora nel mondo. Ho capito che poteva essere usato in questo modo, e in maniera efficace.

Rorschach #1, anteprima 03

L’altro motivo era… come ho già detto, io e Jorge avevamo fatto questo Annual di Batman insieme, e quando ho visto le sue tavole, ho capito che stavo lavorando con uno dei più grandi disegnatori del momento. Quindi avrei fatto qualsiasi cosa per lavorare di nuovo con lui. Sapevo che la DC voleva davvero che facessi questa serie su Rorschach; se gli avessi detto semplicemente che volevo Jorge nel progetto, sapevo che avrei potuto coinvolgerlo. La combinazione di questi due fattori mi ha convinto a mettermi al lavoro.

Per me, questa serie attinge a piene mani dalla paranoia degli anni ’70, quindi abbiamo cercato di rifarci a quel tipo di atmosfera che volevamo. In un certo senso ci sta franando il terreno sotto i piedi, sembra che siamo di nuovo in una situazione molto simile nel nostro paese al momento, quindi volevamo recuperare quelle sensazioni.

L’intera storia è raccontata come Quarto potere o The Killers. Non so se avete mai visto questi film, partono dal fondo e risalgono all’indietro. È un flashback che ricostruisce una storia passando da una persona all’altra. All’inizio, vediamo due figure in costume di Rorschach e in costume da cowgirl che cercano di uccidere l’avversario che compete con Robert Redford. Nel corso della storia seguiamo un detective che cerca di capire perché indossavano questi costumi, perché cercavano di ucciderlo e cosa li ha portati a quel momento. Questo è il giallo che fa da cornice alla serie. Abbiamo un detective che va in giro facendo domande sugli aspiranti assassini e cercando di ricostruire l’intero scenario.

Rorschach #1, variant cover di Mitch Gerads

C’è un uso del linguaggio molto diverso, difficile da spiegare. Abbiamo a che fare con qualcosa che va oltre le parole. Per esempio, io ho scritto La spilla, no? Il primo capitolo di La spilla. L’abbiamo fatto su una griglia a nove vignette e parlava di Batman e Flash, c’erano un sacco di scazzottate, era fantastico, ma non era Watchmen. C’era lo smiley, c’era il layout di Watchmen, ma era essenzialmente una storia di supereroi; non aveva la posta in gioco di Watchmen. Questo è quello che intendo per linguaggio. Trasmettere l’idea che non stiamo parlando più di un mondo in stile DC Comics, dove alla fine della storia la speranza e i sogni salvano tutto. Qui si tratta di guardarsi allo specchio e vedere chi siamo.

Tutta la serie parla del mondo di oggi, del 2020. Tutti i titoli che sto scrivendo ora – questa, Batman/Catwoman, Strange Adventures – sono figli dei nostri tempi. Quando mi guardo indietro e vedo la trilogia del 1986, composta da Maus, Watchmen e Il ritorno del Cavaliere Oscuro, so che parlano in essenza del mondo del 1986, ma allo stesso tempo sono classici senza tempo. Quello che sto cercando di fare è parlare di quello che accade ora. Gli artisti devono evolversi e guardarsi intorno, vedere la rabbia e il dolore che proviamo tutti a causa della pandemia e del nostro governo ci mente costantemente. Adoro scrivere di supereroi, ma a volte devi parlare di tutto il contrario, e descrivere quello che ci sta succedendo.

 

Rorschach #1, anteprima 02

 

 

Fonte: Newsarama